di BIAGIO VALERIO

NARDO' - Tutto era pronto, già ieri mattina, nella chiesa del Sacro Cuore di Nardò, parrocchia piccola ma molto solidale, tanto che i fedeli si stringono spesso intorno ad iniziative di beneficenza.

La giornata si annunciava tragica a causa della morte di un piccolo, un bambino di soli sei anni, deceduto a causa di un male incurabile in un grande ospedale e la cui salma era attesa alle 14 del pomeriggio in modo da celebrare il funerale alle 16. Nella mattinata la madre del piccolo (originaria di Genova) si era recata in parrocchia chiedendo al sacerdote, don Giuseppe Casciaro, di poter vedere l’allestimento funebre per l’ultimo saluto al suo bambino. Ma era una sceneggiata, ultimo atto di una incredibile truffa: il bambino, per fortuna, sta benissimo e non ha nessuna malattia. La madre, però, ha avuto la lucidità di aggiornare il parroco, per mesi, del decorso della malattia del bambino per potergli spillare i soldi delle offerte spontanee dei parrocchiani.

Ieri mattina è stato scoperto tutto grazie ad un controllo casuale ma incrociato. Il padre maghrebino del bimbo (del quale il parroco non era nemmeno a conoscenza perché la donna gli avrebbe riferito che era lontano e che non si interessava più della famiglia) si è recato nell’ufficio di Nardò dei Servizi sociali per completare una pratica riguardante gli assegni familiari. E con lui c’era anche il figlio. Il nome del bambino è saltato agli occhi dei responsabili dell’assessorato al Welfare: troppo somigliante a quello del bimbo deceduto di cui si era sentito parlare. Dove? Innanzitutto in chiesa dove la comunità dei fedeli era sotto shock da giorni alla notizia di questo piccino in fin di vita. Non solo: domenica scorsa, durante la messa, proprio il parroco aveva lanciato la gara di solidarietà e vicinanza a questa famiglia chiedendo ai fedeli un contributo spontaneo per aiutare la famiglia a far fronte alle tante spese che avrebbe dovuto sostenere proprio a causa della malattia terminale del piccolo. Così quasi tutti hanno contribuito e nelle mani del sacerdote sono andati circa 700 euro che sarebbero serviti per le spese del funerale, ormai imminente.

Tutto il gioco ha retto fino all’epilogo di ieri quando, come si diceva, l’attività congiunta di servizi sociali, polizia locale e carabinieri ha permesso di scoprire l’intera operazione, finalizzata evidentemente a dare credibilità a mesi di richieste. La donna, infatti, che è di origine rumena, ha informato periodicamente il parroco delle condizioni del bambino, aggiornandolo dei mal di testa continui di cui soffriva il piccolo. Chiedendo prima soldi per gli occhiali e poi in continuazione denaro per affrontare quello che, a suo dire, i medici dell’ospedale «Gaslini» di Genova avevano scoperto e causava le emicranie: un grave tumore al cervello.

Il resto si è saputo solo ieri, a funerale praticamente pronto da celebrare ma senza una bara né un morto. Solo in quel momento tutti i parrocchiani avrebbero compreso il marchingegno e la truffa collettiva ai loro danni.

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