Madonna del Conforto, 60 mila in Cattedrale. Bassetti: "Stop clericalismo"

Folla record alla Messa solenne della Madonna del Conforto. "La chiesa soccorra i feriti della vita". Il mio legame con Arezzo"

Bassetti e Fontana in Cattedrale

Bassetti e Fontana in Cattedrale

Arezzo, 15 febbraio 2018 - "La chiesa si rinnovi e vada incontro alla gente". Il cardinal  Bassetti riporta in Cattedrale la chiesa di papa Francesco. E la racconta alla folla della Madonna del Conforto, sessantamila persone che dall'alba fino a mezzanotte hanno invaso il Duomo, onorando l'appuntamento annuale con la festa della fede. E all'apertura del sinodo.

"Se fossi rimasto vostro vescovo anch'io avrei convocato un Sinodo". Chiede il rinnovamento della pastorale. "La catechesi è lunga ma spesso i contenuti sono poveri".

Davanti una folla forse mai vista alla messa pontificale. In prima fila tutte le autorità. "La chiesa sinodale deve spezzare le divisioni, è un cammino insieme. Non è corsa ai primi  posti". E una parola forte la spende contro il clericalismo. "Il Sinodo è unione, il clericalismo è divisione: tutela dei piccoli angoli di potere di un parroco o dei laici ai quali distribuisce una parte dei suoi compiti, ben disposti a farsi clericalizzare. E questo va superato".

 «Torno a casa e per una giornata speciale». Non dice storica, anche se un po’ lo è: ma Gualtiero Bassetti privilegia sempre il tratto più familiare. Però confessa la sua emozione. «A quasi venti anni dalla mia nomina ad Arezzo mi è stato chiesto di essere qui per la Madonna del Conforto e per inaugurare il Sinodo: ed è una richiesta dell’Arcivescovo Fontana che leggo come un segno di grande affetto».

Torna non solo da Cardinale ma per la prima volta anche da presidente della Cei. E’ lassù, in un osservatorio sotto il quale passa tutta la chiesa italiana: ma nella quale Arezzo mantiene un posto speciale. «E’ il momento di un cambiamento profondo e non di facciata: e so che Fontana giustamente è quello che chiede al Sinodo». Lo inaugurerà durante la Messa pontificale. Intorno a lui altri Vescovi: da Agostinelli a Cetoloni, da Castellani a Giovannetti, da Meini a Santucci, da Simoni a Tardelli.

Ma anche i 470 padri sinodali. Beninteso: il nome è enfatico ma nasconde tranquilli signori e gentili signore scelte tra le parrocchie. Circa 320 laici, 120 sacerdoti e una trentina tra suore, religiosi e diaconi. Tutti convocati per l’evento: e ci sarà anche un maxi-poster con i loro nomi. Poi l'otto aprile la seduta plenaria, nella navata di San Domenico. E a ruota l’inizio dei lavori delle commissioni.

Una cinquantina, tre i filoni principali: l’identità ministeriale, la missionarietà e l’organizzazione pastorale. Ma intanto oggi è soprattutto la Madonna del Conforto. Che arriva al culmine di una settimana dove già migliaia di persone sono salite in Cattedrale per la novena. Dalle 6 portoni aperti, un rito sacro ogni ora: con i punti forti non solo alle 10.30 ma anche alle 18 (la Messa celebrata dal Vescovo) enel pomeriggiola tradizionale benedizione dei bambini.

Il clima è quello che ormai generazioni di aretini hanno mandato a mente: i banchi fuori del Duomo tra brigidini e mele di Pippo, l’afflusso compatto da via Cesalpino e dalle scale mobili, decine di confessori, centinaia di coristi da tutta Arezzo. E i fiori che già ieri avevano cominciato a colorare la cappella della Madonna del Conforto. «La chiesa, diceva don Mazzolari prima ancora del Concilio, è un ‘ospedale da campo’ pronto a raccogliere e consolare i feriti della vita».

Il racconto di Bassetti parte da un’immagine forte. «Ovunque spingo per la chiesa della misericordia e della consolazione: è un momento nel quale siamo sottoposti a grandi prove, nella vita della società italiana e delle nostre città. E la Madonna del Conforto è sempre stato il mantello sotto il quale trovare protezione».

Lui per primo, come ha raccontato tante volte. «Ma c’è un’altra parola d’ordine: la conversione. Le città sono piene di gente che giudica ma solo chi cambia il proprio cuore va al di là della superficie». E dunque l’appello per il Sinodo? «Cambiare davvero, convertirci, aprirci a chi soffre e a chi è solo. E riscoprire la parola, senza la quale la chiesa è povera».

Un vero e proprio programma di lavoro, che prende il suo abbrivio dalla festa che conosce come le sue tasche. Tra pochi mesi saranno passati vent'anni dalla sua nomina a Vescovo di Arezzo. "E' un periodo che non dimenticherò mai: per questo ogni volta è come se ritornassi a casa". Un ritorno oggi per l’ennesimo bagno di folla. «Il legame con Arezzo non si è mai interrotto, anche perché vive di rapporti personali, di amicizie, di una strada comune». 

Che è poi in quelle poche decine di metri che dividono l’altare centrale della Cattedrale dall’immagine invetriata. Tra le migliaia di candele che saranno accese e poi spente dopo pochi minuti. Beh, per finire di bruciare c’è un anno intero: e vedrete che si scioglieranno presto.