Il sacerdote viene spostato in altra parrocchia: Messa saltata, rivolta tra i fedeli

Accade a don Jean Claude Muala Kabunda, rimosso in tutta fretta tra Natale e Capodanno dalla Curia di Orvieto-Todi

Sacerdote, foto generica

Sacerdote, foto generica

Orvieto, 4 gennaio 2018 - Non ha avuto nemmeno il tempo di salutare i suoi parrocchiani, tanta è stata la velocità con cui la Curia di Orvieto-Todi ha destinato don Jean Claude Muala Kabunda al nuovo incarico ecclesiastico. Tutto è avvenuto sotto le feste, tra Natale e Capodanno, lasciando intere comunità di fedeli con l’amaro in bocca e pure senza un paio di cerimonie religiose.

Il sacerdote congolese, vicario domenicale delle parrocchie di Collelungo e Acqualoreto, ma al servizio anche dei piccoli centri di Morre e Morruzze, nel comune di Baschi, è stato assegnato ad altre chiese del territorio: Fabro, Fabro Scalo e Montegabbione, secondo quanto si apprende. Fatto sta che la decisione di spostare il religioso, adottata dal vescovo monsignor Benedetto Tuzia, è arrivata come fulmine a ciel sereno e in un periodo dell’anno particolarmente ‘caldo’ per i fedeli.

La partenza improvvisa di don Jean Claude – che ormai da anni aiutava il parroco, don Mario Venturi, in particolare nelle celebrazioni domenicali – ha fatto saltare due messe importanti: quelle del 31 dicembre e del primo gennaio. Non solo. Molti anziani che non essendo più in grado di spostarsi erano soliti ricevere a casa la visita del sacerdote, hanno dovuto rinunciare alla novena proprio nei giorni di festa.

Tra gli abitanti delle zone rimaste ‘orfane’ del loro vicario serpeggia malumore. La gente non l’ha presa bene. A farsi portavoce del malcontento è Costantino Paolini: «Nessuno si è preoccupato di avvisarci», tuona il cittadino di Morre, amareggiato per una decisione inaspettata. «Eravamo affezionati a don Jean Claude, col quale – continua – si era instaurato un rapporto di autentica amicizia. Andava a trovare i malati nelle loro case e aiutava i catechisti nella preparazione dei bambini ai Sacramenti. Senza alcun preavviso ce l’hanno portato via, ma noi lo rivogliamo».

Il vicario era diventato un punto di riferimento solido per gli abitanti del comprensorio: 800 anime in tutto, molte delle quali ultrasessantenni. Numeri che di certo non aiutano la gestione delle attività pastorali, ma che al tempo stesso non servono a placare le polemiche. «Siamo rimasti senza prete e senza messe – conclude Paolini –; alcuni dal dispiacere non hanno trattenuto le lacrime ». L’auspicio adesso è che si trovi in fretta una soluzione.