di Carmela Formicola

La prostituzione maschile si consuma alla luce del sole, dalle parti del San Nicola. Da anni, nello sconfinato perimetro dello stadio, i maschi si prostituiscono nelle prime ore del pomeriggio. Certo, ci sono anche le donne straniere e qualche trans, ma per loro il vero mercato è tutto serale, con un viavai di clienti che non conosce sosta e un traffico che si esaurisce spesso a notte alta. Controlli? Blitz? No: dopo il tramonto del sole il mercato del sesso a cielo aperto del San Nicola diventa una sorta di zona franca.

I clienti sono maschi, qualunque sia la «merce» da acquistare, donne o transessuali o ancora maschi. Oppure ragazzini, che è la vera deriva turpe di tutto questo zoo. Certo, ci sono anche le minorenni straniere, finite nelle maglie degli aguzzini, e anche dinanzi a queste povere anime i clienti baresi mostrano di non provare alcuno scrupolo.

Il pomeriggio è dunque tutto un saettare di uomini che cercano uomini. Nessuno si nasconde realmente: basta farsi un giro e i clienti sono lì, con le loro autovetture e le loro facce, mentre il sole ancora illumina parcheggi, complanari e zone sterrate. Il ragazzino con il cappello nero e la felpa scura avrà non più di 16 anni. Non è straniero, quella è tutta un’altra storia e le inchieste della Procura, nonché qualche arresto eccellente, hanno probabilmente spinto i rom (sono loro che sfruttano i propri parenti per fini sessuali) a spostare altrove, o momentaneamente sospendere, il commercio.

Poco dopo le 16 il viavai si consuma come sempre. Il 16enne col cappellino nero è particolarmente richiesto, in poco meno di mezz’ora sono già due i clienti che lo hanno «caricato» e un altro uomo a bordo di una Peugeot lo ha fermato per contrattare il prezzo. C’è una pattuglia della polizia di Stato, tuttavia, che fa saltare la trattativa. Le auto sembrano per un attimo dileguarsi, rimane solo qualche sparuta donna in giro per i viali tra i parcheggi. Ma la scena è comica: appena l’auto della polizia scompare oltre una curva, i clienti tornano a saettare, in caccia.

Inchieste ed arresti, i clamori mediatici e i maggiori controlli delle forze dell’ordine non hanno certo debellato il fenomeno, né quello dello sfruttamento per fini sessuali di stranieri e minorenni né quello libero dei trans e di alcune donne dei paesi dell’hinterland. Lo zoo, quello pomeridiano ad esempio, si è banalmente trasferito qualche chilometro più ad ovest, nella piccola e fiorente zona industriale di Bitritto. Fiorente... beh, un tempo più felice pure c’è stato, oggi molte aziende sono chiuse e taluni capannoni sono in totale abbandono. È qui, di fatto, che prostituti e clienti hanno spostato l’alcova. Più di un cliente, ormai, ha smesso di tuffarsi tra i parcheggi dello stadio, rimane lungo le complanari, talvolta percorre a bassa velocità la stessa provinciale 236, quella che congiunge Bari a Bitritto, e dopo aver caricato il ragazzo di turno, se ne va tra i capannoni in disuso della zona industriale di contrada La Marchesa o nella discarica a cielo aperto che si stende tra la strada e gli insediamenti industriali. Tutto alla luce del sole. Sesso tra i rifiuti: rimane ancora da capire cosa passi nella testa dei clienti che pagano per provare piacere furtivo in mezzo a rifiuti, degrado, squallore.

Alcuni degli imprenditori che ancora resistono in zona, chiedono disperatamente aiuto. Lamentano l’affievolirsi degli affari, a fronte dello spettacolo indecente dei rapporti consumati praticamente sotto gli occhi di chiunque.

Il tema vero, al di là dei giudizi morali, rimane quello dello sfruttamento di soggetti deboli. Di un business ricchissimo al quale nessuno sembra poter mettere fine. Siamo tutti impotenti, dinanzi a tutto questo? O in realtà, al di là di qualche fiaccolata un po’ retorica, non ce ne frega nulla?

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