Accuse di doping di Stato anche in Cina: la Wada indaga

C’era il doping di Stato anche in Cina, e la Wada, l’agenzia mondiale antidoping, sta indagando al riguardo.

Lo ha fatto sapere la stessa agenzia dopo le rivelazioni fatte all’emittente tedesca Ard da un ex fisioterapista che ha lavorato a lungo nello sport cinese, per le nazionali di vari sport (in particolare quella di ginnastica artistica), quella Xue Yinxian che oggi ha 79 anni e di recente ha chiesto asilo politico in Germania, dove già vive.

La Xue ha detto che «negli anni ‘80 e ‘90 gli atleti di molte rappresentative cinesi hanno fatto largamente uso di doping».

In tutto a fare uso di sostanze proibite sarebbero stati in più diecimila, «e alcuni di loro - secondo l’ex fisioterapista - sarebbero stati bambini di undici anni». Chiunque non fosse stato d’accordo su certi metodi sarebbe stato considerato «un pericolo per il paese, e c’è stato chi è finito in prigione per questo». La donna ha poi aggiunto di non sentirsi al sicuro «fin dal 2012», cioè da quando ha cominciato a fare allusioni sul sistema di ‘doping di Statò in Cina.

«Tantissime medaglie vinte dalla Cina - ha detto ancora -, d’oro, argento e bronzo, dovrebbero essere cancellate, in quanto tutte frutto dell’uso di sostanze proibite». Ha poi raccontato di aver perso il lavoro nella nazionale di ginnastica dopo essersi rifiutata di somministrare doping ad un atleta prima dell’Olimpiade di Seul 1988.

«Ricordo anche che una volta - ha detto ancora - un allenatore venne da me e mi chiese di dare certe sostanze ad atleti di soli 13 e 14 anni per bloccarne la crescita».

La Wada ha aperto un’indagine precisando che analizzerà attentamente «tutte le informazioni disponibili, in collaborazione con i suoi partner esterni».

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