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Luna di miele superflua, ora un piano di guerra

Di Mario Barresi |

Dovevamo aspettarci qualcosa di più? Le dichiarazioni programmatiche di Nello Musumeci all’Ars sono un doppio elenco. Lunghissimo.

Da un lato i quaderni delle lamentele – i cahiers de doléances di rivoluzionaria memoria – zeppi di problemi strutturali (il bilancio) ed emergenze, a partire dai rifiuti. Eredità sul tavolo di un governo in carica da un mese.E poi l’elenco delle cose da fare. Dalla lotta alla mafia al Ponte sullo Stretto, dal ripristino delle Province in versione 2.0 alla riforma della formazione e al rilancio del turismo. Di tutto, un po’.

Non proprio un comizio, ma di certo una lettura, aggiornata e appassionata, di un mero programma (post) elettorale. Tanto ambizioso e onnicomprensivo da suscitare il legittimo sospetto dell’ennesimo libro dei sogni.

Ma ora bisogna andare oltre. E passare ai fatti. Perché la «Regione normale» che Musumeci auspica di riconsegnare ai siciliani fra cinque anni non si costruisce con faraoniche illusioni, bensì con interventi precisi, passo dopo passo. Partendo da quelli fattibili. Subito. Del resto – ed è una grande verità – questo governo, al contrario dei precedenti, non avrà «diritto alla luna di miele», come ha detto il presidente. E non tanto e non solo per le enormi incombenze. Quanto, piuttosto, per il coitus interruptus indotto dalla campagna elettorale, già in corso, per le Politiche. Una contesa che, fino al 4 marzo, sarà più dura e velenosa che mai, mettendo a rischio i rapporti istituzionali Roma-Palermo, con un’Ars “chiusa per elezioni”.

Eppure quello fra il presidente Musumeci e i siciliani è un “matrimonio” celebrato in tempo di guerra. O nel Dopoguerra. E dunque non c’è tempo – né bisogno – di farlo, il viaggio di nozze. Si cominci. Subito. Magari da ciò che è mancato ieri all’Ars: un piano (concreto) sui primi cento giorni di governo. Un tempo necessario e sufficiente per fare alcune cose. Porre le basi per risolvere l’emergenza rifiuti, spezzando il monopolio dei signori delle discariche e nominando presto un assessore di altissimo profilo (e magari, nel frattempo, costringere a Sgarbi a una scelta fra il ruolo in Sicilia e le tentazioni meneghine o le aspirazioni ministeriali); rigenerare la burocrazia con scelte all’altezza di quella già compiuta con Maria Mattarella a Palazzo d’Orléans; risolvere le grane e guarire le identità bipolari del centrodestra, accettando – «alla luce del sole», come promesso – il sostegno di una parte delle opposizioni.

Il tutto con un elemento di continuità e uno di discontinuità. Musumeci prosegua con la sobrietà e il garbo istituzionale che (quasi) tutti ieri gli hanno riconosciuto; ma lo faccia con ancor più caparbietà e risolutezza, talvolta anche non politically correct se necessario.

Perché anche un “fascista perbene“, davanti al disastro, deve indossare quella «tuta da meccanico» citata nell’elogio del «lavoro manuale».Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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