«Non pieghiamo mai la solidarietà alla logica del profitto finanziario». Papa Francesco sul sagrato della basilica di San Petronio affacciato in Piazza Maggiore, parla al mondo del lavoro, i sindacati, il mondo delle cooperative. Salutando il Papa, l’arcivescovo Zuppi ha ricordato che Bologna è città accogliente e ha citato san Petronio come “pater et protectorˮ, padre e protettore. «La Chiesa vuole vivere nella piazza, nelle strade della città degli uomini - ha aggiunto Zuppi - perché non perde la sua verità mischiandosi agli altri. Chi guarda al futuro, abbatte i muri, non li costruisce». L’arcivescovo ha concluso il suo intervento ricordando l’importanza della concertazione e la capacità di san Francesco di parlare con tutti, «laicamente», come oggi fa il Papa.

Tra le varie espressioni del mondo del lavoro, ha detto Bergoglio prendendo la parola, «c’è purtroppo anche quella negativa, cioè la situazione difficile, a volte angosciante, della mancanza di lavoro». Il Papa ha ricordato la presenza di delegazioni che rappresentano «parti sociali diverse, spesso in discussione anche aspra tra loro, ma avete imparato che solo insieme si può uscire dalla crisi e costruire il futuro. Solo il dialogo nelle reciproche competenze - ha ribadito Francesco - può permettere di trovare risposte efficaci e innovative per tutti, anche sulla qualità del lavoro, in particolare l’indispensabile welfare. È quello che alcuni chiamano il “sistema Emilia”. Cercate di portarlo avanti. C’è bisogno di soluzioni stabili e capaci di aiutare a guardare al futuro per rispondere alle necessità delle persone e delle famiglie».

Il Papa ha quindi ricordato l’esperienza cooperativa, «che nasce dal valore fondamentale della solidarietà. Oggi essa ha ancora molto da offrire, anche per aiutare tanti che sono in difficoltà e hanno bisogno di quell’“ascensore sociale” che secondo alcuni sarebbe del tutto fuori uso. Non pieghiamo mai la solidarietà alla logica del profitto finanziario, anche perché così la togliamo – potrei dire la rubiamo – ai più deboli che ne hanno tanto bisogno. Cercare una società più giusta non è un sogno del passato ma un impegno, un lavoro, che ha bisogno oggi di tutti». Un monito al mondo della cooperazione a non dimenticare mai le sue origini e la sua identità.

«La situazione della disoccupazione giovanile e quella di tanti che hanno perduto il lavoro e non riescono a reinserirsi - dice ancora Francesco - sono realtà alle quali non possiamo abituarci, trattandole come se fossero solamente delle statistiche».

«L’accoglienza e la lotta alla povertà - aggiunge Bergoglio - passano in gran parte attraverso il lavoro. Non si offre vero aiuto ai poveri senza che possano trovare lavoro e dignità. Questa è la sfida appassionante, come negli anni della ricostruzione dopo la guerra, che tanta povertà aveva lasciato. Il recente “Patto per il lavoro”, che ha visto tutte le parti sociali, e anche la Chiesa, firmare un comune impegno per aiutarsi nella ricerca di risposte stabili, non di elemosine, è un metodo importante che auspico possa dare i frutti sperati».

Francesco ha quindi parlato della crisi economica, ricordando che essa ha «una dimensione europea e globale; e, come sappiamo, essa è anche crisi etica, spirituale e umana. Alla radice c’è un tradimento del bene comune, da parte sia di singoli sia di gruppi di potere. È necessario quindi togliere centralità alla legge del profitto e assegnarla alla persona e al bene comune. Ma perché tale centralità sia reale, effettiva e non solo proclamata a parole, bisogna aumentare le opportunità di lavoro dignitoso. Questo è un compito che appartiene alla società intera: in questa fase in modo particolare, tutto il corpo sociale, nelle sue varie componenti, è chiamato a fare ogni sforzo perché il lavoro, che è fattore primario di dignità, sia una preoccupazione centrale».

«Qui ci troviamo davanti a San Petronio - ha concluso Francesco - Da qui fisicamente vediamo tre aspetti costitutivi della vostra città: la Chiesa, il Comune e l’Università. Quando essi dialogano e collaborano tra loro, si rafforza il prezioso umanesimo che essi esprimono e la città – per così dire – “respira”, ha un orizzonte, e non ha paura di affrontare le sfide che si presentano. Vi incoraggio a valorizzare questo umanesimo di cui siete depositari per cercare soluzioni sapienti e lungimiranti ai complessi problemi del nostro tempo, vedendoli sì come difficoltà, ma anche come opportunità di crescita e di miglioramento. E questo che dico vale per l’Italia nel suo insieme e per l’intera l’Europa».

Dopo aver recitato l’Angelus, il Papa ha ricordato la beatificazione di Tito Zeman, avvenuta ieri. Il sindaco di Bologna Paolo Lucchi ha regalato al Pontefice una riproduzione del Liber Paradisus con i nome degli schiavi ai quali la città riscattò e pagò la libertà 760 anni fa. A questo libro aveva fatto riferimento poco prima Francesco all’Hub Regionale, incontrando gli immigrati.

Prima di entrare in San Petronio per il pranzo, Francesco ha salutato un gruppo di superstiti della strage di Marzabotto e alcuni familiari delle vittime della strage di Bologna e del disastro aereo di Ustica. Tra coloro che hanno stretto la mano al Pontefice anche Marina Orlandi vedova di Marco Biagi, il giuslavorista assassinato dalle Brigate Rosse nel 2002, e Gianni Morandi, che aveva cantato in piazza nell’attesa dell’arrivo di Francesco. Ha chiuso i saluti la stretta di mano con Andrea Cangini, direttore di QN, che due anni fa aveva diffuso la falsa notizia secondo la quale il Papa fosse affetto da un tumore al cervello. 

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