Fiorentina: Chiesa-Simeone, la meglio gioventù è viola

L’esplosione definitiva di Federico va di pari passo con il ritorno al gol del Cholito. Spesso giocano più vicini: la coppia funziona e promette altre serate da urlo

Chiesa abbraccia Simeone dopo il gol al Torino

Chiesa abbraccia Simeone dopo il gol al Torino

Firenze, 27 ottobre 2017 - Ha festeggiato il (gran) gol di Simeone come se avesse segnato lui. Con la stessa veemenza che ti porta a correre come un forsennato per abbracciare un compagno che sentiva il peso di un periodo senza reti. Chiesa in certi atteggiamenti non sembra avere la freschezza dei vent’anni, che porta con incredibile padronanza. No. Già troppo esperto per capire che la rete del Cholito, oltre a mettere al sicuro il risultato contro il Torino, servirà per il cammino futuro della Fiorentina e quello del suo giovane bomber. Per questo Fede lo ha rincorso, abbracciato a lungo, urlando la sua gioia come se fosse una liberazione da quello che poteva essere, a lungo andare, un pauroso spettro da scacciare.

Una reazione simile l’ha avuta poco dopo con Babacar, segno evidente che nessuno deve essere lasciato indietro, ma preso per mano per farlo sentire sempre importante. E soprattutto che qualunque tipo di incomprensione è finita prima di inziare, cioè dopo il rigore di Benevento che Baba avrebbe voluto calciare. E che dire del loro abbraccio a fine partita, nonostante baba pochi minuti prima avssse tentato il tiro piuttosto che servire il compagno libero? Sfumature importanti per confermare che lo spogliatoio della Fiorentina è sempre più unito e i giovani – uno in particolare, Chiesa – sia fondamentale come i senatori. Ma la vera sorpresa è un’altra: i viola corrono sulle ali dell’incoscienza, spinti da una coppia che è diventata la punta di un iceberg che inizia a diventare pericoloso (per gli altri). O meglio, potrebbe esserlo se la crescita di Chiesa e Simeone andrà di pari passo con quella della Fiorentina. Fanno la differenza, continuano a migliorare e a limare le imperfezioni che possono avere i diamanti grezzi. Difetti, certo, ma sempre di gioielli stiamo parlando. I numeri parlano per loro e soprattutto per la squadra, che sta riprendendo quanto perso per la strada, a patto che si pensi solo a lavorare e a poco altro.

Troppo facile dire che entrambi hanno il calcio nel dna, figli di grandi fuoriclasse. Perché non è sempre una regola, ma spesso un’eccezione. Ci perdonerà Hagi che forse avrebbe solo bisogno di un po’ di fiducia e magari un briciolo di continuità che in questo momento non trova, almeno in maglia viola. I numeri ci sono e forse bisogna solo aspettare il proprio turno, come del resto sta facendo Lo Faso, che dopo l’apparizione di Benevento è tornato in panchina, a disposizione, come un soldatino ubbidiente. Non è scontato, perché in un mondo – non solo quelle del pallone – che va a mille all’ora il rischio di bruciare le tappe è totale. Il garante è Stefano Pioli, che sta gestendo talenti e squadra nella maniera migliore. I risultati si vedono.

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