Fin da ragazzino tutti lo chiamano «Noccio Peppers». Un soprannome che racconta molto di Massimo Serra, 39 anni, agricoltore di Aramengo. Da tre anni produce quasi duecento tipi di peperoncini e li vende nelle fiere del Piemonte. La sua colorata e variegata bancarella, che, per ovvi motivi ha preso il nome di «Noccio Peppers», non passa inosservata. In bella vista si trovano molte varietà provenienti da tutto il mondo: dagli Stati Uniti all’India, dall’Italia all’America Latina. In borgata Boi, nel piccolo paese dell’Alto Astigiano, Massimo Serra, dedica le sue giornate portando avanti l’attività di famiglia, iniziata con il nonno Giusto, passata poi al padre Vittorio e allo zio Giuseppe. Massimo e il fratello Franco sono la terza generazione alla guida dell’azienda agricola.

Tra allevamento e orto

All’attivo un allevamento di 110 bovini di razza piemontese, la produzione di ortaggi per i mercati di zona con la nuova attività di coltivazione e vendita dei peperoncini. «Dall’età di 14 anni – racconta Massimo – lavoro in campagna per continuare la tradizione degli avi. Oggi il settore è in crisi. Il sistema ci sta distruggendo. Per questo è importante mantenere la qualità delle produzioni, ma anche reinventarsi». Serra ha deciso di puntare su nuove prospettive. «Ho pensato – spiega - di sfruttare al meglio la mia passione per i peperoncini. Da sempre in casa mangiamo il piccolo frutto rosso dal sapore piccante. Ho iniziato a procurarmi i semi e a documentarmi per poterli produrre in azienda. Oggi ne ho quasi 200 varietà su 1000 metri quadrati di terreno coltivato in serra». La bancarella vanta alcune qualità rare e altre più note. Tra i più piccanti c’è Carolina Reaper, un incrocio dagli Usa dalla codina lunga e affusolata. Tra le rarità invece dalla Cina il rugoso Shabu shabu dalla forma allungata, dall’Italia il Pink tiger rosa e nero e il Mata Frade, peperoncino selvatico del Brasile dalle piccole palline rosse.

Massimo ha anche creato un incrocio tutto suo. Si tratta del Ciocco Noccio. Un esperimento fortunato creato mixando semi di Naga dorset dall’India e di Habanero chocolate dal Messico. «Sono soddisfatto – conclude Serra –. Partecipo alle fiere, da Casalborgone a Marentino e fino a Settimo Torinese. Produrre il peperoncino è molto impegnativo. Dalla difficoltà di reperire i semi al lungo periodo di germinazione. La semina è a febbraio. Per la raccolta si attende fino a settembre. Una coltivazione particolare che mi riempie di gioia quando vedo che la clientela è incuriosita e apprezza i miei prodotti».

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