Skip to main content

Ilva Taranto, Renzi propone il patto delle… orecchiette

Pubblicato | da Michele Tursi

Nella vicenda Ilva interviene anche il segretario nazionale del Pd Matteo Renzi. Finora era rimasto defilato, quasi alla finestra. Aveva lasciato fare la parte del mastino al ministro dello Sviluppo economico, mentre il presidente della Regione Puglia e il sindaco di Taranto agitavano i ricorsi al Tar. Non si direbbe, ma i contendenti sono tutti dello stesso partito. In verità Carlo Calenda non ha mai ufficializzato la sua adesione al Partito democratico, ma è stato uomo di fiducia del governo Renzi e lo è ancora per Gentiloni.

Pensandoci bene, è questo l’aspetto più inquietante e, allo stesso tempo, più rassicurante della questione. Sono due, infatti, le possibili reazioni dinanzi ai fatti delle ultime ore. La prima: com’è possibile che rappresentanti istituzionali riconducibili allo stesso partito litighino così violentemente su una questione tremendamente seria e complessa? La seconda: è solo una manfrina politica, alla fine si metteranno d’accordo. Comunque vada i tarantini rischiano di essere, ancora una volta, vittime inconsapevoli di un grave conflitto istituzionale. Procrastinare ulteriormente le decisioni aggrava la situazione da tutti i punti di vista: tutela dell’ambiente e della salute, occupazione, bonifiche, rilancio economico del territorio.

Renzi, quindi, torna in campo. A modo suo, sui social. Mentre Calenda, stizzito abbandona il tavolo da lui stesso convocato e ipotizza lo spegnimento dell’Ilva il 9 gennaio, data in cui sarà discusso il ricorso al Tar di Comune e Regione, il lider maximo dei democratici affida ad un tweet una sua prima valutazione. “La chiusura dell’Ilva sarebbe un tragico errore per i lavoratori di Taranto – scrive – ma anche per tutto l’indotto del Mezzogiorno. Sono pronto a fare tutto ciò che è utile perché il tavolo del Ministro Calenda, del Governatore e del Sindaco produca risultato positivo. Ilva non può chiudere. #avanti”.

IL NEGOZIATO SI SPOSTA IN TRATTORIA – Questo primo appello non sortisce alcun effetto. Calenda, intanto, è un profluvio di tweet nei quali spiega la sua posizione. “Non ho abbandonato il tavolo. Ho constatato alla fine della riunione che la Regione non ha intenzione di ritirare il ricorso prescindendo dal merito e dalle conseguenze. Dunque andiamo avanti su tavolo sindacale e tavolo Genova. Per il resto vedremo”. Ed è a questo punto che Renzi cala l’asso e propone la via gastronomica: “Offro un piatto di orecchiette a Te e a Carlo Calenda – twitta rivolgendosi al governatore della Puglia – ma deposita le armi, Michele Emiliano. Basta coi ricorsi, mettiamoci a un tavolo e salviamo insieme il futuro di Taranto. Offro io che notoriamente ho il carattere peggiore (ed è una bella gara tra noi tre). #Ilva”.

 

Renzi chiude con un hashtag classico: #Ilva. Emiliano raccoglie l’invito e lo supera in creatività nella neolingua dei cinguettii. “Grazie Segretario – gli risponde – per la tua vicinanza al tavolo Ilva di Taranto e per il senso di responsabilità che dimostri. Proseguire il dialogo senza condizioni per individuare insieme le nuove regole Ilva che tutelino la salute ed il lavoro. #bastamurìpecampà”. Ora non resta che attendere di conoscere la trattoria in cui avverrà… il vertice.

Intanto, Emiliano e Melucci non stanno a guardare. Il presidente della Regione Puglia  e il sindaco di Taranto hanno congiuntamente convocato, per sabato 23 alle 11 a Taranto, un tavolo di lavoro sulla vertenza Ilva allargato agli amministratori, ai sindacati ed alle imprese dell’indotto. Si entrerà nel merito dei documenti ed elementi della transizione di Ilva, alla luce degli esiti del primo tavolo istituzionale per l’area di crisi tarantina. “Il territorio è pronto al dialogo anche con gli investitori – recita una nota stampa della Regione – che presto verranno invitati a Taranto formalmente, per illustrare i contenuti del loro piano industriale, anche oggi non presentato dettagliatamente dal Mise”.