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8 Gennaio

Lettere al Direttore

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gbonali@laprovinciacr.it

10 Gennaio 2018 - 11:47

In italia solo unioni civili
Matrimonio gay ovunque in Europa
Signor direttore
informo il signor Antonioli che il matrimonio gay egualitario vi è in tutta l’Europa civile e cristiana, tranne che in Italia, e grazie all’ex premier Matteo Renzi e la Cirinnà senza l’apporto dei voltagabbana pentastellati e le destre omofobe ed ipocrite, dal 2016 vi è il solo riconoscimento delle unioni civili senza l’acquisizione dei figli. Figli viventi di nessuno secondo la legge, che non sono comprati, ma crescono sani e felici ed amati da stabili famiglie omogenitoriali. Ai bambini non interessa il sesso dei genitori, ma vogliono essere accuditi senza pregiudizi malefici e razzisti degli adulti!
Non si sceglie di essere omosessuali, ma si nasce gay, etero, lesbiche, e transessuali più o meno velati, repressi e alcune volte liberati, e non si è fatti di solo sesso biologico, ma di identità di genere, di ruolo, espressione ed orientamento sessuale ed affettivo, che tra loro sono cose ben differenti. L’essere gay appartiene a qualsiasi categoria sociale: ricchi, poveri, avvocati, operai, insegnanti, muratori, giocatori di calcio anche di serie A, papi, vescovi e preti.
La natura è anche omosessuale dalla nascita degli esseri viventi. La famiglia non è naturale, ma è una costruzione culturale che si trasforma nella Storia. Prima ci si sposava per uscire di casa o per la dote, e gli uomini per fare i padri padroni, e schiavizzare le donne. Ora una famiglia su tre è formata da single senza figli, oppure da un genitore con figlio, da genitori separati, divorziati, conviventi o risposati, o da famiglie gay e di fatto.
Luciano Bartoli
(Cremona)


Dimissionario a Gussola
Ho rifiutato i giochetti di partito
Signor direttore,
scrivo riguardo alle mie dimissioni da consigliere comunale e capogruppo di maggioranza del Comune di Gussola. Oltre ai concetti elencati sugli organi di stampa ci tengo aggiungere che il sindaco e gli assessori sono stati più volte sollecitati ad intervenire nei confronti di chi nel nostro gruppo aveva più a cuore solo ed esclusivamente gli interessi della sua parte politica invece di mettere a disposizione il suo ruolo amministrativo a favore di tutti i gussolesi. Non ho mai chiesto la testa di nessuno. Ma richiamare costei ai suoi doveri da consigliere come più volte e capitato al sottoscritto mi sembrava il minimo sindacale: o lavori per il comune o lavori per il partito. Ma per convenienza politica non è stato fatto e dato il che io mi sono calato in questa esperienza senza nessuna tessera di partito, ma da libero cittadino che si mette a disposizione della comunità, non ho inteso sottostare oltre a tutto il resto, anche a questi giochetti.
Amilcare Boni
(Gussola)


Ridateci Risi, Monicelli & c.
Commedia italiana ignorata dalle TV
Gentile direttore,
osservando la programmazione televisiva ci si accorge che non vengono più trasmessi i film della commedia italiana. I vari Risi, Monicelli, Pietrangeli, Comencini, Loy... E’ un peccato, quello italiano è il migliore cinema mondiale insieme a quello Usa, che è per lo più italo americano. E’ opportuno che la tv italiana riprenda a trasmetterlo.
Silvio Pammelati
(Roma)


Non per i sacchetti bio
Torniamo a indignarci per la collettività
Egregio direttore,
sono d’accordo con il signor Predabissi e la sua missiva del 6/1 sul fatto dei sacchetti bio. Basta guardare certi programmi tipo stile ‘dalla vostra parte’ per rendersi conto che ormai gli italiani si indignano solo quando viene toccato il loro orticello e quando c’è da attaccare chi ti sta vicino. Quando ci sono problemi che riguardano la collettività chi se ne frega. Una volta che sto bene io...
Continuiamo così. Cito il presidente della Onlus ‘La via del sale’ formata da ventenni, che ha fatto costruire case definitive per i terremotati del centro Italia a prezzo minore delle casette dello stato: «Quando facciamo qualcosa tutti insieme per gli altri, diventiamo immortali. Noi moriamo ma verremo sempre ricordati per quello che abbiamo fatto».
Dimostrazione che se vogliamo le cose le possiamo cambiare. Altro che farli fuggire all’estero, col danno che ne deriva per la società. Teniamoceli stretti in Italia i nostri giovani. Se non si cambia registro finiremo proprio male.
pedro7306@alice.it


Proverbi e saggezza
Non sempre è un bene fare del bene
Signor direttore
volendo esaminare la saggezza di taluni proverbi e confrontarli con la propria esperienza di vita, puoi arrivare al risultato che il proverbio: a far del bene non si sbaglia mai è. Sbagliato, perché a volte le più vigliaccherie denigrazioni le ricevi proprio da chi gli hai fatto del bene disinteressato. Ma ciò non deve regalarci l'attenuante per giustificare che per colpa di qualcuno non faccio del bene a nessuno, anche perché, se hai fatto bene a far del bene lo capisci dopo.
Pietro Ferrari
(Cremona)


Sono sempre più violenti
Quanti migranti ospita il Vaticano?
Signor direttore,
una notizia raccapricciante di qualche giorno dove nella notte di capodanno in una centralissima piazza di Firenze alcune persone italiane sono finite all’ospedale massacrate da un gruppo di nordafricani senza un motivo ne un perché ne una ragione nulla.
Stile arancia meccanica hanno titolato sapientemente alcune testate nazionali e subito la mia memoria è corsa indietro di qualche anno dove un nero a Milano ha ammazzato quattro persone a picconate senza un motivo ne una ragione. Poco dopo come una beffa mi giunge notizia che l’ormai islamizzato papa Bergoglio insiste anche per questo 2018 all’accoglienza di certe belve. Papa che per evidentissime ragioni è ai minimi storici in fatto di popolarità, un papa che predica bene ma razzola male e mi chiedo come mai se è cosi martellante nell’accoglienza poi però nell’harem del Vaticano non vi sia nemmeno un immigrato proveniente da qualche ‘celebre’ barcone.
Così mentre il sangue mi gela, capisco che l’Italia in fatto di immigrazione non ha due cancri, ma tre: l’ignoranza del popolo bue, i politici di sinistra e lei, la signora chiesa. Chiaro che con questi tre ‘cancri’ l’Italia è destinata a soccombere in modo fulminante e non ci si stupisca se poi capitano fatti come quelli sopra elencati. Anzi purtroppo la cronaca nera è destinata col tempo ad elencarne sempre più.
Marco Pedrabissi
(Trescore Cremasco)

Da spelacchio al lido estivo
A Roma grandi idee da far ridere
Signor direttore,
è ancora emozionante ascoltare ‘La nevicata del ’56’ di Franco Califano, resa memorabile dall’interpretazione di Mia Martini: vi si descriveva l’incanto della Capitale imbiancata dall’ eccezionale evento. Il 56 è un numero incombente su Roma: 56 (mila euro) sono infatti stati spesi per il trasferimento dell’ormai tristemente famoso abete natalizio dal Trentino al suo Golgota in piazza Venezia, suicidatosi poi per le miserie viste lungo le strade dell’Urbe. Ci eravamo illusi, colpiti dalla lungimirante oculatezza con cui si rinunciava alla candidatura olimpica, quando l’ipotesi della realizzazione di un nuovo stadio ci fece sobbalzare.
In attesa di un progetto realizzabile, già presentato un Gran Premio in circuito urbano che dovrebbe mitigare lo scoramento degli interventisti appassionati di motori. Avviandoci verso l’estate, ecco poi l’idea di un ‘lido’ per i romani sull’esempio di quello visibile sulla Senna a Parigi: lì però gli autobus ci arrivano senza sparire nelle buche, e pure in orario! Tra tanta spumeggiante euforia, non è esclusa la costruzione di un museo della ‘Pubblica cazz..’ edificato con l’immondizia non smaltita. Ci sarà da ridere.
L. L.
(Casalmaggiore)

IL CASO
MALVEZZI RIPASSI LA STORIA DEL CAMBONINO LO VOLLE IL SINDACO VERNASCHI, DELLA DC

Signor direttore,
ho visto sulle pagine del suo quotidiano che il consigliere comunale Ventura ed il consigliere regionale Malvezzi partono da un atto di quattro deficienti che hanno compiuto atti vandalici al Cambonino la notte di capodanno per condanne faziose, illogiche e fuori luogo rivolte ad amministratori comunali di oggi e del passato. Per l’oggi ha risposto, secondo me con argomenti plausibili, il consigliere Burgazzi. Per il passato mi sono sentito ingiustamente tirato in ballo in quanto assessore delegato della giunta Psi–Pci–Pri (sindaco Zanoni, assessore all’urbanistica De Crecchio) negli anni 1975-80 in cui nacque il quartiere Cambonino. Il consigliere Malvezzi scrive che Burgazzi non conosce la materia. Lui, che la conosce, attesta che i fatti del Cambonino sono la «dimostrazione plastica del fallimento delle scelte urbanistiche che negli anni ’70 sono state perseguite ideologicamente dai partiti di sinistra». Direi che la frase è «la dimostrazione plastica» del fatto che il consigliere Malvezzi non sa cosa è avvenuto negli anni ’60-’70. Vorrei ricordarlo, senza alcuna demonizzazione. All’epoca il governo di centrosinistra (il termine ha un significato diverso da oggi, la Dc era la forza maggiore ed il Pci era opposizione) aveva da tempo, anche sulla spinta di lotte popolari per la casa, legiferato finanziamenti per nuovi quartieri, di edilizia popolare, cooperativa e privata con relativi servizi, nelle città italiane. I Comuni, se volevano, dovevano tempestivamente decidere in merito nei propri piani urbanistici. Il Comune di Cremona lo fece con una amministrazione di centrosinistra, sindaco dc Vernaschi, prevedendo al Cambonino (preferito rispetto ad altre aree Peep possibili a Cavatigozzi e via Zaist) un nuovo quartiere di circa 8.000 abitanti. Nel 1975 la maggioranza cambiò e si trovò di fronte alla scelta o di rinunciare (cosa assurda perché il problema casa c’era e come) o di costruire sull’area già prevista del Cambonino. Si decise in questo senso, non era possibile spostare la scelta in altre aree o su costruito da restaurare. Quello che fece la giunta cui partecipavo fu ridurre la popolazione prevista per il quartiere da 8.000 a 4.000 abitanti, ampliando il verde ed i servizi. Nessuna diabolica ideologia di sinistra portò alla scelta del Cambonino. Del resto Comuni democristiani come Brescia e Trento utilizzarono quelle leggi per quartieri periferici anche più popolosi del Cambonino.
Mi sembra davvero mortificante per la dialettica politica utilizzare le gesta dei quattro deficienti della notte dell’ultimo dell’anno con strampalate ed inesatte motivazioni attuali e di fantasia storica.
Giuseppe Azzoni
(Cremona)
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Caro Giuseppe, il Cambonino c’è e non possiamo tollerare che sia ghettizzato. E’ parte di Cremona e deve essere integrato alla città. Ne ha tutte le potenzialità. Inoltro le tue osservazioni al sindaco: al tema cruciale della rivitalizzazione del centro storico affianchi nella sua agenda quello, non meno importante, del Cambonino.

LA POLEMICA
Scherma, dal 2000 organizziamo gare al Palaradi

Egregio direttore
ho letto l’articolo pubblicato il giorno 5 gennaio 2018 riguardante la scherma e precisamente la II° Prova di qualificazione Regionale di Spada che si è svolta al PalaRadi. Sono 36 anni che faccio parte del Consiglio dell’Accademia d’Armi, società storica nata nel 1900 e tutt’ora presente sul territorio cremonese, e desidero fare alcune precisazioni.
Non è la prima volta che la scherma viene presentata al palazzetto dello sport (ora PalaRadi). L’Accademia d’Armi portò la scherma al palazzetto all’inizio dell’anno 2000 con il Memorial L. Rossini gara nazionale di spada maschile e femminile.
Da allora l’Accademia d’Armi ha sempre organizzato gare regionali e nazionali portando sulle pedane spadisti, fiorettisti, e sciabolatori ad alto livello tecnico, come l’edizione della Coppa Italia del 2017 con 485 partecipanti.
Non è mia intenzione fare polemiche di nessun tipo, ma solo informare i lettori il più correttamente possibile.
Laura Lattanzi Ardigò
(Cremona)
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Lei ha ragione, la vostra società ha una lunga tradizione. «La prima volta» del nostro articolo era riferito alla società Club Scherma Cremona, al suo esordio come organizzatrice di una manifestazione al Palaradi.

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Commenti all'articolo

  • marino.pasini

    10 Dicembre 2018 - 20:53

    Caro Direttore, ancora una volta la geografia, per i giornalisti è approssimativa. Soncino non è Cremona - invece i redattori del TG1 hanno dato il titolo del notiziario delle 20 di lunedì 11 dicembre, dicendo che lo spray al peperoncino è stato usato in una scuola di Cremona -. Solo entrando nei dettagli della notizia è spuntato il nome del luogo dove è avvenuto il fattaccio, cioè Soncino. La cittadina di Soncino dista circa trenta chilometri da Cremona e la sua amministrazione ha chiesto di passare con Brescia, città più vicina come chilometraggio e culturalmente per i soncinesi. Quei soncinesi che conosco frequentano Crema, piuttosto che Cremona e si sentono cremaschi, non cremonesi. Contano ancora le elementari nozioni di geografia oppure, nel tempo libero, i giornalisti metropolitani non dovrebbero far ripetizioni di geografia? Di errori del genere ne capitano parecchi. La provincia di Cremona è composta dal casalasco, cremasco e cremonese. ben distinti e lontani. Marino Pasini

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