di Michele De Feudis

BARI - La vertenza Ilva è attesa da giornate cruciali. Mentre gli uffici del comune di Taranto e della Regione Puglia sono al lavoro per presentare elementi indispensabili a redigere un atto - un accordo di programma sottoscritto da tutte le parti in campo - che possa modificare il Dpcm sull’acciaieria nella parte legata al Piano Ambientale, restano divergenze tra governo nazionale ed enti locali sull’iter per superare l’impasse. Il viceministro dello Sviluppo Economico, Teresa Bellanova, in contemporanea con l’appello di Michele Emiliano per ottenere una convocazione a Palazzo Chigi, ha rilasciato una intervista al Mattino nella quale gli spazi per un cambio di rotta nel Dpcm sono preclusi: «Il decreto del governo sull’Ilva è immodificabile, a meno di non voler annullare anche l’aggiudicazione e la trattativa in corso. Non vorrei arrivare al punto che chi di aut aut ferisce di aut aut perisce, perché in questo caso a pagare il conto più alto sarebbero le comunità, i territori, Taranto, i lavoratori».

Il canale instaurato dalla Regione Puglia è, al momento, diretto con la presidenza del Consiglio, e Paolo Gentiloni viene ritenuto il garante riconosciuto secondo Emiliano grazie alla «sua terzietà». Per il governatore le missive tra comune di Taranto e Mise confermano la disponibilità, esclusa dalla Bellanova, «a redigere un atto giuridicamente vincolante che modifichi l’assetto di questa vicenda definito dal Dpcm». Il vicesindaco di Taranto, Rocco De Franchi, alla Gazzetta puntualizza che «il Dpcm è un atto amministrativo, non legislativo, e come tale emendabile. Se così non fosse non sarebbe possibile nemmeno il ricorso al tribunale amministrativo che abbiamo proposto». Poi contrattacca: «Non credo che serva rilanciare fake news sulla immodificabilità del Dpcm e dell’Aia, come falsa era la notizia di chiusura della fabbrica il 9 gennaio. Lo strumento dell’accordo di programma, allargato all’acquirente non definitivo Mittal, previsto dal Testo unico degli enti locali, potrebbe essere il luogo giuridico in cui trovare la quadra di questa situazione».

Il lavoro del comune ionico e della Regione si sostanzia in una serie di proposte di integrazione che riguardano non solo la copertura dei parchi minerali, ma anche la pavimentazione degli stessi per evitare l’inquinamento della falda, o l’adozione, per gli altiforni da rinnovare, di tecnologie compatibili con l’alimentazione a gas, in un quadro di decarbonizzazione, nonché il riferimento alla legge regionale sul danno sanitario.

Anche il ministero, qualche settimana fa, aveva ribadito l’immodificabilità del Dpcm (la stessa linea della Bellanova), «senza una legge specifica, in quanto frutto di un processo previsto per legge che ha tra l’altro incluso una Consultazione pubblica e la valutazione di un comitato di esperti nominato dal ministero dell’Ambiente. Un nuovo Dpcm, oltre all’effetto di azzeramento della procedura di gara, comporterebbe anche la necessità ricominciare il procedimento dall’inizio». Intanto il Mise ha già previsto e convocato i tavoli per il mese di gennaio (il primo è il 10 gennaio, con la Regione non invitata), mentre fonti vicine al dossier governativo fanno sapere che si è già al lavoro per redigere il «protocollo d'intesa con Comune, Regione, investitore e parti sociali», come annunciato nei giorni scorsi. Quest’ultimo iter è, di contro, ritenuto dai vertici degli enti locali pugliesi inefficace per giungere ad una soluzione partecipata.

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