Combattere la violenza col lavoro

Il “buon momento” della nostra economia alimenta aspettative in tutto il Paese, nella speranza di assistere finalmente ad una svolta seria nelle strategie del Governo per tornare a crescere e sperare in un futuro più roseo. Intanto, le prime proiezioni di quella che sarà la prossima legge di bilancio, apparse nelle ultime ore nella nota di aggiornamento del Def, confermano in parte queste attese mettendo sul piatto la previsione di ulteriori risorse per il rinnovo dei contratti pubblici, il rilancio dell’occupazione giovanile e il sostegno alle famiglie in difficoltà, in particolare quelle con tre e più figli minori, cresciute sensibilmente nel 2016.

E’ bene ricordare che l’incidenza della povertà assoluta per questa tipologia di famiglie è salita nel 2016 al 26,8% dal 18,3% del 2015, coinvolgendo nell’ultimo anno 137 mila 771 famiglie 814 mila 402 individui; è aumentata anche fra i minori, da 10,9% a 12,5% (1 milione e 292mila). Da qui l’importanza di politiche fiscali il cui tema, insieme a quello delle pensioni, tiene banco nel confronto tra Governo e sindacati ancora in corso. Combattere la povertà delle famiglie passa necessariamente dalla promozione del lavoro e in particolare di quello femminile, che stenta ancora oggi a decollare, anche se l’Istat nelle rilevazioni del II trimestre 2017 parla, in maniera un po’ eccessiva, di record per il balzo del tasso di occupazione dal granitico 47,6% al 49,1%. Se sia un dato momentaneo oppure in progressione è difficile dirlo, ma questo lo vedremo successivamente.

Fatto sta che il tasso di occupazione delle donne, come precisa lo stesso Istat, resta tra i peggiori dell’Unione Europea: nella media 2016 l’Italia risulta penultima nella graduatoria dei Paesi Ue-28, con un divario di 13,2 punti rispetto agli altri paesi, seguita soltanto dalla Grecia. Anche la qualità del lavoro ha notevoli ripercussioni sulla redditività delle famiglie e sulla sostenibilità della condizione femminile segnata, come sempre, da profonde e diffuse diseguaglianze. Le donne guadagnano, a parità di impiego, secondo i dati contenuti nel “Gender Gap Report 2017” di Job Pricing, molto meno dei colleghi uomini. nel 2016 in Europa il gap retributivo è ulteriormente cresciuto rispetto all’anno precedente. Le retribuzioni degli uomini, infatti, sono cresciute del 2,3%, mentre quelle delle donne sono cresciute solo dell’1,9%.

Non stiamo qui a ricordare, poi, le ricadute delle differenze salariali sulle pensioni future delle lavoratrici, determinando, con il concorso della segregazione lavorativa e della discontinuità di carriera, un gap pensionistico anche superiore al 40%. Ecco perché abbiamo dedicato il Manifesto dell’8 Marzo di quest’anno al tema “Le donne sono il cuore dell’economia europea”, per richiamare ancora una volta l’attenzione delle istituzioni e del Governo su questioni che oltre a ledere i diritti delle donne nell’immediato ne protrae gli effetti negativi nel tempo. Il lavoro è vita, il lavoro è dignità della persona, il lavoro affranca dalla violenza.

Quante donne, dopo aver denunciato le violenze subite, sono rimaste intrappolate in un circolo vizioso senza riuscire a reinserirsi nel tessuto sociale perché prive del sostentamento e della necessaria autonomia economica? Tante sono le storie di donne a cui non è bastato denunciare e intraprendere percorsi di protezione. Occorre pensare non solo alle lavoratrici che usufruiscono del congedo previsto per legge, che andrebbe esteso, come abbiamo richiesto, da 3 ad almeno 6 mesi, ma anche a quelle donne che un lavoro lo hanno perso o non l’hanno mai avuto. Il tema della violenza resta per noi centrale; proseguiamo, dunque, nell’azione di prevenzione e contrasto declinando i principi contenuti nella nostra Piattaforma sulla violenza contro le donne e i minori, anche in collaborazione con altre associazioni: si pensi all’iniziativa in seno al XVIII Congresso confederale che ha visto la testimonianza diretta di alcune vittime e l’adesione della Cisl alla Campagna promossa dall’Associazione Papa Giovanni XXIII “Fermiamo la domanda”, contro la prostituzione e a sostegno della proposta di legge Bini per inasprire le misure nei confronti dei cosiddetti “clienti” che alimentano speculazione e malaffare da parte delle organizzazioni criminali.

Sostegno rilanciato anche nell’ultimo Consiglio generale Cisl con l’approvazione di un apposito ordine del giorno. Continuiamo con il nostro impegno anche nei diversi tavoli istituzionali all’uopo costituiti (Violenza di genere, Tratta e traffico di esseri umani, Pedofilia e Pedopornografia, Bullismo e Cyber-bullismo) e su questioni specifiche come lo Stalking rispetto alla recente riforma del codice penale. Affronteremo tutte queste problematiche anche il prossimo 3 ottobre, alla presenza della nostra Segretaria Generale Anna Maria Furlan, nella riunione del Coordinamento nazionale Donne Cisl.