MICHELE DE FEUDIS

BARI - Il «patto del Foyer» sul futuro di Bari e della Puglia. Lo ha firmato la «strana coppia» formata da Michele Emiliano e Simone Di Cagno Abbrescia. Oltre gli schemi destra-sinistra, in nome di una alleanza tra volenterosi «per il bene del territorio». A poche settimane dalle politiche il governatore del Pd e l’ex sindaco simbolo del centrodestra barese hanno deposto le armi. Addio dunque alle spigolature del passato per dare vita a quello che Emiliano ha definito «un esperimento» che supera i vecchi steccati, fa ritornare in mente la formula (rivista da sinistra) di «Oltre il Polo» ideata da Giuseppe Tatarella e scatena le ire dei conservatori baresi. Il vicerè delle Puglie, infatti, assemblò la squadra del centrodestra di governo a metà degli anni novanta senza guardare a provenienze o tessere di partito: nella prima giunta comunale della destra, infatti, c’erano come assessori l’ex deputato Pci Enrico Piccone o gli accademici Mimmo Doria (socialista) e Alex Napoli (liberal-radicale). La stessa formula, fatta propria da Emiliano (con un appeal trasversale che il Pd nazionale sembra non possedere), è stata declinata ieri nel Foyer del Petruzzelli per l’incontro sulla città metropolitana con Di Cagno Abbrescia, introdotto dalle cavalleresche scuse pubbliche rivolte dal presidente dem alle figlie e alla moglie dell’ex primo cittadino, per mettere una pietra sopra alle polemiche che avevano cadenzato i lustri passati.
La provocazione di Emiliano: «Siamo sicuri che la differenza in politica sia quella classica e non tra chi si impegna per mestiere e chi per passione?». Poi l’affondo: «Ci saranno le elezioni, ma saranno come una finale di Coppa Campioni che finisce in pareggio». La conclusione: «Non ci facciamo rottamare, ma puntiamo a lasciare il migliore testimone possibile a chi verrà dopo di noi, con regole e certezze. Questo orizzonte servirà a Bari e al futuro della Regione Puglia».
«Sono per natura un centravanti»: così si è definito Di Cagno Abbrescia, determinato nel tornare in campo per dare un contributo attivo in politica. «Mi spinge la volontà di collaborare con il governatore, che dicono conti più di un ministro», ha aggiunto divertito. Sintonia, non annessione. «Non sono stato assoldato da nessuno. Del resto - ha specificato l’imprenditore - non ho fatto nemmeno il servizio militare. Mi interessano le potenzialità della Puglia che ha una straordinaria piattaforma logistica nel triangolo Bari-Brindisi-Taranto, tra strade ben collegate, porti e aeroporti. Si può anticipare lo sviluppo delle altre regioni e dare soddisfazione ai propri cittadini». Si è discusso di decarbonizzazione, sconti sull’energia per le imprese pugliesi, della costruzione di impianti per la desalinizzazione, di borghesia laboriosa: i due interlocutori sul palco sono stati d’accordo su tutto (salvo un passaggio nel quale si è parlato della la vicenda di Punta Perotti e «delle diverse storie di provenienza»). In platea c’era lo stato maggiore del Pd pugliese, da Marco Lacarra a Gianni Giannini, passando per Domenico De Santis, Francesco Spina, Simonetta Lorusso e il costruttore Renzo De Santis; in prima fila gli imprenditori Domenico Barberio e Luigi Lobuono; Clemente Manfridi (stretto collaboratore di Di Cagno, quando c’era An), la consigliera comunale Irma Melini e Onofrio Introna.
La strana coppia Emiliano-Di Cagno, infine, ha fatto infuriare Francesco Paolo Sisto, deputato e leader di Forza Italia a Bari, intervenuto nel finale dell’evento: «Di Cagno è stato un sindaco meraviglioso, ma il centrodestra barese è diverso da Emiliano e dalla sue politiche fallimentari che contestiamo senza sconti dall’opposizione. Quando si sostiene che vengono prima i contenuti e poi i contenitori, si tradisce la storica tradizione del centrodestra e si creano i presupposti per un dialogo sinonimo di “inciucio”».

© RIPRODUZIONE RISERVATA