Lamezia, presentato programma Intercultura: le testimonianze e le emozioni dei ragazzi

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Lamezia Terme - Brasile, Canada, Africa, Tailandia, Cina sono solo alcuni dei paesi raccontati dalle voci dei ragazzi che hanno vissuto o vivranno l'esperienza di Intercultura. All'interno della cornice della Fiera organizzata dall'ITE De Fazio al chiostro di San Domenico, l’Associazione Intercultura che si occupa di scambi studenteschi in oltre 60 paesi del mondo, ha fatto conoscere i programmi di ospitalità per ragazzi stranieri che vogliono studiare in Italia, ma anche le opportunità di studiare all'estero per ragazzi italiani. 

I ragazzi vengono ospitati da famiglie che si candidano volontariamente a fare questa esperienza accogliendo un ragazzo proveniente da un altro paese, con una cultura diversa, come obiettivo più grande: quello di aprirsi alla comprensione, alla tolleranza, al dialogo. Come Letizia, lametina, che è stata accolta per un anno da una famiglia in Tailandia e raccontando la sua esperienza precisa: "Ho scelto questa associazione perchè è no profit, e mi sono sentita protetta perchè è un'associazione a livello mondiale - sulla sua esperienza in Asia racconta che - inizialmente comunicavo in Inglese ma pian piano ho imparato anche il Thai". Oppure Giovanni, che è stato per due mesi nella Repubblica del Sud Africa: "L'unica cosa di cui mi pento – ammette - e non aver fatto il programma più lungo, perchè per un paese così diverso due mesi sono solo di ambientamento, però lo farei altre mille volte perchè un'esperienza così viva deve essere vissuta". 

La nascita di Intercultura

Intercultura affonda le sue radici in un'organizzazione umanitaria denominata American Field Service (AFS) nata nel 1915 da un'idea di alcuni giovani volontari americani, che animati da uno spirito umanitario andavano al di là dei confini nazionali per prestare soccorso ai feriti della Prima Guerra Mondiale. E in breve tempo più di 2700 giovani aderiscono e salvano vite. Così come faranno anche durante la Seconda guerra mondiale. A partire dal 1947 iniziano i programmi di scambio culturale per ragazzi liceali con l'obiettivo di creare dei veri e propri ponti culturali per diffondere la pace. In Italia i primi scambi avvengono tramite l'Ambasciata Americana, ma nel 1955 nasce AFS Associazione Italiana. Nel 1977 la rappresentanza italiana di AFS diventa "Intercultura" e il cambio di nome porta con sé anche un cambiamento di rotta, il baricentro dell'Associazione non è più negli scambi studenteschi in senso lato, ma ha come obiettivo l'educazione interculturale, intesa come valore per costruire la pace nel mondo.

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Come spiega la professoressa Ornella Molinaro, volontaria dell’associazione AFS Intercultura: "Circa 2200 ragazzi italiani ogni anno partono verso l'estero di cui il 75% con borse di studio, e 1000 ragazzi stranieri che vengono a studiare in Italia". Tra i ragazzi presenti per dare la loro testimonianza anche Natalie di 15 anni dalla Cina, che è stata sei mesi ospite di una famiglia lametina e adesso si trova a Cosenza per altri sei mesi con un'altra famiglia, ammette che "la lingua italiana è davvero difficile per me, ma l'Italia è bellissima". Innamorata dell'Italia anche Umema dal Canada, ospitata da una famiglia cosentina "sono in Italia da 7 mesi, mi trovo troppo bene e non voglio più ritornare a casa. Per me Cosenza è la più bella città d'Italia".

Pronte per la partenza invece Clara, lametina, che partirà per gli Stati Uniti: "È un'esperienza che voglio vivere per crescere, per maturare, per avere la possibilità di dire che dopo aver fatto questa esperienza sarò completamente un'altra persona". Giorgia, invece, partirà l'anno prossimo per il Brasile: "Non vedo l'ora di partire, e non mi aspettavo che tra i tanti paesi messi come opzione capitasse proprio il Brasile un paese così lontano da noi, sono contenta". 

Presente all'incontro la famiglia Conte di Squillace, già premiata da Intercultura Nazionale nel Congresso che si è tenuto a Matera, per aver realizzato tre ospitalità annuali per una ragazza danese, un'austriaca e una americana, che anche in questa occasione ha ritirato un premio. La famiglia ha raccontato la propria esperienza di ospitalità: "Si sono creati dei legami inspiegabili, un vortice di emozioni che ci ha travolto in pieno già quando siamo andati in aeroporto a prendere la prima ragazza che abbiamo ospitato, ci siamo abbracciati come se la conoscessimo da sempre. Le dinamiche che si sono create nel nucleo familiare non erano quelle di avere in casa una persona sconosciuta, ma un membro della nostra famiglia". 

Antonia Butera

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