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Lettere al Direttore del 23 Gennaio

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aferrari@laprovinciacr.it

25 Gennaio 2018 - 10:17

D’alema c’è cascato
Dare del fascista è il solito teatrino
Caro direttore,
sono sempre i soliti, privi di fantasia e di capacità politica, ma si sa che quelle doti presuppongono una intelligenza che a loro manca... anche se hanno fatto la normale di Pisa. Lo dimostra il seguito di insuccessi politici che lo hanno bloccato al nastro di partenza. Mi riferisco a D’Alema che sul Corriere della Sera dice di essere ‘preoccupato per la deriva fascista della Lega’.
Quando vedono i consensi sfumare e il loro potere diminuire, come ultima spiaggia, da sempre, non trovano di meglio che dare del fascista alla concorrenza! Classico esempio di pochezza miserabile e di ottusità.
Alessandro Mezzano
(Cremona)


Sanità e burocrazia
Ho l’esenzione ma ora devo pagare gli esami
Egregio direttore,
scrivo per mettere a conoscenza chi legge di quanto riesca ad essere illogica la burocrazia del nostro sistema sanitario pubblico.
I fatti: essendo ipertesa necessito annualmente di controllo della pressione arteriosa e per questo motivo sono in screening presso il centro ipertensione dell’ospedale di Cremona. Nel gennaio 2016, come di consueto, prima di recarmi in reparto per la visita - l’elettrocardiogramma e il monitoraggio (holter) - passo dal Cup che inserisce nell’impegnativa il codice di esenzione riportato sul mio ‘cartellino rosa’ (A31).
A distanza di quasi due anni, a dicembre 2017, ricevo da parte dell’ospedale una richiesta di pagamento per prestazioni sanitarie.
Chiedo spiegazioni e, benché nel codice di esenzione con validità illimitata e benché l’impegnativa risalga al 2016 (nel 2017 sono state modificate le prestazioni esenti) siano compresi sia l’elettrocardiogramma che l’holter ma non la visita di controllo, poiché il medico le ha unificate su un’unica ricetta anziché effettuarne due distinte (una per le prestazioni esenti e un’altra in cui inserire quella a pagamento) ora mi tocca pagarle tutte quante.
In buona sostanza la sottoscritta che non ha sbagliato né a compilare l’impegnativa né a rivolgersi al Cup il giorno della visita paga anche quello che non dovrebbe pagare.
Lascio a lei qualsivoglia commento, volutamente mi astengo dal farlo se non con un aggettivo: scandaloso!
Dafne Ferraresi
(Cremona)


Religione e scienza
Adamo ed Eva erano due scimmie?
Signor direttore,
la mia ex religione, ormai troppo impregnata da bottegai di Dio, mi diceva che la nostra umanità deriva da Adamo ed Eva, poi la scienza mi dice che l’umanità deriva dalla scimmia. Premesso che a causa del mio pessimismo, l’umanità è alla deriva e basta; sono blasfemo a ritenere che Adamo ed Eva erano due scimmie? È l’unico modo logico per concatenare le due versioni.
Pietro Ferrari
(Cremona)


Serve più responsabilità
Il lavoro in proprio è una ‘liberazione’
Signor direttore,
il lavoro può essere anche motivo di soddisfazioni, di autogestione e di creatività. Da secoli il lavoro in proprio, da soli o con soci, ha costituito una delle forme di liberazione dall’oppressione e dallo sfruttamento sul lavoro. La soluzione c’è. Bisogna semplicemente assumersi la decisione e la responsabilità... Perché aspettarsi sempre che ciò che ci riguarda dipenda sempre ed esclusivamente dagli altri?
Claudio Maffei
(Fasano del Garda)

Musica
Manca una radio per il rock italiano
Gentile direttore,
nella radio vi sono emittenti che trasmettono esclusivamente rock estero (ad esempio Virgin radio, radio Freccia, radio Rock, radio Sonica ecc) e altre che trasmettono solo la musica leggera italiana (Radio Italia). Non esiste una sola emittente che trasmetta il rock italiano (vedi Csi, Litfiba, Afterhours ecc. In passato c’era l’emittente Radio Rock Italia. Sarebbe opportuno rispristinarla.
Silvio Pammelati
(Roma)

Segre senatrice a vita
Sull’antifascismo si fa molta confusione
Egregio direttore,
sarei grato a Simonetta Dezi, autrice, a pagina 34 de ‘La Provincia’ del 20 gennaio del servizio ‘Quirinale. Liliana Segre senatrice a vita’, se potesse cortesemente sviluppare, chiarendolo, il concetto espresso nel seguente periodo: ‘Un segnale da parte del Colle, si ragiona in ambienti parlamentari, sulla assoluta impossibilità di negoziare valori fondanti come l’antisemitismo, l’antirazzismo e l’antifascismo, contro la violenza e il negazionismo’.
Claudio Fedeli
(Cremona)

Ci sono biondi e biondi
Per gli Usa Marylin meglio di Donald
Signor direttore,
non c’è mio coetaneo che sia rimasto indifferente all’avvenenza di Marylin Monroe (Norma Jean Baker il vero nome). Il suo mito si consolidò con il celebre ‘Gli uomini preferiscono le bionde’ (1953), dove nei panni di una ballerina a caccia di dote (Lorelei Lee), irretiva col suo fascino più di un rappresentante del sesso forte. La sua chioma dorata influenzò le acconciature delle donne di quegli anni che secondo le statistiche, surclassarono in ‘appetibilità’ grazie al paglierino pigmento le pur apprezzate brune nelle preferenze maschili. Donald Trump invece pur se biondo, non contribuirebbe di sicuro a far acquisire punteggio ulteriore alla categoria, se tale indagine fosse condotta sulle preferenze delle donne americane dei nostri giorni. Oltre a giudizi e comportamenti vergognosamente discriminatori nei confronti dell’altro sesso, dichiarazioni degne di un nostrano Teomondo Scrofalo, paonazzo frequentatore di bettole di ‘Greggiana’ memoria (vedi ‘Drive in’, 1983) riguardo i Paesi di provenienza di buona parte degli immigrati negli Usa, altre sue posizioni intransigenti hanno portato a chiederci con quale sicumera porti l’‘elaborata’ chioma per il mondo, quale rappresentante del Paese più ‘meticcio’ del globo. La percentuale di W.A.S.P. (white anglo-saxon protestant) ossia di bianchi anglo-sassoni protestanti fondatori della futura Federazione è infatti al lumicino, contaminata irreversibilmente da flussi di stranieri decennali, anzi centenari. Lui, quanto a dote, è senz’altro più fortunato del personaggio della Monroe, ma se opponessimo agli sproloqui di Trump l’ancheggiare della diva, scopriremmo quali dei due atteggiamenti contribuirebbe ad una maggiore considerazione internazionale verso la nazione che il ‘bullo’ sta invece compromettendo. Non ricorda qualcuno che in fatto di figuracce internazionali e ‘mi consenta’, di capelli la sa lunga?
Luciano Lazzari
(Vicobellignano di Casalmaggiore)

IL CASO

IL CASO VISITE A DOMICILIO, LA VALUTAZIONE FINALE SPETTA AL MEDICO CHE NE È RESPONSABILE

Gentile direttore,
la lettera di un lettore apparsa sul suo quotidiano nella rubrica Spazio aperto del 31 dicembre 2017 dal titolo ‘Se hai 39° di febbre il medico non arriva’, comprensibilmente merita alcune nostre considerazioni.
L’indicazione dell’Agenzia Tutela della Salute ai medici di famiglia è di rispondere con disponibilità e sensibilità alla richiesta di visite domiciliari. D’altro lato il contratto di lavoro di tali professionisti, anche per favorire l’appropriatezza delle richieste di interventi domiciliari e per assicurare la sostenibilità della effettuazione dei medesimi, prevede che «l’attività medica sia prestata nello studio o a domicilio, avuto riguardo alla non trasferibilità dell’ammalato».
II medico, a seguito di valutazione responsabile dei sintomi riferiti dall’assistito, nel corso del colloquio telefonico, può pertanto decidere in scienza e coscienza sulla necessità o meno della visita al domicilio. II diniego di visita domiciliare è assunta dal medico sotto la personale responsabilità e della medesima ne risponde direttamente per eventuali conseguenze negative che ne derivino.
E’ intuitivo pertanto come la qualità dell’assistenza dipenda dalla professionalità e disponibilità del singolo medico.
Le stesse considerazioni valgono per la contattabilità, in merito alla quale il contratto di lavoro prevede ugualmente un significativo grado di discrezionalità nell’assicurare modalità di ricezione telefonica o di altre forme di contatto. È tuttavia da ritenere consolidata una disponibilità alla ricezione delle esigenze dei cittadini quantomeno dalle ore 8 alle 10 del mattino e in altre fasce orarie successive a discrezione del sanitario.
Nel caso il lettore interessato volesse avviare un’istruttoria sull’accaduto (con la chiamata in causa del medico, affinché fornisca le ragioni della sua presunta insoddisfacente condotta), può circostanziare i fatti rivolgendosi all’ufficio relazioni con il pubblico (Urp) dell’Ats ai seguenti recapiti: mail urp@ats-valpadana.it tel. 0372/497215.
Del resto il coinvolgimento del medico per la richiesta di contro deduzioni, innesca sempre una revisione del proprio operato. L’iter che ne consegue, condotto secondo specifiche procedure, è uno strumento di ascolto dei cittadini per migliorare gli standard assistenziali e la condotta dei professionisti del sistema sanitario.
Dott. Gianmario Brunelli
(Direttore Dip. primarie)

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La sua replica è chiarissima e condivisibile. Date le indicazioni di massima, la qualità dell’assistenza dipende dalla professionalità e dalla disponibilità del singolo medico.

LA REPLICA

La ‘partita’ sull’ambiente si vince solo se c’è il coinvolgimento di tutti
Egregio direttore,
intervengo in merito alle sollecitazioni e proposte avanzate nella lettera del Presidente della FIAB Piercarlo Bertolotti sulle possibili azioni per contrastare l’inquinamento atmosferico. A nessuno sfugge che sull’ambiente ci giochiamo una partita decisiva per la salute e il benessere di ogni cittadino. Occorre però ribadire che su questo tema è fondamentale il coinvolgimento di tutti. All’impegno profuso dal Comune si dovrebbe trovare un accompagnamento concreto da parte delle politiche attuate a livello regionale. Per questo credo che ci voglia una netta discontinuità rispetto a quanto ha fatto (o non ha fatto) Regione Lombardia in questi anni per la qualità dell’aria. Come Piercarlo sa bene è stato grande l’impegno del Comune in questi anni su partite come le piste ciclabili (10 km in più rispetto al 2014, di cui quella di Cavatigozzi attesa da molti anni), le azioni sulla mobilità sostenibile, dalla vittoria importante del bando nazionale Casa-scuola e casa-lavoro, di cui FIAB è nostro partner importante, all’avvio del bike sharing a flusso libero, al Piano della sosta del 2015, che ha permesso di restituire ai cittadini cremonesi nuove aree pedonali (come largo Boccaccino e corso Matteotti), al rilancio del piedibus e la redazione e diffusione del metrominuto per favorire la pedonalità, oltre che la progettazione di altre quattro piste ciclabili che saranno realizzate entro il 2020. Ma oltre a questo siamo intervenuti per cercare di risolvere gli annosi problemi del traffico vicino alle scuole, come in via XI febbraio, al quartiere Po e a San Bernardo, e avviato la redazione del Piano Urbano della Mobilità Sostenibile (PUMS) che disegnerà nei prossimi anni la città più sostenibile che tutti desideriamo, dove non ci siano nuove strade ma trasformate quelle esistenti, messe in sicurezza, ben curate e compatibili con le esigenze di tutte le utenze, in particolare di pedoni e ciclisti. Il nostro auspicio è che tutti si mettano in gioco, partecipano e elaborino proposte, e da parte di Regione Lombardia ci sia davvero la volontà di cambiare passo sul tema dell'inquinamento atmosferico, con finanziamenti strutturali a favore dei Comuni per rinnovo del parco mezzi, sull’efficientamento energetico e progetti innovativi. Solo così le politiche potranno diventare più efficaci e concrete per un ambiente più sano e a misura d’uomo.
Alessia Manfredini
(Assessore all’Ambiente e alla Mobilità del Comune di Cremona)

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Commenti all'articolo

  • ilgurzo2003

    25 Gennaio 2018 - 12:23

    Il Comune continua a pensare che è SOLO colpa delle auto se abbiamo una pessima aria? E pensa davvero che invitando (costringendo) i cittadini ad usare la bicicletta sia LA soluzione? Siamo veramente messi male. Certo che c'è bisogno di interventi strutturali, ma non sono le piste ciclabili

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