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Sassari

Torralba, mamma fa uno scherzo su Fb e il parroco nega la comunione al figlio

Gianni Bazzoni
Torralba, mamma fa uno scherzo su Fb e il parroco nega la comunione al figlio

Una foto di Ronaldo con una didascalia che collega la smorfia del campione all'assunzione dell'ostia scatena la reazione di don Antonio Simula. Per calmare le acque è dovuto intervenire il vescovo

22 settembre 2018
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TORRALBA. La preoccupazione di tanti bambini quando si avvicina il giorno della prima comunione: l'ostia consacrata che si attacca al palato. Una di quelle cose che da sempre ti raccomandano: non deve succedere. E quando hai 9 anni è una bella responsabilità. Puoi anche allenarti, ma quando sei lì è un'altra cosa.Una giovane mamma di Torralba (piccolo comune di 970 abitanti nell'antica regione del Mejlogu) ha pensato di scaricare la tensione dei più piccoli pubblicando la faccia di Cristiano Ronaldo con una smorfia. Una immagine presa in prestito dalla pagina Facebook "Commenti memorabili" e sotto la scritta: «Quando facevi la comunione e ti rimaneva l'ostia attaccata al palato».

L'iniziativa spiritosa però, non è piaciuta al parroco don Antonio Simula, 49 anni di Ittiri, che sotto uno dei commenti ("lo schiaffetto della cresima serve a fartela staccare") si è esibito su Fb - dove appare piuttosto attivo - con una dichiarazione per niente scherzosa: «Possiamo farlo evitare a ...(il nome del bambino) il 6 ottobre p.v.». Tradotto in termini semplici significa che il sacerdote ha deciso di escludere il piccolo di 9 anni dalla prima comunione. Non è uno scherzo. E la domanda è: cosa c'entra il bambino? Niente, ma i social sono un'autostrada senza segnali e regole dove tutti si inventano autoritari, anche quando basterebbe una risata e il dialogo (quello vero) per superare le incomprensioni.

Così quella smorfia nell'immagine del cinque volte Pallone d'Oro rischia di scatenare reazioni persino superiori all'espulsione del fuoriclasse portoghese dalla sfida di Champions League ad opera del frettoloso arbitro tedesco Felix Brych. «Pensavo fosse una cosa superata - racconta la mamma del bambino - anche se quelle affermazioni di don Antonio mi avevano dato da pensare. Solo dopo ho capito che mio figlio era stato escluso davvero dalla prima comunione. Il parroco infatti mi ha anticipato la decisione e ha comunicato alla catechista l'elenco dei tre piccoli, il quarto, mio figlio, era stato depennato». Nella chat del catechismo gira la convocazione della riunione nel salone parrocchiale, e la mamma decide di presentarsi insieme al suo compagno, il padre del bambino, anche se non convocata. «Davanti a tutti il parroco ha detto che il bambino non avrebbe più fatto la prima comunione - prosegue la mamma del ragazzino - sottolineando che non eravamo stati capaci di prepararlo al meglio. E, anzi, che era mancato alle lezioni del catechismo. Una affermazione subito smentita anche dalla catechista».

Don Antonio (già trasferito a Sassari, alla parrocchia del Sacro Cuore, ma che fino al 27 ottobre gestirà prime comunioni e cresime a Torralba) nel frattempo diventa "Don Ronaldo" e nei confronti del bimbo di 9 anni di Torralba scatta la solidarietà dei altri compagni. Due - d'intesa con i genitori - fanno un passo indietro: «Se non c'è lui neanche noi facciamo la comunione, non lo lasciamo da solo». È un momento delicato, perché quel dialogo su Facebook viene letto da tante persone. Il bambino si chiude, cambia gli atteggiamenti. Torna a dormire nel lettone dei genitori, chiede spesso: «Ma voi mi volete bene?».

La mamma - che lavora nella scuola e ogni giorno opera accanto ai più deboli - si muove e difende il suo piccolo a spada tratta. Arriva al vescovo monsignor Gian Franco Saba che attraverso il vicario fa sapere che è tutto a posto. Tutti i bambini di Torralba il 6 ottobre sono ammessi alla prima comunione. E fa un richiamo formale: la missione pastorale nelle parrocchie non passi attraverso Facebook. Non ci sarebbe altro da aggiungere se non che per un certo periodo nel profilo di don Antonio Simula erano comparsi Messi e Ronaldo affiancati. E che tutta la vicenda si poteva superare senza creare una pressione psicologica su un bimbo di 9 anni. Perché un sacerdote non può punire un bimbo per il post (tra l'altro non offensivo di una mamma) e assumere atteggiamenti che sanno di vendetta anzichè di comprensione e perdono.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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