MELENDUGNO - «Siamo stati militarizzati e tutto ciò è irreale, sembra di vivere in un film». Il sindaco di Melendugno, Marco Potì, commenta così l'ordinanza con la quale, a partire dalla mezzanotte scorsa e per 30 giorni, il prefetto di Lecce, Claudio Palomba, ha deciso di chiudere tutte le strade e le aree adiacenti al cantiere Tap, allestito in località San Basilio, a San Foca di Melendugno, per permettere la ripresa in sicurezza dei lavori di realizzazione del terminale del gasdotto che collegherà il Mar Caspio alla Puglia, più volte interrotti in passato per la protesta degli attivisti.

L’ordinanza prefettizia, notificata questa mattina al sindaco di Melendugno e al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, prevede il divieto di ingresso e lo stazionamento a chiunque sulle strade che collegano Melendugno a San Foca, la marina del comune salentino, nonché di ogni stradina interpoderale che conduce all’area cantiere, fatta eccezione, come si legge nel provvedimento, per i proprietari frontisti e dei titolari di «diritti reali sui terreni interessati». L'operazione di ordine pubblico è scattata nella notte con l'utilizzo di oltre 250 uomini delle forze di polizia, provenienti anche dai reparti mobili.

Uomini e mezzi sono stati dislocati ovunque per sbarrare le strade ad 'intrusì e per scortare il passaggio dei mezzi Tap dalla sede dell’istituto di vigilanza 'Alma Romà fino all’area cantiere di San Basilio. La ripresa dei lavori riguarda l'ultimazione da parte di Tap della fase '0' del cronoprogramma, con la riperimetrazione dell’area cantiere e la realizzazione della strada di accesso. Intorno all’area è prevista una sorta di zona cuscinetto con barriere in cemento e con otto accessi che saranno presidiati h24 dalle Forze di polizia.

Un’operazione imponente che di fatto ha bloccato il tentativo di decine di No Tap di raggiungere gli attivisti, circa una trentina, rimasti di guardia al presidio che sono rimasti praticamente intrappolati nell’area, senza poter uscire. Non sono mancati momenti di tensione quando, in mattinata, un gruppo di manifestanti ha lanciato alcune uova contro la sede dell’Infopoint di Tap, rompendo le telecamere di video sorveglianza.

«Quella che ci sta venendo imposta - conclude il sindaco Potì, è una limitazione della persona, della libertà di circolazione, di andare a lavorare, di andare a raccogliere le olive, di accudire i malati. Qui c'è una comunità intera, più vasta degli abitanti di Melendugno, che ritiene che quest’opera sia incompatibile, dannosa e pericolosa e cerca di opporsi alla sua realizzazione nelle forme pacifiche e democratiche che la nostra Costituzione consente. Le opere pubbliche non si possono fare con queste misure». Di «militarizzazione inaccettabile" parla il segretario nazionale di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, che denuncia: «La comunità di Melendugno è tenuta praticamente in ostaggio per tutelare gli interessi del consorzio Tap che nelle prossime ore riprenderà i lavori»

DISORDINI DEL 2, DENUNCIATO INFERMIERE - Intanto i Carabinieri hanno identificato e denunciato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale, il 30enne R.F. nato a Copertino e residente a Lecce, responsabile di alcuni disordini che si sono verificati a Melendugno il 2 novembre scorso. In quella circostanza un attivista (in un primo momento non identificato ma successivamente riconosciuto per l'infermiere) avrebbe aggredito un carabinieri procurandogli lesioni giudicate guaribili in una ventina di giorni.

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