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D’Alema a El País: “Sono le elezioni più confuse della storia d’Italia”

Traduzione dell’intervista di Daniel Verdú per El País a Massimo D’Alema (“Estas son las elecciones más confusas de la historia de Italia”, 29 gennaio 2018)

[…] L’Italia va verso un voto dove le cose più interessanti accadranno il giorno dopo le elezioni. Qual è il suo pronostico?

Sono le elezioni più nebulose della storia del nostro paese, quindi nessuno sa che accadrà. Però è molto probabile che non ci sarà una maggioranza di governo. Abbiamo una legge elettorale proporzionale travestita da maggioritario. Si presentano le alleanze, però è una funzione, perché se si fanno i conti, per avere la maggioranza una coalizione dovrebbe superare il 40% e vincere nel 75% dei collegi. E sembra che nessuno sia in condizioni di farlo. Credo che nessuno dei candidati sarà primo ministro, ancora non sappiamo chi sarà.

Si alleeranno Berlusconi e Renzi come l’ultima volta?

Io credo che senza il resto del centro-destra non abbiano nemmeno i numeri. Però Berlusconi è alleato con l’estrema destra sovranista e anti-europea. C’è un rischio altissimo d’ingovernabilità.

Secondo lei è possibile che si debbano ripetere le elezioni?

Se ci dovesse essere uno scenario del genere – che sarà colpa di chi ha fatto questo pasticcio di legge – credo che il presidente della Repubblica dovrà proporre una persona super partes che formi un governo, almeno finché non verrà scritta un’altra legge elettorale. Ripetere le elezioni con la stessa legge non servirebbe.

Questa situazione di stallo c’è stata in Spagna, in Germania quasi e rischia di capitare anche qui. Non sembra una questione solo italiana.

Certo. Siamo di fronte a una crisi del bipartitismo fra la socialdemocrazia e i conservatori. Questi bipolarismo collassa con l’auge dei movimenti anti-establishment che nascono per l’incapacità dei governi di dare risposte ai grandi problemi delle disuguaglianze, della marginalizzazione… E questo dovrebbe trasformare sia l’Europa che le sue politiche.

Però due grandi forze che insieme raggiungono quasi il 40% dei voti come il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord parlano di uscire dall’euro. L’Italia è diventata un paese anti-europeo?

La confidenza nell’Unione Europea è crollata, però non è un fenomeno solo italiano. L’euro era il garante di una stabilità monetaria e di un rigore finanziario, però il grande problema adesso sta nell’avere una crescita di qualità. I meccanismi della redistribuzione non funzionano. La coesione e la giustizia sociale non sono fra i criteri della UE.

E perché in un momento tanto critico in Italia la sinistra torna a essere divisa?

Perché il PD, sotto la guida di Renzi, ha fatto politiche neoliberiste coltivando l’idea che la crescita economica fosse legata agli incentivi alle imprese o alla liberalizzazione del mercato del lavoro, riducendo i diritti dei lavoratori. Questo ha portato a una frattura profonda nel nostro elettorato e alla perdita di tutte le elezioni possibili e immaginabili: Roma, Torino, Genova e altre 100 città. Non siamo mai arrivati tanto in basso.

Renzi fu un ciclone. Qui e in Europa. Che è successo?

All’inizio sì. Eravamo uniti, suscitò speranze. Però la successione di sconfitte è allucinante. Dal referendum costituzionale ha portato il PD al tracollo. Ha negato i nostri valori pensando di conquistare l’elettorato di centro-destra. E non solo non c’è riuscito, ma ha anche perso i suoi elettori.

La realtà è che ha convocato le primarie, hanno votato due milioni di persone e ha ottenuto l’80% del sostegno. Renzi è davvero forte dentro al partito.

Sì, molto bene, però è uno dei leader politici meno amati dagli italiani. Guardi i sondaggi. E se il PD elegge un leader senza consenso fra i cittadini, perde le elezioni. Mi dispiace per lui, ma questo non è un complotto ordito da me.

[…] Renzi disse che avrebbe rottamato lei, Bersani e altri leader. È invece la fine che lo attende?

La politica non è un duello rusticano fra persone. Questa scissione è nata per le sue scelte politiche, non per odi personali. Quando Renzi costituì il suo governo, anche se in maniera discutibile, ci sentimmo di dovergli dare una mano.

Voi però siete stati a capo del partito per molti anni. Qualche responsabilità ce l’avrete.

Sì, sì. Senza dubbio la responsabilità fu non vincere le elezioni del 2013. Ne avevamo la possibilità… io non ero né candidato, né leader del partito, però mi assumo le mie responsabilità. Il mio ufficio era a Bruxelles e mi occupavo di questioni culturali. Avevamo la candidatura di Bersani e arrivò il risultato del M5S che tutti avevano sottovalutato. Sfruttò quel fenomeno politico che covava sotto le ceneri di una malessere sociale. E questo ci tarpò le ali.

Un fenomeno unico.

In Europa questi movimenti anti-establishment hanno una caratterizzazione politica più chiara. Sono di destra o di sinistra. Al contrario, il Movimento 5 Stelle mescola elementi propri della sinistra più assistenzialista e della destra, come la posizione sui migranti. È una forma di populismo trasversale capace di attirare elettori di vari settori della società. E con una critica alla politica tradizionale che seduce i più giovani.

[…] Voi non avete nessuna possibilità di vincere. Con chi pensate di allearvi?

Siamo una forza di centro-sinistra. Se avremo successo, spero che questo spinga il PD a cambiare rotta. Il centro-sinistra attuale perde, diciamocelo chiaro. Non ci sarà una maggioranza di sinistra.

E se il PD ricorre a Gentiloni?

Ormai è troppo tardi. Se voleva fare un’operazione di questo tipo, doveva proporla cinque settimane fa. Le alleanze sono fatte, stiamo componendo le liste. Inoltre, Gentiloni è meno aggressivo, meno di rottura, però nei contenuti è uguale a Renzi. Ma guardi, noi non togliamo voti al PD. I nostri elettori hanno smesso di votarlo.

Com’è possibile che Berlusconi sia in condizione di decidere chi governerà l’Italia dopo tutto quello che ha fatto?

La destra ha radici profonde qui e Berlusconi rappresenta un’idea d’individualismo, di ricerca dell’interesse personale di una gran parte della borghesia. Io non ho mai pensato che il berlusconismo sarebbe scomparso, questo è l’errore del PD. Pensavano di poter occupare quello spazio facendo le cose che Berlusconi aveva promesso. Renzi ha creduto di poter occupare quello spazio centrale. Quando la sinistra fa politiche di destra perde i suoi voti e legittima la destra. Per realizzare il programma di Berlusconi, gli elettori preferiscono l’originale.

Quale sarà il suo ruolo?

Berlusconi non ha la forza che aveva in passato. Però può fare da collante di un centro-destra diviso. Sarà il coordinatore della minoranza più grossa. Il candidato di Berlusconi è sempre Berlusconi. Se presenta qualcun altro è solo per bruciarlo. È uno squalo che si mangia i delfini.

(Foto: Carlos Spottorno per El País)

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