L'ANALISI
04 Aprile 2019 - 08:57
PODHUM (4 aprile 2019) - Sono pochi gli italiani che conoscono il nome e la storia di Podhum, una cittadina oggi croata non lontana dal confine italiano. Qui nel luglio del 1942 gli italiani uccisero almeno 95 ragazzi e uomini dai 16 ai 64 anni, deportando il resto della popolazione in campi di concentramento sparsi un po’ in tutta Italia. Era una rappresaglia dai contorni non del tutto chiariti contro civili che comunque non c’entravano nulla: nella zona erano stati uccisi quattro maestri che imponevano l’italianizzazione forzata e poi c’erano continui atti di guerriglia partigiana. Insomma, era una rappresaglia contro gente comune, una di quelle rappresaglie che pensiamo abbiano fatto solo i tedeschi. Invece no, anche gli italiani sono stati capaci di azioni feroci, soprattutto in queste zone di confine che dalla fine della grande guerra ad anni recenti faticano ad assaporare la pace. Ed è proprio da Podhum che ieri è cominciato il viaggio della memoria. Vi partecipano oltre trecentocinquanta persone tra studenti, insegnanti, rappresentanti delle istituzioni e accompagnatori che dopo la tappa di ieri in Croazia visiteranno anche Trieste, Basovizza e Padriciano, tre luoghi che hanno visto gli orrori del Novecento.
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