Altre crepe tra i renziani. Il rischio è affondare con Maria Elena: così c’è chi spera in un passo indietro del segretario per ricucire con Grasso

Finora era solo un’ipotesi. Il più apocalittico, ma anche il più improbabile degli scenari. Ma da ieri è una possibilità tutt’altro che fantascientifica. Perché è certo che gli effetti delle rivelazioni in commissione Banche del presidente (uscente) della Consob, Giuseppe Vegas, sugli incontri con l’allora ministra ministra delle Rifome, Maria Elena Boschi, si faranno sentire nelle rilevazioni dei prossimi sondaggi. Avvicinando ulteriormente il Partito democratico a quel punto di non ritorno del 20 per cento, che traformerebbe le prossime elezioni in una Caporetto.

Allarme rosso – Tanto per il Pd quanto per i destini di tanti parlamentari, renziani compresi, consapevoli che, più i voti si riducono meno chance ci sono di essere rieletti. Una preoccupazione ormai talmente diffusa e condivisa, taciuta solo per il timore di ‘rappresaglie’. Ma basta chiudere i taccuini, per sentirsi ripetere, dietro garanzia di anonimato, ragionamenti più o meno identici. “Ma come si fa a non prendere atto di quello che sta succedendo?”, sbotta un parlamentare di fede renziana. Il timore è che la linea della difesa senza se e senza ma della sottosegretaria Boschi, ormai ampiamente abbracciata dal segretario del Pd Matteo Renzi e dal premier Paolo Gentiloni (“tutto chiarito”) non farà che produrre ulteriori danni e allontanare altri elettori dal Pd. “Senza contare che siamo solo all’inizio”, osserva l’esponente del Pd. Come a dire che il bello deve ancora venire. Perché adesso si temono altri siluri dalle audizioni a Palazzo San Macuto del governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, in calendario per il 19 dicembre, e, soprattutto, dell’ex ad di Unicredit, Federico Ghizzoni (il 20). Il manager citato da Ferruccio de Bortoli nel suo libro Poteri Forti (o quasi), al quale, secondo l’ex direttore del Corriere della Sera, l’allora ministra delle riforme “non ebbe problemi a rivolgersi direttamente” nel 2015  per chiedergli “di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”. Circostanza smentita dalla Boschi (che ha citato per danni De Bortoli, ndr), ma mai da Ghizzoni, che la prossima settimana riferirà sull’episodio in commissione Banche.

Rischio crollo – Insomma, tra i peones del Pd, la paura di non essere rieletti cresce man mano che i sondaggi scendono. Ed è chiaro che anche per Renzi, un risultato intorno al 20% equivarrebbe al tramonto della sua leadership all’interno del Partito democratico. Magra consolazione per chi non riuscirà a tornare in Parlamento. Senza contare che, a questro punto, lasciare la nave che affonda per cercare riparo sulla scialuppa di Liberi e Uguali – lì i giochi sono praticamente già fatti – sarebbe una missione impossibile. Un’alternativa per limitare i danni, in realtà ci sarebbe. E, sebbene timidamente, in molti tra i dem hanno iniziato ad auspicarla. “Se Renzi si facesse da parte, con un altro segretario sarebbe possibile riallacciare i rapporti con il partito di Grasso”, sussurrano in Transatlantico. Correre in coalizione aumenterebbe, del resto, le chance di essere rieletti. “Ma aspettarsi un passo indietro da Matteo è semplicemente impossibile”, ammette, rassegnato al suo destino, un deputato dem.

Twitter: @Antonio_Pitoni