Caro Direttore,

l’altro giorno, passando davanti al mio fioraio a viale Trastevere ho visto che aveva ornato il tendone verde scuro con due grandi striscioni verticali bianchi con la scritta «Shanà Tovà» stampata a fianco di una mela. Mi sono avvicinata, ho chiesto di cosa si trattasse e mi ha risposto che erano gli auguri di Buon Anno per il capodanno ebraico, che cade in questi giorni. Poiché il fioraio è egiziano, gli ho chiesto perché un arabo musulmano fa gli auguri agli ebrei per il nuovo anno e lui mi ha risposto: «Perché sono clienti come tutti gli altri». E dunque a capodanno acquistano fiori. È una storia che mi ha colpito, per questo l’ho voluta condividere con lei.

Luisa Monti, Roma

Cara Luisa,

l’episodio che descrive suggerisce cosa può avvenire in una società multiculturale. La sovrapposizione fra identità ed etnie porta ad una coesistenza di fatto che genera conoscenza reciproca e dunque interazione fra individui differenti. Non c’è alcun dubbio che il proliferare di piccole attività commerciali a Roma, gestite da maghrebini, porta i proprietari ad interagire con la clientela cittadina composta da cattolici, protestanti, atei e anche da ebrei. Perché gli ebrei vivono lungo il Tevere dal tempo di Cesare ovvero da oltre duemila anni e fanno parte del tessuto cittadino sin da prima ancora della nascita del Cristianesimo.
A tale riguardo ciò che colpisce del suo racconto è come fotografi un angolo di Trastevere, ovvero il quartiere dove la città è nata ed anche il luogo dove i primi ebrei, provenienti dall’Antica Giudea, approdarono risalendo il corso del Tevere. È come se vi fosse una continuità ideale fra ciò che avvenne allora ciò che avviene oggi. Se allora furono gli ebrei i primi migranti a insediarsi a Roma, oggi gli arabi del Maghreb sono gli ultimi a varcare il Mediterraneo per creare attività commerciali e realtà famigliari. E Roma è ospitale oggi come lo fu oltre duemila anni fa. Confermandosi uno dei crocevia dell’evoluzione del Mediterraneo.
Ecco perché quel fioraio egiziano e i suoi clienti ebrei, accomunati dall’inizio dell’anno 5778, testimoniano una delle qualità più antiche della Città Eterna e a ben vedere dell’Italia intera: la capacità di far convivere identità lontanissime fra loro.