Viaggio tra le chiese viterbesi,  andiamo insieme a trovate la Duchessa

Viaggio tra le chiese viterbesi, andiamo insieme a trovate la Duchessa

Homepage - Torniamo a "consumarci le scarpe" tra i vicoli viterbesi, tra le chiese storiche della nostra città. Oggi visitiamo la Chiesa della Duchessa, piccola chiesa silenziosa spesso dimenticata

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VITERBO- La chiesa della Visitazione è una chiesa silenziosa, quasi invisibile. Chi ha frequentato l’Istituto Magistrale, adesso Liceo Pedagogico, situato di fronte la piccola chiesa, è abituato a sedersi sui suoi gradini senza però pensare mai troppo a quel piccolo tesoro di architettura viterbese.

Siamo in via San Pietro, giriamo l’angolo e siamo a San Pellegrino. La chiesa è anche conosciuta come chiesa della Duchessa e fa parte di un monastero che riprende questo nome. Fondata intorno al 1500 da un ramo femminile dell’ ordine dei cistercensi, nata sulle ceneri della chiesa di San Bartolomeo, demolita per lasciare spazio a nuove costruzioni dell’ordine. Le monache cistercensi erano presenti a Viterbo già dalla metà del 1200, a distanza di quasi tre secoli l’ordine fu trasferito nella nuova fondazione voluta dalla duchessa Girolama Orsini da cui la denominazione corrente con la quale la nuova fondazione era conosciuta: monastero di Maria SS. Della Visitazione detto “della Duchessa”. Girolama Orsini, duchessa di Castro e Parma, moglie di Pierluigi Farnese  dopo l’uccisione del marito si ritirò nella zona fondando un monastero da donare all’ordine. Gli ambienti conventuali risalgono al 1557, mentre la Chiesa fu iniziata alcuni decenni dopo.

L’interno della chiesa è decorato con opere risalenti al 1700: una navata con tre altari per ogni parete, due piccole cappelle e la copertura con una volta a botte. Altre opere si trovano all’interno del monastero che però non è visitabile perché legato al vincolo della clausura.

Tra le opere presenti: un Martirio di S. Bartolomeo del 1774 della romana Annunziata Verchiani, una Madonna con Bambino tra S. Benedetto e S. Bernardo, un S. Michele Arcangelo, una Santa Sabina e un S. Lorenzo tutti del XVIII secolo ad opera di Antonangelo Falaschi.  La cappella destra è dedicata alla beata Maria Benedetta Frey  dove riposa tale monaca ricordata come esempio di carità. Il soffitto è a cassettoni dipinto in rosso e azzurro con dorature e stucchi opera del modenese Giovan Battista Magni.

La prossima volta che passate davanti la chiesa della Duchessa, alzate lo sguardo ed entrate. Resterete affascinati.

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