ALESSANDRA MONTEMURRO

Da ladruncolo di strada a figura operativa di Cosa Nostra, fino a diventare braccio destro di Totò Riina e suo autista. Poi il carcere e l’avvicinamento all’arte attraverso uno dei suoi compagni di cella. Quindi la trasformazione da mafioso a collaboratore di giustizia: uno dei più importanti informatori di Giovanni Falcone e di Paolo Borsellino e quindi pittore. La vita di Gaspare Mutolo non è una sola, ma sono tante che passano dal nero della mafia al colore della giustizia.

Oggi Mutolo è un uomo libero, pur sotto il Servizio Sociale di Protezione, e vive di pittura.

«Un talento artistico molto interessante - spiega Adele Dentice, dell'associazione Pietra su Pietra - È responsabile dei reati ripugnanti che sono stati commessi però è interessante il suo ripiegamento interiore. Non si tratta di un collaboratore che denuncia e basta, ma c'è stata in lui una ricerca di redenzione e questo percorso è stato reso possibile dall’incontro con l’arte. Anche per la situazione non è stato facile organizzare questa mostra, che è la prima “personale” in Italia di questo tipo, dopo una presentazione a Palermo e la partecipazione ad altre mostre collettive».

La storia di Mutolo e il desiderio di combattere e distruggere la stessa organizzazione criminale che un tempo era la sua famiglia e la sua vita sono in mostra a Bari attraverso i suoi quadri esposti da oggi al 14 gennaio al Fortino di S. Antonio. «L’arte uccide le mafie» è il titolo della personale dedicata a Mutolo a cura delle associazioni Pietra su Pietra, Agende Rosse, Funima International, Puglia Accessibile, Terranova e l’Incontro Onlus e patrocinata dal Comune di Bari. L’inaugurazione è fissata per le 18 di questo pomeriggio alla presenza di Aaron Pettinari, giornalista e scrittore, caporedattore di Antimafia Duemila. Alla mostra delle opere, il cui ricavato - in caso di vendita - viene destinato in parte all’acquisto di materiali per nuove produzioni e in parte a finanziare associazioni che si occupando di minori in difficoltà, si collegano momenti di danza e recitazione a cura di professionisti del settore e momenti di approfondimento tematici quotidiani su diverse sfaccettature del fenomeno mafioso con relatori locali e nazionali e testimonianze. Ogni giorno alle 18 il pubblico potrà partecipare a questi seminari. Tra gli ospiti Pinuccio Fazio, padre di Michele, assassinato per errore a Bari vecchia che l’11 gennaio parlerà delle Piccole vittime di Mafia; un incontro sulle Agromafie il 12 gennaio e uno sul rapporto tra Mafia e ambiente in Puglia il giorno successivo. Si chiude il 14 gennaio con l’incontro su Mafia e Stato con la partecipazione di Brizio Montinaro, fratello di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone e vittima della strage di Capaci.

«Le ragioni che ci hanno spinto a organizzare questo evento sono molte - spiega Savino Percoco, responsabile del movimento delle Agende Rosse di Bari -. Mutolo è sicuramente un personaggio fuori dagli schemi e dalle regole che sta cercando di riscattarsi, il che è una cosa rara per un mafioso del suo calibro che tuttavia può e deve essere di esempio anche per altri futuri possibili testimoni di giustizia che non devono sentirsi soli».

Prima dell’inaugurazione questa mattina ci sarà anche un incontro con gli studenti della scuola media «Massari-Galilei» di Bari per diffondere la cultura della lotta al crimine nelle scuole anche con lettura di testi di lotta alle mafie e l’intervento di Salvatore Borsellino e la proiezione di una video intervista rilasciata da Mutolo ad Agende Rosse apposta per l’occasione. La stessa intervista sarà proiettata ogni giorno anche al Fortino di S. Antonio nei giorni di mostra.

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