LEO MAGGIO
L’impianto di ossicombustione della Newo fa paura. Comune di Modugno e Medici per l’Ambiente seguiranno la via giudiziaria, esposti e ricorsi piovono da parte di associazioni e movimenti ambientalisti mentre annunciano una manifestazione di protesta sotto il Comune di Bari.

«Ci sono molti elementi per poter dire che l’impianto di ossicombustione non sarà una tecnologia matura e sicura – tuona Agostino Di Ciaula, il presidente di Isde Italia, l’Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente - i rischi sanitari ed ambientali sono certificati da Arpa e si svilupperebbero su vasta scala. L’impianto emetterà particolato submicrometro, il più pericoloso, che a seconda delle condizioni meteorologiche potrà spostarsi per decine di chilometri. Nemmeno i paesi dell’hinterland barese dormiranno sonni tranquilli».

Parole pesanti quelle di Di Ciaula, che ieri sera ha incontrato tanti cittadini e una ventina tra associazioni, comitati e movimenti dell’hinterland, provenienti da Modugno, Palo del Colle, Bitetto e Bitonto e riuniti nella Sala Romita, nel palazzo della Polizia Locale a Modugno, per decidere il da farsi dopo l’autorizzazione definitiva Via-Aia (Valutazione d’impatto ambientale e Autorizzazione integrata ambientale), rilasciata giovedì dagli uffici regionali per il progetto Newo, l’impianto di ossido-combustione che brucerà rifiuti urbani indifferenziati in via Corigliano, nella zona industriale di Bari-Modugno.

Una sola la parola d’ordine: stoppare l’insediamento della Newo. «Faremo di tutto per impedirlo – tuona Tino Ferrulli, del Comitato Pro Ambiente – scenderemo in piazza e protesteremo sotto il Palazzo del Comune di Bari, ci dovranno ascoltare». La rappresentanza più numerosa è quella del Comune di Palo del Colle, il centro del Barese che, nell’ultimo anno, ha registrato un gran numero di sforamenti da Pm10, i più alti della regione.

«Chiederemo al giudice come si può autorizzare un impianto del genere – spiega Di Ciaula –. Insieme a metalli pesanti emetterà particolato ultra fine, il più pericoloso in assoluto – spiega – sfugge ai filtri e non è monitorabile dalle stazioni di rilevamento».

Il progetto Newo l’altro giorno ha superato positivamente tutti i procedimenti previsti per il suo insediamento in via Corigliano, a Modugno, in un’area densamente urbanizzata e già molto critica dal punto di vista ambientale.  Il disco verde della Regione Puglia segue il «sì» di Arpa Puglia, Asl, Vigili del Fuoco, Asi, Soprintendenza e Comune di Bari. Unico «no», al momento, è quello del Comune di Modugno. «Il decreto definitivo di autorizzazione dell’impianto - spiega Di Ciaula - è la certificazione della sconfitta di amministrazioni pubbliche che avrebbero dovuto tutelare il bene comune. La storia di Taranto e di molti altri casi simili in giro per il nostro Paese ci ha insegnato che questa, purtroppo, non è una novità».

Il sindaco di Modugno Nicola Magrone annuncia battaglia. «Siamo pronti ad opporci in sede giudiziaria - spiega -. Con delibera di Giunta confermiamo la contrarietà all’insediamento dell’impianto di coincenerimento rifiuti speciali pericolosi e non, e si dichiara la volontà di tutelare la salute pubblica impugnando davanti al Tar l’autorizzazione sulla scorta di motivazioni tecniche negative circa la compatibilità ambientale dell’impianto Newo».

Sulla stessa linea anche i Medici per l’Ambiente: «Esperienze precedenti ci hanno insegnato che spesso la magistratura riesce ad arrivare dove la politica, al netto dei proclami, non ha saputo o non ha voluto arrivare. È questa la strada che ora si apre davanti a Comunità vittime di scelte inopportune e rischiose».

Anche i sindaci dell’Aro Ba2, i primi in Puglia a portare i loro Comuni sulla strada delle buone pratiche ecologiche a cominciare dalla raccolta differenziata porta a porta, si compattano sul fronte del dissenso. Duro il commento del sindaco di Bari, Antonio Decaro: «La Regione ha ignorato il mio parere negativo». Mentre è corso ai ripari il governatore della Puglia, Michele Emiliano, che ha chiesto ai propri Uffici «una rivalutazione della procedura autorizzativa alla luce delle direttive politiche e tecniche di cui all’emanando Piano Regionale dei Rifiuti».

Secondo Di Ciaula, inoltre, l’impianto di ossicombustione sarebbe la sperimentazione su scala industriale di un impianto pilota già attivo su Gioia. «Un impianto che tra il 2005 e 2016 ha avuto solo 44 giorni di accensione – spiega Di Ciaula – e sul quale Arpa ha sempre espresso parere negativo».

Secondo Vito Antonacci, di Zero Waste Italy: «Un impianto inutile, costoso, dannoso e finanziato con soldi pubblici che servirà a bruciare rifiuti provenienti da altre regioni. Faremo di tutto per impedirlo. In questa storia il commissario di Ager, Gianfranco Grandaliano, non dice tutto. In una audizione del 10 marzo 2016 davanti alla Commissione parlamentare, già sosteneva che per l’impianto di Gioia del Colle si stava “procedendo eventualmente a metterlo su scala industriale”. Traete voi le conclusioni».

Al centro delle polemiche è finto anche il riuso delle cosiddette «perle vetrose», le scorie prodotte dall’incenerimento dei rifiuti che potrebbero essere riutilizzate nel campo dell’edilizia. Di Ciaula frena anche qui. «Non sappiamo ancora se sono tossiche o no – spiega - in impianti simili vengono trattati rifiuti eterogenei dalla composizione più varia».

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