di Francesco Petruzzelli

BARI - Nessuna maratona, nessun tour de force. Due sedute per il mese di novembre possono bastare con il rischio però di non esaurire la sfilza di punti iscritti all’ordine del giorno ingolfato da urgenze, scadenze e incombenze. Al Comune va in scena la «sindrome del pomeriggio» con la conferenza dei capigruppo che boccia la proposta del presidente del consiglio Pasquale Di Rella che, a più riprese, aveva sollecitato la necessità di calendarizzare più sedute di consiglio comunale con fischio di inizio dal mattino e conclusione dei lavori in tarda serata. Ma nulla da fare, i partiti di maggioranza hanno alzato un muro fissando due sole sedute pomeridiane: il 13 novembre lavori ordinari e sette giorni dopo, il 20, seduta di question time, il dibattito degli inutili monologhi nei quali i consiglieri davanti all’occhio della telecamera espongono tutti i problemi esistenziali della città e del mondo. Nella migliore tradizione dei talk show.

La conferenza dei capigruppo - rappresentata dai vari Michelangelo Cavone (Pd), Francesco Giannuzzi (Decaro sindaco), Giuseppe Cascella (Decaro per Bari), Alessandra Anaclerio (Realtà Italia) e Michele Picaro (Area Popolare), presenza-stampella quanto mai decisiva per non far venir meno il il numero legale dopo l’accesa riunione di 24 ore prima con protagonista il Pd – ha così optato per il minimo sindacale ritenendo che una sola seduta ordinaria (e pomeridiana) possa esaurire nell’ordine roba pesante come il bilancio consolidato, le modifiche al regolamento sulla pubblicità (che sta paralizzando da mesi il settore delle affissioni e degli impianti con tanto di note di sollecito dalla ripartizione Urbanistica), la nomina per l’aggiornamento dell’albo dei giudici popolari e il via libera alla convenzione Comune-Città Metropolitana sui fondi territoriali del Governo. Roba insomma da far tremare i polsi per la complessità delle materie ma che evidentemente non spaventa affatto le forze di maggioranza, convinte che dalle ore 16 e sino alle 21 circa tutto l’elenco possa essere discusso e approvato. Non a caso le forze di opposizione, dal centrodestra ai Cinque Stelle e al variegato Gruppo Misto, hanno polemicamente disertato la conferenza dei capigruppo lasciando il cerino nelle mani del centrosinistra.

«Ho chiesto di mettere a verbale la mia posizione. Resto ancora dell’avviso che una sola seduta, e convocata alle ore 16, non possa permetterci di esaurire tutti i punti all’ordine del giorno in scadenza» sottolinea il presidente Di Rella. Ma la vicenda diventa anche un caso politico: la conferenza dei capigruppo non ha accolto la richiesta dell’assessore all’Urbanistica Carla Tedesco sulla procedura d’urgenza per portare in aula le modifiche e gli aggiustamenti al Piano Casa in vista della scadenza del prossimo 31 dicembre (data fissata dalla legge regionale). «Rinviamo a un’altra seduta» hanno ragionato i rappresentanti delle forze politiche. Ovviamente a un’altra seduta rigorosamente pomeridiana perché al mattino ci sono le commissioni consiliari e il doppio gettone con annessa doppia giustifica di assenza al lavoro (soprattutto per i lavoratori dipendenti) sono assicurati.

La guerra fredda all’interno di Impegno CivileIntanto si logorano sempre più i rapporti tra il consigliere Giuseppe Carrieri e il collega Mimmo Di Paola, ex candidato sindaco e fondatore della associazione, poi diventata lista civica, Impegno Civile. Di Paola respinge gli accostamenti – a mezzo stampa – della sigla del suo movimento al futuro partito di Carrieri, ormai vicinissimo ad aderire al credo di Matteo Salvini. «Impegno civile – dice l’ex manager di Aeroporti di Puglia – è un movimento civico, libero e scevro da correnti e da forze politiche». Carrieri dal canto suo è pronto alla sua nuova avventura e avverte: «Per favore, Noi con Salvini non esiste più. Adesso ci chiamiamo Lega!». Insomma, così parlò Carrieri consigliere comunale non di Impegno Civile trattino Noi con Salvini, ma semplicemente consigliere comunale della Lega.

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