Caso Attilio Manca, chiesta l’archiviazione
Homepage - Caso Manca, arriva la richiesta di archiviazione da parte della procura antimafia di Roma secondo il Corriere.it. Secondo la testata romana del Corriere della Sera, i magistrati Michele Prestipino e Cristina Palaia, con il nullaosta del procuratore capo Giuseppe Pignatone, hanno depositato la richiesta di archiviazione sul caso dell'urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto e in servizio all’ospedale di Belcolle, trovato cadavere nel suo appartamento in via Santa Maria della Grotticella il 12 febbraio 2004.
Caso Manca, arriva la richiesta di archiviazione da parte della procura antimafia di Roma secondo il Corriere.it. Secondo la testata romana del Corriere della Sera, i magistrati Michele Prestipino e Cristina Palaia, con il nullaosta del procuratore capo Giuseppe Pignatone, hanno depositato la richiesta di archiviazione sul caso dell’urologo originario di Barcellona Pozzo di Gotto e in servizio all’ospedale di Belcolle, trovato cadavere nel suo appartamento in via Santa Maria della Grotticella il 12 febbraio 2004.
Attilio Manca aveva solo 35 anni, quando perse la vita. E da subito la sua scomparsa destò l’interesse dell’intera cronaca nazionale. Nonché della sua famiglia, che per anni si è impegnata alla ricerca della verità: per la madre, il padre e il fratello del medico siciliano, infatti, si sarebbe trattato di un delitto di mafia. Un omicidio commissionato direttamente dal boss Bernando Provenzano per mettere a tacere l’unico testimone scomodo della sua latitanza, Attilio Manca, che avrebbe operato il ”capo dei capi” in una clinica di Marsiglia durante una delle sue tante fughe all’estero.
Ipotesi che è stata respinta dalla procura viterbese, la prima ad occuparsi del caso. Dietro la morte dell’urologo non ci sarebbe altro che un’overdose di eroina, di cui l’unica responsabile è la spacciatrice Monica Mileti, condannata dal tribunale di Viterbo a 5 anni e 4 mesi per avere venduto l’ultima dose fatale all’urologo.
Dello stesso avviso la Direzione Distrettuale Antimafia, secondo cui le dichiarazioni dei pentiti sentiti – che vanno nella direzione del delitto di matrice mafiosa con la complicità dei servizi deviati – condurrebbero invece ”a piste, presunti autori e modalità del fatto del tutto contrastanti e incompatibili, sostanzialmente prive di riscontri, non consentendo allo stato di risalire agli autori del presunto omicidio di Attilio Manca. “Non è possibile – affermano i magistrati – provare in alcun modo un effettivo coinvolgimento di Manca nelle cure di Provenzano, da cui far derivare la necessità di eliminarlo, e ancor più contraddittorie sono le risultanze in merito agli ipotetici autori. Né tanto meno è possibile – concludono – approfondire la mancata spiegazione di alcuni particolari della complessa vicenda”. Caso chiuso per la Dda.
Non per la famiglia Manca però che molto probabilmente, assistita dall’avvocato Antonio Ingroia, farà opposizione e chiederà l’apertura di nuove indagini.