Una giornata particolare quella del 12 novembre a Cerignola, la mia città. L’estate di San Martino non si è meteorologicamente smentita e con i suoi 21° ha accolto la prima manifestazione pubblica di Art. 1 MDP. Confesso una certa ansia, una certa tensione, il timore che la mia città, con cui ho ancora un irrisolto rapporto di odio/amore, non rispondesse alle nostre aspettative. E invece Cerignola, come qualche volta accade, ci ha sorpresi positivamente. In seguito all’ingiustificabile sgarbo istituzionale e alle ridicole motivazioni con cui l’amministrazione aomunale ci ha negato una struttura pubblica, ne abbiamo scelta una privata, una residenza storica, Palazzo Coccia, e mai scelta si rivelò migliore. Uno scenario splendido, arricchito da una numerosa e appassionata partecipazione. C’erano simpatizzanti e militanti di MDP ma anche una nutrita schiera di militanti e dirigenti del PD oltre che il segretario cittadino di Rifondazione Comunista.

Ciò a dimostrazione di due fatti politicamente rilevanti. Innanzitutto la stima, oltre che la simpatia, che gran parte della sinistra cerignolana nutre per Enrico Rossi e le sue posizioni. Ma anche, come il successivo dibattito ha dimostrato, una gran voglia di confrontarsi, di discutere dei temi vivi della politica che per troppo tempo sono stati soffocati da una narrazione, falsa e rivelatasi perdente, che aveva come unico punto focale l’esaltazione, che non concedeva alcuno spazio alla riflessione critica, dei mille giorni del governo Renzi. Avevamo deciso con Enrico Rossi che la manifestazione non doveva risolversi in un one man show, ma che avrebbero dovuto trovar spazio gli interventi, le domande dei tanti partecipanti. E così, dopo la bellissima introduzione del coordinatore provinciale del movimento, Ciro Mundi, che ha ricordato quanto la tradizione e il pensiero di matrice socialista abbiano dato e possano ancora dare al futuro del nostro Paese, sono intervenuti in tanti. Dirigenti del PD locale (Rocco Dalessandro e Franco Palumbo), simpatizzanti e militanti di Art. 1 (l’ex deputato e Giudice di Cassazione Francesco Bonito, Vincenzo Pizzolo, Domenico Rizzi e Gerardo Valentino), Savino Franzi di Rifondazione, cittadini che hanno partecipato per interesse e curiosità nei confronti della novità politica che rappresentiamo.

Non solo non vi è stato alcun accenno polemico, ma tutti gli interventi erano focalizzati sull’ansia e la preoccupazione che una sinistra divisa e rissosa possa consegnare il Paese alle destre o ai populisti incompetenti e inconcludenti. La ricerca di risposte a domande che sembrano ancora irrisolte: come è potuto accadere? Come porvi rimedio?
Illuminante, quindi, la risposta che Enrico Rossi ha dato proprio all’inizio del suo intervento: quello di cui si discute oggi, comprese le stesse preoccupazioni poste, era proprio ciò di cui noi volevamo si discutesse all’indomani della sconfitta referendaria. Volevamo che si aprisse, appunto, una riflessione critica sugli evidenti limiti dell’azione del PD e del Governo. La notevole partecipazione alle urne, in controtendenza con tutte le ultime consultazioni politiche e amministrative, era il segnale che non, o non solo, una riforma costituzionale (piuttosto pasticciata) era stata bocciata, ma era evidente la complessiva bocciatura che investiva in primo luogo il PD che quella riforma non solo aveva voluto ma che aveva incautamente sottoposto al vaglio popolare non per legittimarla, ma per l’ambizione di affermare e consacrare la leadership nazionale di Matteo Renzi. Anziché cogliere il campanello d’allarme, si è preferito consolarsi con il “teorema Lotti” per cui il 40% di consensi al Sì, erano da ascrivere tutti a Renzi e al PD. Genova, Pistoia, Carrara, Roma, Torino, e tantissime altre città successivamente consegnate ai grillini e alla destra hanno dimostrato ciò che era evidente: la crisi di un modello di partito, i limiti delle sue politiche economiche e sociali.

Nella foto: Cerignola, assemblea di Articolo Uno MDP

Se i temi che sono oggi all’ordine del giorno di quanti hanno davvero a cuore le sorti e il futuro della sinistra e del Paese fossero state affrontati con coraggio, umiltà e determinazione allora, accettando di confrontarsi in un serio Congresso che non si risolvesse in una inutile conta dei voti, probabilmente la recente storia politica avrebbe avuto un altro corso.
Vi è ancora la possibilità di porvi rimedio? Secondo Rossi, e secondo tutti noi, sì. Ma occorre essere chiari. Noi da tempo abbiamo detto quali sono le nostre proposte che, a nostro avviso, rappresentano le priorità per rendere la società medo diseguale: revisione sostanziale delle norme sul mercato del lavoro, eliminazione del super ticket sanitario e maggiori risorse alla sanità pubblica per permettere ai milioni di cittadini esclusi dalle prestazioni specialistiche di potersi curare decentemente e dignitosamente, eliminazione dei bunus indifferenziati e investimenti pubblici selezionati, patrimoniale sulle rendite, riforma della legge Fornero sulle pensioni.

La coperta è corta? Si cominci dai piedi, è lì che il freddo si avverte immediatamente. Si cominci, quindi, da tutto quello che rende più evidenti ed intollerabili le diseguaglianze. MDP e Sinistra Italiana, ad esempio, hanno presentato una proposta di legge per la reintroduzione dell’art. 18 e per porre un limite ai licenziamenti collettivi e disciplinari. Il PD è disposto a votarla? E’ un aspetto dirimente. L’articolo dello Statuto dei Lavoratori non è un totem e non è datato. Il conflitto generazionale di cui tanto si discute a proposito di pensioni, in realtà tocca il suo punto più alto, un vero e proprio punto di rottura, proprio su questo aspetto. Vi sono generazioni assolutamente, giustamente e legittimamente garantite, che possono esprimere liberamente le proprie opinioni, il proprio punto di vista anche critico su ciò che accade nei posti di lavoro, possono, sostanzialmente, far valere i propri diritti. Generazioni, le nuove, quelle che si affacciano per la prima volta e con difficoltà al mondo del lavoro, che quei diritti non possono esercitarli, pena il rischio di essere ingiustamente licenziati. Non è questione che attiene semplicemente alle dinamiche produttive e sindacali, è molto di più: attiene alla dignità di uomo e di lavoratore.

Non abbiamo la presunzione, né soprattutto l’arroganza, di voler imporre senza se e senza ma la nostra agenda politica al PD, ma auspichiamo la sincera volontà di confrontarsi sul serio, senza infingimenti. Anche perché un’alleanza elettorale finalizzata unicamente a porre un argine alle destre, anche in caso di vittoria, sarebbe destinata al fallimento se non vi fosse anche una comune visione e condivisione programmatica.

Del resto proprio oggi si riunirà la direzione nazionale del PD. Renzi ha già dichiarato di essere disponibile a discutere ed eventualmente allearsi anche con le forze politiche alla sinistra del suo partito, ma evidentemente toni e argomentazioni devono essere risultati poco convincenti se la minoranza interna ha dichiarato di non fidarsi.
Non ci sono tattiche politiciste su cui attardarsi. Il tema delle alleanze è serio e non eludibile, il PD è senza dubbio il nostro interlocutore naturale, ma con programmi e leadership in discontinuità con il recente passato. Tertium non datur.
Identità, riferimenti sociali e organizzazione: di questo discutiamo. E’ così che (ri) nasce un partito di sinistra. Per ricostruire una storia ed ideali comuni”. Questo il monito di  Enrico Rossi. Da qui ripartiamo dopo la nostra giornata particolare.

Foto di copeertina: Cerignola, l’assemblea di Articolo Uno MDP, a cui ha preso parte il presidente della Toscana Enrico Rossi

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