BIAGIO VALERIO

NARDO' -Il sacerdote non va in casa del caro estinto per l’ultimo saluto e i familiari del defunto scrivono una lettera di proteste al vescovo Fernando Filograna. È successo a Nardò alcuni giorni fa, quando un anziano ha abbandonato la vita terrena lasciando un ricordo virtuoso ai parenti ed ai confratelli. Fa parte della congrega dedicata a “San Luigi” e ha vissuto sempre da uomo di fede. Anche per questo motivo nessuno, in famiglia, desidera che manchi nulla alla cerimonia funebre. Men che meno i conforti religiosi ai familiari e le preghiere di rito al defunto. Ma il parroco non raggiunge l’abitazione che si trova ad un paio di chilometri di distanza rispetto all’abitato di Nardò.

I familiari, che già al mattino lo attendevano per le preghiere rituali, non lo apprendono dalla sua voce ma è l’impresario funebre che si fa portavoce della sgradita notizia e la riferiscono ai parenti che sono in casa ad attendere la chiusura della bara. Un momento intimo e sacro, durante il quale le preghiere sono balsamo per la ferita che si è aperta nella famiglia che è colpita dal lutto. Un comportamento, quello della mancata comunicazione da parte del religioso, che ha aumentato il senso di amarezza «perché non abbiamo avuto alcuna spiegazione in merito» scrivono nella lettera al capo della diocesi.

«Monsignore - dicono - lei sa bene che la chiusura della bara e la benedizione costituiscono per noi cattolici un momento importantissimo a livello spirituale, e vederci privati di ciò è una ferita che sanguina». La bara, chiusa dagli impresari delle pompe funebri, è stata poi trasportata fino all’ingresso della città, nella zona della “porta di mare”, e poi ha raggiunto la parrocchia accompagnata dalla banda e dal religioso che ha officiato la cerimonia funebre. Ma, ormai, il dispiacere e la rabbia covavano, anche in chiesa. «La circostanza che la casa fosse in una zona di campagna - dice un figlio del defunto - non può certo rappresentare una valida giustificazione». Invocando la paterna benedizione di Filograna, gli estensori si accomiatano dal vescovo sperando che la segnalazione dell’accaduto serva affinché nessuna famiglia debba subire lo stesso disagio in un momento di grande vulnerabilità, qual è la scomparsa di un padre di famiglia.

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