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3 dicembre 2017

Non facciamo di tutta l'erba un fascio

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emanzini@laprovinciacr.it

04 Dicembre 2017 - 12:51

Non facciamo di tutta l'erba un fascio

Delle due l’una: o il Duce continua a far paura e siamo messi veramente male se temiamo i morti oppure si combattono i fantasmi perché si è incapaci di confrontarsi con i vivi. La vicenda è nota. Dopo essersi materializzato in varie località italiane e in parlamento con la discutibile iniziativa legislativa promossa dall’onorevole Emanuele Fiano (Pd), appare anche in provincia di Cremona lo spettro di Benito Mussolini. Lo evoca Mario Lottaroli, ex consigliere comunale di Rifondazione comunista a Crema, che lo scova tra le carte dell’archivio della biblioteca municipale. In quei faldoni era conservata la delibera del 20 maggio 1924, firmata dal sindaco Alberto Premoli, che accoglieva la proposta della giunta di conferire la cittadinanza onoraria al Duce.

Lottaroli ritiene un disonore che Crema non abbia ancora revocato quell’atto, come invece hanno fatto di recente altre città italiane. Perciò il suo partito, d’intesa con Sinistra Italiana, Anpi, Cub e Usb, ne chiede al consiglio comunale l’annullamento 93 anni dopo l’approvazione e a più di 72 dalla morte del beneficiario, ucciso dai partigiani il 28 aprile 1945. E’ singolare che si ponga la questione adesso ed è curioso che nessuno l’abbia sollevata prima. Solo ora se ne sente la necessità? Subito dopo la Liberazione, quando il Paese era lacerato e ancora sanguinavano le ferite provocate dalla guerra civile scoppiata dopo l’8 settembre del ’43, la revoca di quell’atto avrebbe avuto un senso ben più pregnante del significato simbolico che oggi Matteo Piloni, segretario provinciale del Pd e assessore comunale a Crema, attribuisce alla delibera che sarà votata dal suo consiglio comunale. Quello sarebbe stato un taglio netto col passato. Questa decisione avrebbe tracciato una linea di demarcazione tra il Ventennio, con la sua propaggine repubblichina, e l’Italia repubblicana. È singolare, dicevamo, che non si sia provveduto in tal senso e che oggi lo Stivale sia preso dalla smania di cancellare quell’onorificenza, ora considerata un’infamia. Si ripete a mo’ di slogan che la storia non si riscrive. E’ vero. Ma è altrettanto indiscutibile che sbaglia chi decontestualizza le vicende storiche. Discutiamo di una cittadinanza onoraria, non dell’uccisione di Matteotti o delle leggi razziali.

È un errore fare di tutta l’erba un fascio. Anche le pagine più nere del passato non vanno cancellate, ma ricordate a futura memoria e a beneficio dei posteri. Un atto che non riverbera effetti sul presente deve essere conservato, così come si preservano i monumenti e gli edifici in stile fascista che sono testimonianze di quell’epoca e che documentano le ambizioni imperiali del regime. Sospettiamo che anche tra noi si annidino talebani che vorrebbero radere al suolo le Colonie padane, la palazzina della società canottieri Baldesio, la Galleria, la sede del Provveditorato agli studi e ogni lascito tangibile del fascio. Per fortuna l’Italia non è l’Afghanistan. Tuttavia i fautori del pensiero unico colpiscono e fanno danni anche qui. Legittimano le loro azioni con il clima di odio e di violenza che riaffiora nel Paese. L’intolleranza è sia di destra sia di sinistra, ma un inguaribile strabismo politico la vede solo da una parte.

Sarebbe interessante indagare perché Crema decise di nominare l’allora presidente del consiglio cittadino onorario mentre Cremona non lo fece. Voleva ingraziarsi il dittatore? La rivalità tra Roberto Farinacci e Benito Mussolini potrebbe essere all’origine del diverso orientamento delle due città. Richiede molto meno impegno schierarsi invece di interpretare, approfondire e capire. E’ disarmante la disinvoltura con la quale esponenti degli opposti schieramenti sposano una causa o la combattono. Stefania Bonaldi, sindaco di Crema, si è detta favorevole alla revoca. Giorgio Gori, che a Bergamo guida una coalizione di centrosinistra, non porterà in consiglio comunale una richiesta analoga con 1.500 firme. Chi ha ragione? Una cosa è certa: la politica avrebbe ben altro di cui occuparsi che riesumare salme e rispolverare carte ingiallite dal tempo. 

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