BARI - A poco più di un mese della vista a San Giovanni Rotondo sui luoghi di San Pio, Papa Francesco torna in Puglia, sulle orme di don Tonino Bello, il vescovo di Molfetta morto 25 anni fa per il quale è in corso la causa di beatificazione, ma che già da tempo i fedeli pugliesi considerano un santo.
La nuova visita del Papa si svilupperà in due tappe nell’arco di una mattinata, e partirà dall’estremo sud della regione, dal paese salentino di Alessano, dove don Tonino nacque nel 1935 e dove è sepolto, e si concluderà a Molfetta, dove fu vescovo per oltre dieci anni.

Ad Alessano il Papa andrà a pregare sulla tomba del 'vescovo degli ultimi' che fu anche presidente di Pax Christi, ne incontrerà alcuni familiari, poi un gruppo di ammalati, una famiglia di rifugiati della Siria e incontrerà due giovani immigrati ospiti del locale centro di accoglienza.

Poi, in elicottero si sposterà a Molfetta dove celebrerà la messa su un palco allestito a ridosso del porto. L’elicottero papale atterrerà in un piazzale tra il Duomo e il lungomare che costeggia tutta l’area portuale. Una strada che Bergoglio percorrerà con la papamobile attraverso un itinerario che si svilupperà dentro la città, fino alla Cattedrale, in un prevedibile bagno di folla, visto che per l’evento sono attese almeno 40.000 persone. Poi il Papa concelebrerà la messa con 60 vescovi, impugnando il pastorale in legno di ulivo che era di don Tonino e che la Diocesi custodisce insieme con la croce del suo vescovo più amato.

«Ho chiesto personalmente alla gendarmeria vaticana - ha raccontato oggi colmo di gioia l'attuale vescovo di Molfetta, monsignor Domenico Cornacchia - se il Santo Padre potesse. Mi hanno detto di sì». «Quindi - ha aggiunto - è già pronto. E’ il pastorale che don Tonino ha usato, su cui è scolpito un ramoscello d’ulivo, e su cui c'è lo stemma di don Tonino: una croce alata». «E il messaggio che noi vogliamo cogliere da questa circostanza del 25/o anniversario della morte del servo di Dio - ha evidenziato il vescovo - è proprio questo: la croce non è mai pesante se noi mettiamo delle ali si suoi piedi, le ali della speranza, della fiducia e della gioia».

La vicinanza agli ultimi, ai poveri, alle persone che soffrono e in particolare a coloro che sono oppressi dalle guerre: erano questi i caratteri distintivi dell’impegno di don Tonino che lo accomunano spiritualmente a Papa Bergoglio. Se oggi l’orrore arriva soprattutto dalla Siria, negli anni '90 gli orrori della guerra erano nel cuore dell’Europa, a pochi chilometri da noi. Furono anni in cui don Tonino non risparmiava le sue preghiere e le sue azioni per la pace, come quando, nel 1992, già duramente provato dalla malattia che lo avrebbe ucciso entro un anno, raggiunse con centinaia di volontari l’altra sponda dell’Adriatico alla guida di una marcia per la pace dentro la città di Sarajevo, martoriata dalla guerra e da mesi sotto l’assedio serbo. 

(di Paola Laforgia, ANSA) 

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CITTA' DEL VATICANO - «Siamo tutti figli di Dio, fratelli e sorelle, in questo mondo che ha tanta sete di pace». E’ una frase che il Papa ha detto oggi ricevendo i monaci della Confederazione Benedettina, ma che ben si attaglia, oltre che alla situazione globale, alla visita che Francesco farà domani in Puglia nei luoghi di don Tonino Bello, l’ex vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi ricordato come pastore degli ultimi e soprattutto vero apostolo della pace e del disarmo.

La visita cade a 25 anni dalla morte di «don Tonino», avvenuta a Molfetta (Bari) il 20 aprile del 1993, e prima di giungere nella città sede della diocesi che dallo stesso fu retta per 11 anni, fino alla morte prematura per tumore allo stomaco, il Papa sarà anche nella località che a lui ha dato i natali il 18 marzo 1935, Alessano (Lecce), nel cui cimitero il presule è sepolto.

Don Tonino Bello può ben considerarsi un precursore di quella "Chiesa in uscita», «povera e per i poveri», marchio del papato di Francesco, che va a rendergli omaggio pur essendo egli stato - o forse proprio per questo - un pastore 'scomodò, non sempre in linea con i voleri delle gerarchie. «Vorrei essere un vescovo fatto popolo, un vescovo elevato alla dignità di popolo», diceva don Tonino all’inizio del suo servizio a Molfetta. E a chi gli chiedeva le componenti della sua formazione umana, religiosa e pastorale, rispondeva con semplicità e immediatezza: «il Vangelo degli ultimi». Peraltro, «la Chiesa del grembiule» (l'unico 'paramentò indossato da Gesù nell’Ultima Cena) è l’espressione coniata da don Tonino per indicare il servizio ai fratelli, l'amore per gli ultimi, il coraggio di denunciare le ingiustizie sociali, la scelta eroica della nonviolenza e della pace.

Saranno meno di quattro ore di visita, tra le due località pugliesi (il Papa torna nella regione dopo essere stato il 17 marzo a San Giovanni Rotondo, sulle orme di Padre Pio), ma dense di contenuti e implicazioni. Francesco, giunto in aereo allo scalo militare di Galatina da Ciampino, arriverà in elicottero alle 8.30 ad Alessano, sostando in preghiera sulla tomba di don Tonino e salutando i familiari. Quindi incontrerà i fedeli, pronunciando un discorso, sul piazzale antistante il cimitero. Trasferitosi a Molfetta, vi celebrerà la messa alle 10.30 sul porto, di fianco il Duomo. Alle 12.00 decollo per il Vaticano.

Sin dagli esordi, il ministero episcopale di don Bello fu caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava segni di potere e da una costante attenzione agli emarginati. Nel 1985 fu indicato dalla presidenza Cei a succedere a mons. Luigi Bettazzi alla guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. In tale veste si ricordano diversi duri interventi: tra i più significativi quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l’intervento bellico nella Guerra del Golfo, quando manifestò un’opposizione così radicale da attirarsi l’accusa di istigare alla diserzione. Nel settembre 1990 fondò a Molfetta il mensile Mosaico di Pace, mentre fra 1990 e 1992 scrisse alcuni articoli sul Manifesto.

Già operato di tumore, il 7 dicembre 1992 partì con circa 500 volontari da Ancona per la costa dalmata da cui iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da mesi sotto assedio serbo. L’arrivo nella città assediata, sotto il tiro dei cecchini serbi, fu caratterizzato da maltempo e nebbia. Don Tonino parlò di «nebbia della Madonna" (celebrata, appunto, in data 8 dicembre). Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ne ha avviato il processo di beatificazione. «Al momento si sta procedendo alla stesura della 'positiò sulla vita, sulle virtù e sulla fama di santità», ha detto il postulare, mons. Luigi Michele De Palma. E chissà che la visita papale non serva ad accelerare l’iter.

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