Como, formiche
e cicale in Comune

Tutti conoscono la storia della cicala e della formica. Ma, non ce ne voglia Heather Parisi, a noi cala poco delle cicale e parecchio della formica. Che era quella laboriosa e previdente nel far provviste per l’inverno, mentre l’altra si godeva un’estate beata e dissennata di canti e ozi, salvo poi ritrovarsi spiazzata all’arrivo della brutta stagione. Che stia succedendo qualcosa di simile nell’amministrazione comunale di Como? Sarà mica, come paventa qualche linguaccia, che i due consiglieri comunali, Matteo Ferretti e Sergio De Santis che hanno salutato le liste elettive di Forza Italia e della Civica del sindaco Landriscina per approdare (pro tempore?) al gruppo misto sono le provviste per un inverno politico burrascoso? Potrebbe andare così se i due, come sibilano le lingue di cui sopra, approdassero al gruppo di Fratelli d’Italia e se l’ex parlamentare Alessio Butti, dominus comasco di quel partito, non fosse un politico avveduto, navigato e con la testa inchiodata sulle spalle che mai gli permetterebbe di minacciare o condizionare la sopravvivenza della maggioranza di centrodestra, fresca della riconquista di palazzo Cernezzi dopo 5 anni di triste opposizione. Poi a chi gioverebbe creare scompiglio? In fondo Forza Italia, la Lega e lo stesso Fdi hanno appena siglato un patto di sangue per riconquistare anche il governo nazionale, che certo aiuterà a superare le ruggini e le incomprensioni che hanno sempre caratterizzato dalle nostre parti i rapporti tra gli ex An e il Carroccio. E anche il ricordo, ammesso che sia vero perché si sa, le malelingue sono in servizio permanente effettivo, del veto leghista, promulgato addirittura dal gran capo Salvini, a un’eventuale candidatura a sindaco di Alessio Butti in alternativa a quella di Landriscina. Ma va là. Anche se, onestà impone di sottolinearlo, con l’ex deputato e senatore assiso sulla poltrona più importante di palazzo Cernezzi, è probabile che la Lega avrebbe fatto più fatica ad esercitare quella sorta di golden share sul governo cittadino, come sembra stia accadendo.

Insomma se Alessio Butti fosse uno di quei politici alla D’Alema che più tenti di rottamarli e più te li ritrovi tra i piedi rognosi e combattivi come prima, Landriscina potrebbe vedere i suoi sonni turbati. Ma il cavallo di razza comasco è di tutt’altra pasta. Sa che la sua trentennale stagione politica, punteggiata da tanti successi, potrebbe volgere al capolinea, ma non sembra crucciarsi. Anzi, coglie l’attimo per godersi la sua bella famiglia e se proprio dovesse vestire i panni del Cincinnato sarebbe per una chiamata in vista di un eventuale ritorno in Parlamento, se proprio il partito e la coalizione fossero a corto di nomi prestigiosi.

In caso contrario Butti continuerebbe a dispensare i suoi consigli al gruppo di Fdi a palazzo Cernezzi e al nipote assessore, a patto di rimanere lontano da quei riflettori che in fondo gli hanno sempre dato un po’ fastidio, anche quando non poteva fare a meno di farsi abbagliare dalla loro luce. Agli alleati poi la scelta di avvalersi o meno dei pareri di un esponente politico che i problemi della città li conosce come le sue tasche, in cui conserva anche qualche soluzione che avrebbe tirato fuori ma solo se Landriscina ci avesse ripensato e la Lega e Forza Italia si fossero convinti che in questa fase storica di Como ci sarebbe stato bene un primo cittadino con una grande esperienza politica e un giro di relazioni importanti costruito durante la sua lunga carriera. Ma lo stesso Butti, c’è da esserne certi, è convinto che il sindaco e la sua squadra potranno far bene comunque.

Allora forse aveva ragione Heather Parisi, della formica non ci deve calare.

© RIPRODUZIONE RISERVATA