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30 settembre

Lettere al Direttore (1)

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emanzini@laprovinciacr.it

02 Ottobre 2017 - 04:05

IL CASO
Annunci fuorvianti e colloqui farsa. Siamo senza lavoro e pure presi in giro
Signor direttore,
vorrei che prendesse in considerazione di scrivere un articolo sulla frode lavorativa che noi poveri disoccupati stiamo subendo. Ho fatto quattro colloqui e tutti nello stesso modo pubblicano cercando segretari, magazzinieri o addetti vendite. Al primo colloquio ti fanno credere di dover fare il lavoro per cui ti sei iscritta e poi il giorno dopo misteriosamente la selezione si è già fatta e hai la giornata di prova o selezione per scoprire che farai la promoter ‘porta a porta’. È uno schifo.
Questo è il mio post di fb.
‘Oggi vorrei denunciare quelle fantastiche teste... che mettono gli annunci di lavoro per segretaria e invece quando vai al secondo colloquio salta fuori che devi fare il promoter. Già la gente è disperata per il lavoro ma anche presa in giro anche no vero? Poi oltretutto mettendo un annuncio di lavoro falso e anche facendo un primo colloquio in cui ti viene raccontata un’altra cosa rispetto a quella che andrai a fare. Si chiama frode o pubblicità ingannevole, sono da denuncia’!
Vorrei che prendesse in considerazione l’argomento: già siamo disperati, ma essere presi in giro anche no.
Luna Ferrari
(Cremona)

La sua lettera racconta una verità nota che molto spesso resta sotto traccia. Far credere di offrire un posto di lavoro come impiegata o magazziniere e poi proporre il ‘porta a porta’ è semplicemente da mascalzoni.

LA POLEMICA
Senza memoria i Paesi che ostacolano l'accoglienza
Egregio direttore,
terminata la guerra, nel 1945 alcune famiglie del mio paese sono emigrate in Svizzera costrette ad abbandonare le proprie radici dalla miseria che la guerra aveva arrecato. Personalmente ora provo imbarazzo a scrivere parole per quelle tante creature prese dal mare per colpa della parte peggiore dell’umanità che osserva e ripudia con cieca indifferenza l’accoglienza a coloro costretti ad abbandonare la propria casa. Il nome della Libia ha riempito, ora nei colori della retorica ed ora in quelli della tragedia, trentacinque anni della storia d’Italia.
Oggi, quel nome è di nuovo sulle pagine dei giornali ed emerge, come un enigma preoccupante, dal fermento del mondo amaro. Quei Paesi che ostacolano l’accoglienza hanno dimenticato che la loro colonizzazione ha provocato il numero non precisabile di morti, distruzioni, violenze, atrocità dell’occupazione. La stragrande maggioranza di uomini, donne, bambini, fuggono dalla guerra per non morire, consapevoli di dover affrontare la guerra per vivere.
È commovente rileggere i tanti poeti che hanno scritto canti per i senza patria: «Edmondo De Amici 1882; «Gli emigranti», cogli occhi spenti, con le guance cave, pallidi, in atto addolorato e grave, sorreggendo le donne affrante e smorte ascendono la nave come s’accende il palco de la morte; ecc. ecc.». Warsan Shire: «Nessuno lascia casa a meno che la casa non sia la bocca di uno squalo».
Parole che dovrebbero far meditare quei Paesi che hanno occupato il suolo africano e oggi negano accoglienza senza il ricordo del loro passato.
Antonio Danesi
(S. Daniele Po)

Stanca di certe leggi
A volte offendono la nostra intelligenza
Egregio direttore,
a volte, mentre guardo la TV, mi chiedo se sono nata da un uovo di struzzo kaztakistano covato da Topo Gigio. Sento il Papa che dice di accogliere e condividere, quando nel lussuoso stato Vaticano non ti fanno entrare con disinvoltura, e sgombrano i clochard dal colonnato del Bernini per decoro, e vedi il cardinale Bertone salire su una lustrissima Mercedes con autista. Grazie a Dio, Gesù è risorto (cosi dicono) senno si rivolterebbe nella tomba. Quando vedi volti stupiti per la faccenda dei baroni universitari. Wow! L’acqua calda è... veramente calda! In un paese dove nella maggior parte dei casi trovi ‘il posto’ se sei tesserato o conoscente di qualcuno. Quando senti che il governo ha istituito una linea per chi chiede asilo (diritti e doveri...) ma dov’è la novità? In un Paese dove non si coglie l’opportunità ma si sfrutta l’occasione. Dove lo ius soli aiuta l’integrazione, mentre la Francia ci ha fatto capire che non è cosi, ma credere nelle favole fa sempre bene. Dove una nonnina di 90 anni viene sfrattata in un zona terremotata, mentre si lascia ai domiciliari un assassino. Ma questa è la legge ti dicono. Vabbè! Continuiamo a offendere l'intelligenza degli italiani.
Cristina Roncaglio
(Cremona)

Ius Soli da approvare
Il Pd trovi il coraggio di porre la fiducia
Egregio direttore,
il ministro Alfano, con un’ennesima giravolta, ha dichiarato che lui e il suo partito non approveranno mai la legge sullo jus soli in discussione in Parlamento: ciò che lascia perplessi, aldilà delle valutazioni di merito sulla legge, e aldilà dei frequenti cambi di direzione del personaggio, cambiamenti degni di un protagonista di drammi pirandelliani, è il fatto che il partito di cui Alfano è leader, Alleanza Popolare, è un partito minuscolo, sovrarappresentato nel governo rispetto alla sua consistenza, il cui unico obiettivo è sopravvivere alle future elezioni politiche. Ma più lascia perplessi l’atteggiamento del Pd il quale, pur dichiarandosi favorevole al provvedimento, afferma che, venendo meno l’appoggio di Alfano, «non ci sono i numeri per l’approvazione della legge». Eppure, i ‘numeri’ ci potrebbero essere se solo il governo e il Pd mettessero la fiducia, sfidando al voto gruppi come MDP-art. 1 e Sinistra Italiana, che si sono da subito dichiarati favorevoli al progetto. Si dice che porre la fiducia sia rischioso per la tenuta del governo ma, una volta posta, se andasse bene, si potrebbe ottenere un risultato positivo; diversamente, il Pd potrebbe dire di aver fatto di tutto per l’approvazione. In fondo, i partiti alla sinistra del Pd hanno già dimostrato, ad esempio con l’approvazione del codice antimafia, di poter votare a favore del governo in casi particolari. Temo, però, che la ‘pavidità’ mostrata dal Pd in questa occasione dipenda dal fatto che nel partito stesso non c’è la volontà politica di andare avanti sulla questione dello jus soli fino in fondo; e temo, altresì, che tale atteggiamento non solo non porterà consensi al Pd ma gli alienerà anche quelli di chi (e sono sempre di meno) crede ancora negli intenti riformatori del Partito Democratico.
V. Montuori
(Cremona)

Quello di Lia Bellingeri
Nel saggio di Tanzi un nome dimenticato
Egregio direttore,
vorrei esprimere la mia perplessità dopo aver letto il saggio ‘La Zenobia di don Alvaro e altri studi sul Seicento tra la Bassa Padana e l’Europa’ firmato da Marco Tanzi, critico d’arte e docente universitario. Nel testo viene citato più volte il nome di Lia Bellingeri, esperta d’arte di tale periodo storico, e non solo, nome che poi non si ritrova nell’elenco di riferimento. È una svista? Ora, in prossimità della mostra del Genovesino, di cui la Bellingeri ha scritto l’unica biografia pubblicata (L. Bellingeri ‘Genovesino’, Ed. Congedo Lecce 2004), non vorrei si ripetesse la stessa svista. In tal caso si tratterebbe realmente di una casualità? Il dubbio sarebbe legittimo.
Anna Maria Lolli
(Vezzano sul Crostolo - Reggio Emilia)

Frutta povera ma buona
I prugnoli (o brugnoi) stanno scomparendo
Signor direttore,
qualche giorno fa mentre lavoravo in campagna (con la falciacondizionatrice) una macchina entra nel campo e vedo scendere una famiglia cinese (genitori e tre ragazzini) che si dirigono con ceste e borse in mano verso i prugnoli (in dialetto brugnoi), piante che stanno scomparendo dalla campagna della bassa lodigiana. Mi chiedono se possono raccoglierle. Col permesso accordato mi viene in mente che fino a qualche anno prima venivano dei pensionati a raccoglierli e con loro avevo stretto una specie di ‘amicizia’. Mi raccontavano che è un frutto ricco di vitamina C e che viene utilizzato per fare marmellate, bibite ma soprattutto, un ottimo liquore. Ed era questo lo scopo della loro raccolta, mi spiegavano anche come lo fanno: zucchero, vino bianco, alcol e bacche di prugnolo maturo, e si ottiene un buon liquore digestivo, mentre con la distillazione dei frutti si ottiene un’ottima acqua vite. I fiori si possono usare per infusi lassativi e diuretici, così come le foglie. Va bene per raffreddore e mal di gola. Mi dicevano che molti anni fa le rive dei fossi e i campi erano pieni di fiori, frutti ed erbe con proprietà toniche, astringenti, ad esempio, la malva cui le foglie bollite in pentola e filtrate si ottiene un ottimo disinfettante per la bocca e le gengive ed inoltre fa bene anche alla gola. Mi parlavano della valeriana, del ribes nero, i cui frutti vengono sfruttati per fare il bargnolino. Addirittura, mi spiegavano che ogni regione ha il suo metodo, loro usano il barbera, altri il gutturnio, scaldano il vino, poi mettono lo zucchero, mescolando finché non diventa sciroppo, si lascia raffreddare e si mette in un contenitore ermetico: un chilogrammo di prugnoli, l’alcol, si mescola agitandolo una volta al giorno per due mesi, poi si filtra e si imbottiglia. Mi raccontavano che oggi, ormai l’industria e la chimica hanno sconvolto la mentalità delle persone e del non volere faticare, dispiace che non li ho più visti anche perché mi avevano regalato qualche volta una bottiglietta del loro lavoro, e mi hanno fatto ricordare quando io, da ragazzino, andavo con le donne anziane del mio paese a raccogliere la camomilla che oggi è considerata un’erba infestante.
Filippo Boffelli
(Codogno)

L’Italia invecchia
Lo Stato deve investire nel Welfare
Signor direttore,
in un Paese come il nostro, dove l’invecchiamento della popolazione segue ritmi superiori che nel resto del mondo, risulta essere operazione alquanto ardua e delicata discutere di welfare, pensioni, assistenza, invalidità e e reversibilità senza tenere in giusta considerazione che la quota di Pil che annualmente questo problema assorbe cresce in maniera esponenziale, risultando alla lunga un problema difficilmente sostenibile in relazione anche al fatto che la quota di occupati e di giovani nel nostro Paese è costantemente e inesorabilmente in calo e nessun flusso migratorio, seppur controllato e gestito in modo corretto, può sopperire anche perché spesso il periodo di lavoro non è legato a lunghi periodi e in molti casi il grado di occupazione risulta essere molto ridotto. Che sia necessario una rivisitazione del sistema di sostegno alle famiglie e ai pensionati risulta evidente e non più procrastinabile alla luce di un sempre maggior impoverimento della classe media e un progressivo allungamento dell’età pensionabile con evidenti squilibri non tanto nei conti pubblici ma anche e soprattutto nei confronti di tutte quelle famiglie che si ritrovano persone mature ancora intrappolate nel mondo del lavoro e giovani che non riescono a trovare un ingresso stabile e duraturo che li possa portare a una carriera lavorativa continua e si vedono spesso costretti ad un precariato dannoso per l’economia del Paese oltre che deleterio ai fine pensionistici grazie ad una riforma previdenziale che ha visto nella legge Fornero il crollo delle future pensioni ben al di sotto della metà dei redditi percepiti dai lavoratori attivi. Risulta quindi necessario rivedere tutto il sistema alla luce del cambiamento in atto, dando sostegno al settore previdenziale sia in termini di crescita delle pensioni (mi riferisco allo spessore degli importi) sia in relazione ai tempi di uscita dal mondo del lavoro, distinguendo le prestazioni di natura assistenziale da quelle di erogazione delle pensioni pure, non penalizzando le une a scapito delle altre garantendo equità sugli assegni erogati sia in forma di pensione diretta che di reversibilità garantendo prestazioni dignitose anche a chi ,come le donne non sono riuscite ad accumulare contributi continuativi a causa del loro ruolo che spesso le ha viste costrette a scegliere fra lavoro famiglia e figli ritrovandosi cosi penalizzate in misura molto maggiore rispetto agli uomini.
Enrico Bonali
(FARE! Cremona con Tosi)

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