È vero, ogni tempo, ha il suo linguaggio e il suo metodo, che portano a Dio. Ma la via per la Verità da sempre è la medesima cioè «la voce di Dio». Nel nostro tempo, con Papa Francesco, la voce di Dio, ritrova un testimone “formidabile” nel pieno e fedele solco della tradizione classico - cristiana voluta dallo Spirito Santo (e non da intrighi tra berrette rosse). Annunciatore gioioso, il Vescovo di Roma, dallo stile coinvolgente e grande intercettatore di urgenti cambiamenti verso una nuova via di conversione (teshuvà in ebraico, ritorno a casa). Nel senso che se san Tommaso d’Aquino e in specie i medioevali partivano da Dio per raggiungere l’uomo, o al contrario il beato Antonio Rosmini e secondo la tradizione platonica-agostiniana illuminata e arricchita dal francescanesimo che partiva dall’uomo per arrivare a Dio, Papa Francesco da esperto «maggiordomo» della “Chiesa” per arrivare a Dio parte dalla “creazione” ovvero dalla «nostra casa comune» (Lettera enciclica Laudato si’, 2015, n.17), inaugurando così la “terza via” che porta tutto il Creato a Dio. Nonostante i mal di pancia di uno sparuto gruppuscolo di cattolici suddivisi tra conservatori e progressisti comodamente seduti spesso dietro lucide scrivanie presso ville d’epoca, in specie quei fedeli pensatori, sacerdoti, vescovi e prelati, dimentichi della realtà/persona.

Inversamente Papa Francesco «valuta la realtà attraverso la persona o, ancora mette innanzi la persona e così valuta la realtà. Quello che conta è la persona, il resto viene di logica conseguenza» (Cardinale Francesco Coccopalmiero, Il capitolo ottavo della esortazione apostolica post sinodale Amoris Laetitia, p. 47, LEV, 2017). L’intento di questo articolo non è quello di fare l’apologia di Papa Francesco che non ne ha bisogno - di papisti in giro ce ne sono già troppi -, casomai rammentare che è bene prendere le distanze dal “fasullame” prodotto da quel mondo mediatico moderno «per cui la religione non venga presa sul serio come notizia»; e dall’altro l’insopportabile inferiorità delle comunità cattoliche sempre più dimentichi del ruolo d’avanguardia e di missione che rivestono nel mondo in quanto «il Vangelo non è solo un insegnamento su ciò che Gesù ha pensato; vuole anche aprire a un atteggiamento esistenziale, attraverso il quale egli si unisce a Gesù in persona. Del resto è così che procedevano i primi cristiani» (Xavier Léon-Dufour, Un biblista cerca Dio, p. 106, Edb, 2005).

Ora, dove trovare lo sviluppo e il contenuto essenziale della terza via inaugurata da Papa Francesco? Semplice, verrebbe da dire, «la Bibbia». Certo questo è sottinteso! Però in primis secondo un ordine logico è bene partire dall’esercizio pastorale di Papa Francesco, e contemporaneamente dai documenti da esso emanati a partire dall’Evangelii Gaudium (24 novembre 2013): «Non ignoro che oggi i documenti non destano lo stesso interesse che in altre epoche, e sono rapidamente dimenticati. Ciononostante, sottolineo che ciò che intendo qui esprimere ha un significato programmatico e dalle conseguenze importanti» (EG, n.25). E come non riconoscere anche in questa circostanza l’attualità dell’abate Rosmini quando sollecitava a rimediare al dramma dell’insufficiente educazione del clero «perocché non si può edificare dove non vi ha terren sodo» (Le cinque piaghe della Santa Chiesa, n.26). Dunque immaginiamo l’Evangelii Gaudium come il racemo e la sintesi programmatica dell’adempimento pastorale di papa Francesco «desidero indirizzarmi ai fedeli cristiani, per invitarli a una nuova tappa evangelizzatrice marcata da questa gioia e indicare vie per il cammino della Chiesa nei prossimi anni» (n.1).

Ebbene i rami laterali, di pari importanza, invece sono costituiti dalla Lumen Fidei (29 giugno 2013), Laudato si’ (24 maggio 2015), Amoris Laetitia (19 marzo 2016), più le quotidiane sollecitazioni di Papa Francesco, a partire dalle omelie della messa di Casa Santa Marta, nell’Angelus domenicale, alle udienze del mercoledì, ed in tante altre circostanze non ufficiali inclusi i commenti spontanei che talvolta fatti in volo fanno «tremare» i “tradizionalisti-conservatori” e innalzare il trofeo di rivincita ai “progressisti”. Peccato che sia i primi che i secondi si siano dimenticati «il Vangelo della Misericordia», alimentando di conseguenza in seno alla stessa Chiesa divisione, astio e rancore piuttosto che il «sistema della Verità». In altre parole il Pontefice ribadisce quotidianamente che occorre un cambiamento interiore di ogni persona di meditare e rimeditare soprattutto le Sacre Scritture fino a che diventino «succo e sangue», come diceva il beato Rosmini, non basta leggere i testi. Chi si mette seriamente e senza ambiguità alla sequela di Cristo deve abbandonare logiche del mondo (corruzione, affarismi, raccomandazioni di comodo, carrierismi, immoralità, pornografia, adulteri, gioco d’azzardo, distruzione dell’ambiente, disprezzo per i poveri e i deboli) tutte azioni che contrastano l’esempio, lo spirito e le dottrine di Cristo. «Mai l’umanità ha avuto tanto potere su se stessa e niente garantisce che lo utilizzerà bene, soprattutto se si considera il modo in cui se ne sta servendo» (Laudato si’, n.104).

Ecco perché il Papa auspica all’interno della Chiesa e per ogni fedele un cambio di marcia nell’evangelizzazione e nella missionarietà. «Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini. Chi oserebbe rinchiudere in un tempio e far tacere il messaggio di san Francesco di Assisi e di santa Teresa di Calcutta?» (Evangelii Gaudium, n. 183). «Ho cercato di prendere in esame la situazione attuale dell’umanità, tanto nelle crepe del pianeta che abitiamo, quanto nelle cause più profondamente umane del degrado ambientale» (Laudato si’, n. 163).

Impegnativa come scelta di vita, ma il Creato, va coltivato e custodito e chi meglio lo può fare se non chi abbraccia lo stile dei fedeli della Chiesa di Cristo? «Ho sempre creduto che per sporcarsi le mani prima di tutto bisogna stare nella storia, andare con forza nei luoghi della vita, prendersi la responsabilità di andare incontro all’altro», ha sottolineato di recente il filosofo umbro Marco Moschini. «La cultura ecologica non si può ridurre a una serie di risposte urgenti e parziali ai problemi che si presentano riguardo al degrado ambientale, all’esaurimento delle riserve naturali e all’inquinamento. Dovrebbe essere uno sguardo diverso, un pensiero, una politica, un programma educativo, uno stile di vita e una spiritualità che diano forma a una resistenza di fronte all’avanzare del paradigma tecnocratico» (Laudato si’, n.111).

Le parole di Papa Francesco - altro aspetto di rilievo - sono esperite e sostanziate nella Verità-Logos, ecco perchè scaldano il cuore dei semplici e di quei dotti scarsamente avvezzi alla contemplazione lungo la strada di Cristo. Papa Francesco, normale e ordinario come lo fu il santo d’Assisi, definito «l’alter Christus», invita ed esorta tutti a cibarsi e testimoniare il Vangelo. Di fatto il Papa con disarmante semplicità ci propone con “la terza via” di ritornare all’origine del filosofare. Perché? Eh si, perché il francescanesimo è filosofia. «Il termine francescanesimo, nell’uso che noi ne facciamo non deve intendersi o cogliersi solo come termine esplicativo o attinente al presentarsi di una corrente spirituale tra le altre, neppure come termine indicativo di un modus vivendi di una ben definita e nota famiglia religiosa! […] Francescanesimo qui indica non solo quanto appare di visibile di esso, ma qualcosa d’altro e di più! Tale termine ci rimanda a quel modo di sentire, di intendere, di volere cristianamente che Francesco d’Assisi ha inaugurato, ha vissuto, ha rinverdito e riproposto con forza».

«Francescanesimo è innanzitutto lettura, interpretazione evangelica, del reale, dell’uomo, della storia; francescanesimo è via di restituzione del mondo all’uomo, con l’abilitazione dello sguardo piccolo, semplice e umile della fede che sola riesce a cogliere sapidamente la bellezza; fede nella quale le cose appaiono biblicamente valde bona, e questa sola abilitata a parlarne con quel sermo (sermo fidei, appunto) che gli attiene; francescanesimo è seguire e ripetere il sermo sapientiae del Cristianesimo; francescanesimo, infine, è scuola, percorso e metà; è seconda rivelazione […]. Se filosofia è lettura del reale stesso; se filosofia è meravigliarsi di fronte a quello che la verità mostra di sé; se filosofia è recupero del pensare; se filosofia è pensare e non arido psicologismo, sociologismo, sociologismo, antropologismo e problematicismo, magari anche à la page, allora il francescanesimo viene a proporsi come filosofia, anzi è la filosofia, ed ancora meglio, è il Cristianesimo-filosofia» (Marco Moschini, Francescanesimo e ascesi di coscienza, in Teodorico Moretti - Costanzi, L’identità del «Lumen Publicum» nelle privatezze di Anselmo e di Tommaso. Il Cristianesimo-filosofia, 1995).

Evidente che in una società (non sono esclusi i cristiani) che ha smarrito il senso di responsabilità e di uomini «ubriachi» come ricorda il profeta Gioele felici di vivere nell’indifferenza dimenticando Dio non accetta «la proposta di un nuovo stile di vita» (Laudato si’, n.16). Ecco delineata la mappatura che traccia “la terza via” inaugurata da Papa Francesco - per le donne e gli uomini di questo incipit di terzo millennio - riscontrabile nella vita della Chiesa perché «semper reformanda».

* Giornalista e scrittore

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