BARI - «Non ho sentito parlare di questi temi come si sarebbe dovuto nella campagna elettorale nel nostro Paese. Sono temi scomodi, difficili, che possono disturbare e che possono anche fare perdere dei consensi. Invece è una realtà sulla quale noi dobbiamo misurarci perché è da secoli che parliamo di mafia nel nostro Paese». Lo ha detto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, parlando oggi a Bari, a margine di un evento organizzato dall’Assostampa Puglia in vista della Giornata nazionale contro le mafie che si terrà mercoledì 21 marzo a Foggia.
Don Ciotti ha ricordato che già «nel 1900 don Sturzo disse 'la mafia ha i piedi in Sicilia ma forse ha la testa a Roma', e aggiunse una drammatica profezia: 'risalirà sempre più forte e più crudele verso Nord fino ad andare oltre le Alpi'». «E' la realtà di oggi che non ci fa dimenticare - ha concluso - i notevoli passi in avanti che sono stati fatti, le cose positive realizzate anche negli ultimi tempi».

Per il fondatore di Libera, gli scontri e le divisioni tra le forze politiche frenano l'efficacia della lotta alla mafia.
«Certo - ha evidenziato - perché ci vuole, non nelle parole ma nei fatti, la continuità nel parlare di questi problemi». Don Ciotti ha rilevato che «anche se la strada è sempre in salita, la continuità non può essere oggetto solo di qualche momento, all’indomani di alcune tragedie come è successo questa estate con 4 morti a San Marco in Lamis (Foggia)». «Un mondo - ha ricordato - che ad agosto accese i riflettori su quel territorio che da tempo gridava che aveva bisogno di maggiore attenzione e maggiori investimenti».
«La politica - per Ciotti - non può arrivare solo sull'onda di alcuni momenti». «Mi fa piacere ricordare - ha aggiunto - che tutti i provvedimenti della Commissione Antimafia sono stati presi con voto unanime». «Questo - ha concluso - è un dato di positività perché vuol dire che, quando si vuole, le varie forze politiche possono, su temi che riguardano il bene comune di tutti, unire le forze senza mettersi a fare giochi che vanno a frenare percorsi in cui dobbiamo fare passi in avanti».

LA MAFIA DEL GARGANO: IMPENETRABILE - «La mafia del Gargano è una mafia particolare. La mafia foggiana, di Cerignola (Foggia), è stata sottovalutata per lungo tempo: 300 morti ufficiali» e «nell’80% dei casi non si conosce la verità; l’ultimo collaboratore di giustizia è del 2007. Perché lì, in molte di quelle realtà, la famiglia è quella biologica. E quindi un po' come la 'ndrangheta ha poche affiliazioni, proprio per cercare di essere più impenetrabili», ha spiegato don Ciotti
«Ecco perché bisogna unire le nostre forze, perché corruzione e mafia sono i parassiti che ci impoveriscono un po' tutti». «Ci vuole una corresponsabilità - ha suggerito - perché è il 'noi' che vince e non l’opera di navigatori solitari». «Ognuno - ha sottolineato - è chiamato nel proprio ruolo a fare la propria parte. E ci vuole anche da parte di noi cittadini la corresponsabilità». «Collaborare con le istituzioni che fanno le cose giuste - ha concluso - ma essere anche una spina nel fianco se non fanno quello che devono».

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