Karovas Milkshakes: stasera a Trento psycho rock made in Russia

di Fabio De Santi

Arrivano dalla Russia e fanno parte di quella che scherzosamente si può definire come “l’Internazionale psichedelica” i Karovas Milkshakes protagonisti del live di gioved' 3, alle 19, al Porteghet di Trento. Per questa occasione i tipi di Cosmopolitan Greetings puntano su una band che guarda alla Ssummer of love ’67, fra vibrazioni cosmiche orientali e vagiti yè yè per quelle che sono le fascinazioni  psichedeliche di questa band proveniente da Ekaterinburg, nella regione degli Urali. 

Dalle note di brani come  Purple Sun Of Glanstonbury e Shame vengono in mente accostamenti a gruppi come Kula Shaker ma i Karovas Milkshakes guardano oltre come si può comprendere ascoltando le loro produzioni.  Dopo un ep e un singolo (pubblicati su vinile solo nel 2013 da Chickpea Records) hanno inciso  l’ album “ In the shade of the purple sun”ricco di passionale amore per le produzioni d'epoca, profumato di flower-charm. “Un ibrido pop – spiegano gli organizzatori dell’evento -  immerso in tentacoli freak con scansioni beat: ecco lo shakerato mix di Easy For You che si conclude con le fusa dello Stregatto di Alice. Allineato allo spirito di anime astratte e immortali salgono Shame e Apple Pie dove i tappeti volanti si fondono direttamente nei gioielli di “Madcap Laughs” in un frenetico retrobottega barrettiano”.  Il disco, uscito in vinile per i Portoghesi di Groovie Records due anni fa, ha folgorato tutti gli appassionati della buona musica”, confermandosi come il miglior album musicale del 2016,  un vero miscuglio e caleidoscopio di influssi psichedelici, dagli accenni popsike di Sugary Life al blues acido di Howl. Dal vivo sicuramente non mancheranno due gioielli di acid rock un po’ alla Beacon Street Union di Easy For You e di Do You Wanna Eat Me?

Ma questa band veramente sorprendente non si ferma solo alla psichedelia più classica inglese o americana, ma si inoltra persino in quei territori del beat  francese con un gioiellino come Cryptique che sembra uscito dal cappello magico di Jacques Dutronc senza dimenticare la New Orleans funky voodoo di Dr. John che emerge nelle note di “Night Carnival.

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