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Il contributo delle donne nella grande guerra, conferenza Inner Wheel al Circolo Unione di Augusta

AUGUSTA – In attesa del 4 novembre di quest’anno, giorno in cui cadrà la ricorrenza del centenario dalla vittoria italiana (con l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti) nella Prima guerra mondiale, ha avuto luogo in città, lo scorso 6 aprile, una conferenza sul tema “Donne in guerra. Il contributo delle donne nella grande guerra“. L’evento è stato promosso dal club di servizio al femminile Inner Wheel di Augusta, presieduto da Adriana Corbino Giudice, ed ospitato nella sede del Circolo Unione, condiviso con interesse dalla presidente Gaetanella Bruno. Quest’ultima, durante i ringraziamenti di apertura, ha invitato i presenti a un doveroso minuto di raccoglimento per ricordare il sottufficiale Andrea Fazio, lo specialista di volo augustano morto il giorno prima nel corso di un’esercitazione in elicottero nel Mediterraneo centrale.

A moderare la conferenza è stata l’avvocato Paola Mastroviti, socia Inner Wheel, che ha dato il via a una sensibile condivisione e divulgazione della cultura attraverso il racconto inedito di certi aspetti più umani e curiosità, spesso velate nei manuali di storia, ad opera dei due relatori, gli avvocati Piero Monticchio e Francesco Maria Atanasio.

Monticchio ha fatto luce sul ruolo della donna negli anni di guerra, con chiari riferimenti storici ed esemplari, di madri, mogli o giovani fidanzate di soldati chiamati alle armi, che si sono ritrovate improvvisamente a detenere le redini familiari e a sostituire gli uomini nei più svariati mestieri, dai campi alle fabbriche e alle città. Ha curato con attenzione in particolar modo la nascita del corpo delle volontarie della Croce rossa italiana, per ringraziare così le tre rappresentanti del comitato di Siracusa, ospiti dell’incontro.

Puntualizzando come errata l’idea della guerra trasmessa dai libri come di un universo maschile, fatto di battaglie e fatiche e parlando di donne coraggio, alcune persino camuffate da uomo per intervenire nel conflitto e che, pur non potendo combattere in prima persona, furono presenze fondamentali al buon esito del conflitto, Monticchio ha detto: “Ci sono state donne braccianti, donne operaie, donne volontarie che hanno donato assistenza e conforti, madri senza figli da piangere perché i loro corpi erano dispersi, come Maria Bergamas; donne stuprate senza distinzione d’età, adulte e bambine, bottino di guerra di soldati soli e donne spie, come Luisa Zeni. Tutte poi riconosciute dallo Stato e premiate con medaglie al valore civile; eppure alla fine della guerra, nel 1918, tutte loro furono costrette a lasciare il loro posto di lavoro, furono mandate in massa a casa, licenziate e sostituite nelle loro occupazioni dai reduci di guerra, tornando ad occuparsi delle loro vecchie faccende domestiche. Così se la guerra le aiutò a trasformare il loro ruolo nella vita sociale e quotidiana, la fine di essa causò una brusca interruzione del processo di emancipazione femminile appena avviatosi. Ma tutto ciò che avevano fatto non fu inutile, né furono vani i loro sacrifici di quegli anni. Ciò che sicuramente crebbe nei loro riguardi fu una nuova attenzione e una nuova considerazione di genere tanto da riuscire ad attenuare la tradizionale linea di demarcazione tra i ruoli di uomo e di donna“.

Nonostante l’estrazione sociale e i diversi compiti che svolgevano le donne della grande guerra, così come è emerso dalla conferenza, erano accomunate dall’autorizzazione che doveva dare loro il padre, il marito, un uomo della famiglia affinché esse potessero agire, lavorare, servire lo Stato e dare assistenza ai feriti nei campi di battaglia, situati in luoghi impervi e spesso montuosi e negli ospedali, ricreati nei palazzi delle città.

Il secondo e ultimo intervento, prima dei saluti è stato quello di Atanasio che, cultore della storia moderna e contemporanea, oltre che socio della Società siracusana di storia patria da trent’anni, collabora con personali studi e ricerche con note riviste tra cui l’Archivio storico siracusano. Ha parlato delle donne di casa Savoia, portando come esempi le regine Elena di Montenegro, meglio conosciuta come Elena di Savoia in quanto moglie del re Vittorio Emanuele III, ed Elena di Francia o d’Orleans, duchessa d’Aosta, coniuge del re Emanuele Filiberto II di Savoia.

Donne dell’alta borghesia si mescolavano a donne e persone del popolo, si davano da fare dando un contributo importante alla prima ricostruzione del Paese: anche nel loro caso dopo l’autorizzazione concessa dai mariti, sono state infermiere, assistenti e supervisori delle dure condizioni di vita della gente comune, affranta dalla guerra e dalle calamità naturali. Infatti Atanasio ha fatto chiaro riferimento al maremoto avvenuto a Messina e sopra la costa calabra che portò Elena di Montenegro Savoia in prima linea tra i messinesi.

Nella sua conclusione, Atanasio ha riferito: “Ambedue le protagoniste della mia relazione credo siano personaggi esemplari e di cui si debba essere orgogliosi. Il corpo della Croce rossa italiana, attiva durante la grande guerra e sostenuta dalle regine, non solo ha significato assistenza ma soprattutto piena partecipazione sociale. Così tante donne si sono innervate nel cuore della nazione ribaltando il concetto stesso di assistenza, prevenzione e cura“.

La presidente dell’Inner Wheel club di Augusta, Adriana Corbino Giudice, insieme alla presidente del Circolo Unione, Gaetanella Bruno, hanno infine omaggiato i due relatori di targhe ricordo e la moderatrice, Paola Mastroviti, di una composizione floreale.

Alessandra Peluso


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