di MICHELE DE FEUDIS

«Avere come rivali Massimo D’Alema e Nichi Vendola alle prossime elezioni? Devo essere sincero. Mi dispiace molto, non solo dal punto di vista politico»: le divisioni nazionali nel centrosinistra avranno riflessi anche in Puglia, dove la crescente conflittualità tra i dem e il cartello Mdp-Si genererà un vero cortocircuito, come spiega Nicola Latorre, esponente del Pd e presidente della Commissione Difesa del Senato, in passato stretto collaboratore dell’ex premier e poi sostenitore dell’esperienza di governo del fondatore di Sel.

Senatore Latorre, la campagna elettorale a sinistra, da queste parti, sarà più complessa che altrove?
Da dirigente dem ho fatto una battaglia perché Vendola potesse entrare nel Pd. Continuo a pensare che sarebbe stata una scelta lungimirante. Non considererò, però, Vendola e D’Alema nell’agone elettorale i miei avversari. Sono parte di quella componente della sinistra che si sta rinchiudendo in una trincea perdente per il futuro del paese. Spero che il risultato rilevante e positivo che otterrà il Pd alimenti un dibattito sulla loro scelta non condivisibile, con l’auspicio di riaprire in futuro un dialogo.

Passando dalla Puglia agli Usa, che attenzione per l’Italia ha registrato nei suoi incontri istituzionali a Washington?
Nelle riunioni, al Senato o alla Casa Bianca con la responsabile del National Security Council, la prima domanda è stata questa: «Che succederà in Italia dopo le elezioni?». I motivi della preoccupazione non sono legati a una specifica preferenza politica, ma ad una ipotetica instabilità e ad alcune posizioni che mettono in discussione la partecipazione italiana nelle missioni all’estero o alla Nato.

I programmi dei 5 Stelle in politica internazionale sono spesso antitetici rispetto a quelli degli ultimi governi.
In uno scenario sempre più complesso, è necessaria una certa forza nella politica estera, per la stabilizzazione delle diverse crisi aperte. Come esponente Pd e della maggioranza, ho confermato il nostro orientamento a mantenere gli impegni assunti e a rispettare quelli futuri funzionali ad una strategia che per l’Italia ha come principale focus il Mediterraneo e la Libia.

Dopo la conferenza di Napoli e la Leopolda, come prende forma la proposta di governo del Pd di Matteo Renzi?
Il bisogno di cambiamenti non si è esaurito con l’esperienza di governo svolta. Dopo le vacanze di Natale, Tommaso Nannicini realizzerà una sintesi del lavoro prodotto in questi anni e dei temi emersi nel lungo viaggio per l’Italia che ha compiuto Renzi.

Il bilancio dell’ultimo quinquennio?
Il Pd è stato il protagonista principale della legislatura, sia con il governo di coalizione che con le esperienze di Renzi e ora con Paolo Gentiloni. Per tre quarti del mandato abbiamo avuto accanto anche quelli che poi hanno ritenuto di scindersi dal Pd, per dare vita a Mdp.

Le possibili alleanze?
Lavoriamo per una condivisione del progetto di fondo e dell’idea di futuro, non su una logica elettorale. Dialoghiamo con Campo progressista, laico-socialisti e centristi che hanno privilegiato la nostra coalizione a Berlusconi.

Con Mdp e vendoliani?
Il discorso è chiuso. Vogliono fare della rottura a sinistra la ragione della propria campagna elettorale, un errore politico fatale. Il Pd invece rappresenterà quel bisogno di unità che è forte nell’elettorato largo del centrosinistra.

Governissimo alle porte?
Lo considero uno schema complicato: con i grillini non c’è spazio per accordi mentre Lega, Fdi e una parte di Forza Italia tendono a radicalizzare lo scontro su aspetti fondamentali, creando da noi una distanza incolmabile, a partire dal caso degli skin a Como.

La dialettica governo-Regione Puglia su Ilva e Tap avrà effetti sul programma del centrosinistra nazionale?
Assistiamo a una guerra ideologica incomprensibile. Emiliano ha lanciato l’idea della decarbonizzazione e contestualmente da anni discutiamo dell’approdo del gasdotto. La linea del governo su Tap e Ilva sarà uno degli elementi fondanti della campagna del Pd.

La sintesi con Emiliano sulle liste?
Ci sarà senza dubbio. Ha registrato un significativo risultato al congresso, è un leader nazionale e condividerà sia il programma che le liste.

© RIPRODUZIONE RISERVATA