di Mauro Ciardo

«Ho conosciuto don Tonino quando era fresco di nomina a parroco a Bologna e con il tempo ho sempre ascoltato i suoi messaggi».

Risalgono agli anni ‘60 i ricordi dell’ex presidente della Commissione europea Romano Prodi sul profeta di pace don Tonino Bello e ieri ha voluto raccontarli mentre era ospite di un convegno sul tema “Mediterraneo ed Europa” organizzato dalla Fondazione che porta il nome dell’amato presidente di Pax Christi, in occasione dei 25 anni alla sua morte.

Per Prodi, accolto dal presidente della Fondazione Giancarlo Piccinni, è stata anche l’occasione per legare gli insegnamenti del Servo di Dio alla geopolitica internazionale.

«I valori dell’accoglienza e della solidarietà cari a don Tonino sono valori che devono essere comuni a tutta l’umanità – ha dichiarato l’ex presidente del Consiglio - non solo dell’Italia e non solo oggi. Abbiamo bisogno di più Europa, non di meno Europa - ha aggiunto - ci sono tanti nazionalismi ed è come un pane mezzo cotto che va cotto fino in fondo e ci vuole una grande visione politica per questo. Il Mezzogiorno è in un crisi terribile. Prima di tutto dobbiamo riprendere la fiducia e seguire degli esempi virtuosi con una vera carica umana e qui tornano i discorsi di uomini come don Tonino Bello, che era mezzo bolognese avendo studiato all’Onarmo e ogni volta che veniva diceva sempre messa nella mia parrocchia. Allora non lo conoscevano – ha ricordato Prodi - lo vedevano come uno strano prete venuto dal Sud ma, adagio adagio, si è fatto conoscere. Lui credeva molto nella gente invitandola a cantare in coro. Ecco, il Meridione non canta in coro, invece deve prendere in mano il proprio destino».

Non sono mancati passaggi sulle emergenze pugliesi e salentine in particolare, tra cui la vicenda Tap e l’istituzione delle zone economiche speciali.

«Ho insistito tanto perché si creasse un equilibrio rispetto al Nord nell’arrivo del gas – ha rimarcato Prodi - tutto arriva dalla Russia e dalla Germania quindi ho detto creiamo un nuovo hub, un nuovo incrocio che venga al Sud. Capisco che bisogna prendere tutte le precauzioni possibili – ha aggiunto - ma bisogna essere uniti nell’idea di equilibrare con grandi iniziative il Sud rispetto al Nord. Bisogna creare una politica meridionale vera, l’istituzione delle Zes potrebbe essere una delle soluzioni per il rilancio del Sud però gli spazi per queste zone sono limitati; aiutano certamente perché potrebbero essere un esempio ma per queste cose – ha concluso - occorre una voce comune».

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