Alto Calore – SiPuò lancia l’allarme: “Rischio di privatizzazione dell’acqua ancora alto”

Montefusco: “Il tavolo tecnico alla Provincia non ha cancellato le nostre paure”

Avellino – “Riteniamo che il rischio di consegnare l’Alto Calore a una gestione privata non sia ancora scongiurato”. L’associazione SiPuò suona il campanello d’allarme, in occasione della conferenza stampa sulla situazione debitoria dell’Acs, in programma questa mattina presso la Chiesa del Carmine.

“Abbiamo deciso di organizzare quest’assemblea in quanto, al di là delle dichiarazioni di intenti che abbiamo ascoltato al termine del tavolo tecnico, crediamo che il destino dell’Alto Calore sia ancora in alto mare” afferma Roberto Montefusco. “Vogliamo pertanto ribadire la nostra ferma opposizione a qualsiasi cambiamento statutario che potrebbe consentire un ingresso di privati nella gestione del servizio. Tra le varie proposte ascoltate al tavolo tecnico, appoggiamo l’iniziativa proposta da don Vitaliano della Sala di rendere le nostre risorse idriche Patrimonio dell’Unesco: è un modo concreto di ribadire l’importanza del nostro bacino”.

Il tentativo di azzeramento dei vertici dell’Acs, le perplessità sul ricorso alla cassa depositi e prestiti per sanare il debito e il rifiuto di incanalare l’Alto Calore in un procedimento sostitutivo al fallimento con un concordato di gestione privata sono gli argomenti sui quali il dirigente di Sinistra Italiana Giuseppe Moricola si sofferma principalmente: “Gli ultimi avvenimenti hanno reso le istituzioni maggiormente allertate dalla questione Acs. Da questo punto di vista, credo che vada comunque riconosciuto il nostro impegno nel sollecitare all’opinione pubblica l’attenzione verso una serie di tematiche che, sul piano istituzionale, sembravano essere svanite. Senza dubbio, non ci aiutano il clima di liberismo sfrenato che caratterizza tutto l’ambito politico europeo e le parole che provengono da esponenti di governo. Inoltre, la proposta del concordato preventivo è un altro elemento dietro il quale, a nostro parere, può celarsi un tentativo di privatizzazione del servizio”.

sipuò assemblea acqua pubblicaOpinione condivisa è l’istituzione di un fronte comune che abbia le idee molto chiare sulla questione e, in particolar modo, su quanto concerne la revisione dello statuto e sull’istituzione di un nuovo referendum consuntivo,dopo quello del 2011. “Nel territorio di Mugnano del Cardinale stiamo raccogliendo firme e trovando riscontri anche in forze sociali e politiche differenti dalle nostre” dichiara Giuseppe Monteforte dell’associazione socio-culturale Glocal Trunk. “Anche istituendo una società consortile, occorre porre al centro la questione popolare: chi deve uscire dalla gestione dei beni comuni sono i partiti che non riescono, in questo caso, a garantire la gestione pubblica dell’acqua. La nostra speranza è che ognuno di noi, fuori da quest’assemblea, si mobiliterà per firmare la petizione”.

Carmine de Maio, segretario della Filctem Cgil, ha sottolineato invece l’esigenza di intervenire in maniera tempestiva sulla questione, evitando l’insorgere di interessi privati sulla gestione dell’acqua: “È necessario alzare il livello dello scontro: a oggi, non si vede un reale intervento del governo e delle altre istituzioni in questa situazione. Soprattutto, con i debiti che ammontano a 140 milioni di euro e con un’incapacità nel mettere in piedi un nuovo assetto organizzativo, non vediamo margini di vita lunga per l’Alto Calore. Di fronte a tutto questo, l’unica alternativa al fallimento che sembra concretizzarsi è proprio la privatizzazione. Chiediamo, pertanto, il commissariamento dell’Alto Calore per scongiurare questo rischio”. Per Raffaele Aurisicchio, ex parlamentare e coordinatore di Sinistra Italiana: “Abbiamo la forza di produrre un’unità che possa decidere le sorti dell’acqua in tutti i comuni interessati attraverso una vertenza. Dobbiamo essere in grado di fermare questo processo che, dopo il referendum del 2011, ha favorito sempre più il tentativo di ingresso di privati nella gestione idrica”.

sipuò assemblea acqua pubblica 2È necessario, a ogni modo, estendere la portata della questione oltre i confini dei comuni interessati, come evidenziato anche da Giuseppina Buscaino del Comitato Acqua Bene Comune, nel ripercorrere le principali tappe che hanno riguardato l’intervento di privati nella gestione dell’acqua in Italia negli ultimi anni. Sotto quest’aspetto, Nicholas Ferrante (PD) propone l’idea di costituire una società di azionariato popolare che possa intervenire anche in futuro su questioni simili: “Bisogna far fronte comune sul problema, mettendo da parte le sigle, istituendo un ragionamento congiunto tra istituzioni, associazioni e sindacati. Il Comitato Popolare ha già effettuato la raccolta firme per inserire, all’interno del codice civile, la categoria dei beni comuni, condizione essenziale per evitare, o almeno si spera, quello che sta accadendo in questi giorni all’Alto Calore. Servono almeno un milione di firme per riprendere quanto già ribadito dal referendum del 2011”.

A concludere il dibattito è il segretario provinciale di Rifondazione Comunista Tony della Pia che, nel rimarcare la situazione catastrofica che si ripercuote sul costo e sull’erogazione del servizio, evidenzia l’influsso negativo dei poteri forti e delle multinazionali nella gestione delle risorse idriche: “La battaglia non è semplice nel nostro contesto. Dobbiamo capire come attrezzarci, altrimenti ci troviamo sempre a dover inseguire, denunciare e dire di fare o non fare qualcosa. La sinistra deve avere un’idea di società e su cosa vogliamo proporre al territorio provinciale e alle nuove generazioni. Abbiamo bisogno di numeri sociali, non potendo contare sui numeri politici: solo così, i cittadini possono diventare militanti e ottenere i propri diritti”.

Source: www.irpinia24.it