di ENRICA SIMONETTI

di ARMANDO FIZZAROTTI

Non c’è pace per San Nicola: dopo le «diatribe» antiche tra Veneziani e Baresi sulla proprietà delle reliquie, dopo il recente «volo» e il ritorno dalla Russia, ci mancava pure la mai sopita rivalità dei turchi... Così ieri, all’improvviso, da Demre, la città che anticamente era detta Myra e che ha dato i natali al santo, è arrivata una «bomba» destinata a fare, forse, tanto rumore per nulla. Ma una «bomba» lo è, perché, secondo il sovrintendente dei monumenti di Antalya, la tomba di San Nicola potrebbe essere ancora in Turchia e non a Bari.

La notizia è comparsa sul giornale turco «Hurriyet Daily News» ed è stata ripresa dalla BBC, ma ovviamente rientra nei tanti tentativi perpetrati (e non solo in Turchia!) di togliere alla Puglia l’onore e il prestigio di ospitare le reliquie nicolaiane. Ecco il fatto: secondo quanto afferma il sovrintendente turco Cemil Karabayram, un tempio ancora intatto è stato scoperto sotto la chiesa di San Nicola nel quartiere Demre. Lo studioso racconta che scavi e lavori tecnologici fanno ipotizzare che la vera tomba potrebbe essere laggiù: tre mesi di operazioni archeologiche avrebbero dato questo risultato. Il tempietto antico sarebbe coperto di mosaici e di pietre che saranno rimosse una ad una. E ancora: «Abbiamo studiato tutti i documenti tra il 1942 e il 1966. C'erano alcune note. Secondo queste note, questa chiesa fu demolita e ricostruita. Durante la ricostruzione, i commercianti di Bari presero le ossa. Ma si dice che queste ossa non appartengano a San Nicola ma ad un altro sacerdote». Uno degli studiosi che avrebbero affermato queste cose sarebbe il professor Yıldız Ötüken, un accademico di Storia dell’arte dell'Hacettepe University. A suo parere, San Nicola si trova in una «sezione speciale».

Sarà tutto da provare dai nuovi scavi che i turchi adesso annunciano, dopo aver nominato otto accademici di rami diversi per lavorare al caso e aver programmato indagini con geo-radar.

L’effetto -bomba della dichiarazione è già chiaro agli studiosi turchi, dato che lo stesso sovrintendente afferma che «gli occhi del mondo saranno qui. Se otteniamo i risultati, il turismo di Antalya guadagnerà un grande slancio. E avvieremo discussioni a livello internazionale dopo gli scavi». E le prove? «In questo momento - sostiene il sovrintendente - non possiamo entrare nel tempio appena trovato, perché gli esperti devono prima lavorare sui mosaici».

Ed è proprio questa ultima affermazione che fa un po’ crollare il castello delle ipotesi, visto che, se ci sono i mosaici e il tempio è intatto, nessuno sa al momento cosa ci sia dentro. Lo stesso Padre Gerardo Cioffari, notissimo studioso nicolaiano, che da decenni approfondisce ogni tematica relativa alla storia del santo di Myra, ci risponde che diversi punti della vicenda lanciata dalla Turchia risultano oscuri e senza una base scientifica esatta. «Sembra tutto un po’ fumoso e tutto un po’ legato alla voglia di turismo, come loro stessi sottolineano», commenta. Diversi i punti interrogativi. «Come fanno - si chiede Cioffari - a dire che i Baresi all’epoca abbiano preso le ossa di un altro prete? Come possono dire che era un prete allora? E poi, se la tomba è intatta, chi può conoscere cosa ci sia dentro?». Cioffari ricorda l’antica versione dei Veneziani, quando sostenevano che i Baresi arrivati a Myra nel 1067 avevano preso e portato in Puglia le reliquie trovate in superficie, mentre loro - secondo i testi del 1120 - avevano scavato più in profondità. Tanto che da sempre la chiesa di San Nicolò del Lido di Venezia racchiude questa «versione» dei fatti. Insomma, i turchi avrebbero copiato questa ipotesi, frutto dell’obsoleta diatriba tra Venezia e Bari. «I commenti da loro fatti sulle possibili ricadute di questa “scoperta” sul turismo in Turchia, sono poi la spia di ciò che probabilmente guida queste ipotesi prive di elementi concreti», dice Cioffari.

Il corpo di Nicola in terra musulmana? Coi tempi che corrono, con le divisioni, i razzismi e i terrorismi che viviamo, con l’orrore dei traffici di migranti, sembra quasi che questa lontana ipotesi rivesta una metafora di pace... Ovunque sia, il «nostro»-«loro» Nicola, il Nicola di tutto il mondo, dimostra sempre più di essere un santo internazionale, veicolo di un messaggio di pace. Senza confini, come dovremmo essere noi. E accidenti, che santo attuale è!

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