Betori: "La crisi della fede è data dalla mancanza di speranza"

Firenze, 6 gennaio 2018 - «Se oggi constatiamo una diffusa crisi della fede, ciò appare legato anche all'oscuramento della speranza nell'orizzonte di molti, in particolare della cultura diffusa, così piegata sul momento presente, povera di memoria e intimorita di fronte al futuro». Lo ha detto il cardinale Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, nella sua omelia in Duomo per l'Epifania, aggiungendo anche che il «tragitto della vita non può isolarsi dal mistero del male presente nella storia»: occorre ovviamente «una forte capacità di discernimento e una presa di distanza da ogni commistione».

«La fede richiesta, come insegnano i Magi, deve avere il carattere dell'adorazione e del dono» ha detto ancora Betori. «La fede è un servizio, un umile prostrarsi di fronte a colui che riconosciamo come la sorgente della nostra vita e il suo senso ultimo, la sua meta definitiva». Ma, «occorre anche offrire: lo fanno i Magi» e «anche a noi è chiesto di farlo, privandoci di ciò a cui potremmo pensare di affidare la nostra esistenza, perché è proprio donando che giungiamo alla radice di noi stessi, al suo fondamento, che è proprio quel Bambino che contempliamo».

«L'incontro con il Bambino non chiude il cammino - conclude Betori -, perché i Magi ora devono tornare al loro paese. Così è per noi. La fede non ci isola nella contemplazione, ma questa, l'adorazione e l'offerta, rinvia al mondo, al nostro mondo, muniti di una consapevolezza nuova, una conoscenza che illumina in modo decisivo la storia, una testimonianza da offrire a tutti. Il mondo ci attende, spogliati dei nostri falsi beni e arricchiti da un incontro che ora ci spinge verso nuovi incontri, verso tutti. È la missione l'esito ultimo della vera fede».