PARE GIOVANNI DISTANTE

Il «sacro furto» delle reliquie di San Nicola, realizzato dai Baresi nel 1087, è ampiamente documentato dalle «cronache» del tempo, come testimoniato ad esempio da Pasquale Corsi nel volume La Traslazione delle reliquie di San Nicola: le Fonti, a cura del Centro Studi Nicolaiani, diretto da P. Gerardo Cioffari. Giovanni Arcidiacono, che scrisse su commissione dell’Arcivescovo Ursone, parla di un «rapimento di un così grande tesoro ... realizzato con l’aiuto degli Angeli».

La motivazione del «sacro furto» è invece fornita da Niceforo, cronista per conto dei marinai della spedizione: i turchi già «avevano invaso saccheggiando crudelmente quella regione». Abbisognava, pertanto, intervenire per prevenire la distruzione quasi certa di reliquie e ricordi cristiani. Cosa che fecero coraggiosamente i Baresi trafugando le reliquie del Taumaturgo Nicola, il Santo amato e venerato da tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente. Nella recente visita a Bari, il 6 dicembre 2016, Sua Santità il Patriarca ecumenico Bartolomeo ha affermato: «Egli è il Santo forse più venerato nell’Oriente Cristiano, dopo la Vergine Maria, la Madre di Dio, la Theotokos, e per questo ogni anno si riversano in questa città miglia di pellegrini ortodossi da tutti gli angoli della Terra, per poter passare accanto alla Cripta del Santo, per essere pellegrini con Lui, per ottenere una grazia con le Sue preghiere». E Sua Santità il Patriarca Kirill, ricevendo lo scorso 21 maggio la reliquia proveniente da Bari nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca, ha detto: «La Traslazione delle reliquie in Occidente, nella città di Bari nella penisola appenninica, fu accolta dai russi come una manifestazione della provvidenza divina».

Fatta questa premessa, la notizia che arriva da Demre (attuale nome di Myra) e che la «Gazzetta» ha pubblicato sull’edizione di ieri, non può «sconvolgere» gli animi dei baresi più di tanto. Innanzitutto, si tratta di una indagine archeologica in atto che, da quello che ho potuto capire, pone problemi complessi e diverse opportunità di soluzioni. Del resto ogni scoperta archeologica presenta interrogativi che richiedono l’intervento degli specialisti dei vari contesti che si vanno indagando. Da parte turca, la notizia andava verificata con risposte indubitabili prima ancora di essere diffusa così repentinamente. Si tratta, quindi, di semplici supposizioni.

Noi della Basilica di San Nicola di Bari abbiamo appreso la notizia dai media. In un recente passato sono state avanzate richieste di «restituzioni» delle reliquie del Santo da parte delle autorità turche. Da restituire a chi e per farne cosa? Né va dimenticato che alcune reliquie del Santo si trovano anche a Venezia. Domande che non avrebbero più ragion d’essere se nella tomba individuata nello spazio vuoto sotto il pavimento della Basilica di Myra vi fossero realmente le ossa di San Nicola.
Non mi pronuncio sulla ricaduta che una simile notizia può certamente portare a turismo ed economia locali, forti anche del legame della figura del Santo con il mito di Santa Claus. Mi auguro che la recente «scoperta» possa accelerare e portare a termine i lavori di scavo che senz’altro restituiranno lo splendore spirituale di quella che fu la sede del Santo Vescovo di Myra.

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