Un congresso internazionale sulla pedofilia online e i rischi del «dark web» per un crescente numero di minori in tutto il mondo (solo in India si affacciano in questi anni su internet 500 milioni di persone) si apre domani alla Pontificia Università Gregoriana alla presenza, tra gli altri, del cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e del presidente del Senato italiano Pietro Grasso.

L’appuntamento, intitolato «Child Dignity in the Digital World» («La dignità del minore nel mondo digitale»), da martedì 3 a venerdì 6 ottobre, è il primo congresso globale del suo genere. Vi partecipano centocinquanta personalità diverse per provenienza geografica, competenze e ruolo. Vi saranno accademici ed esperti, esponenti delle forze dell’ordine, delle Ong e delle religioni dei diversi continenti, oltre a rappresentanti di Microsoft, Facebook e Google. Il Congresso è organizzato dal Centre for Child Protection dell’istituto di psicologia della stessa Università dei Gesuiti, con il sostegno dei vescovi svizzeri e la partnership di WeProtect Global Alliance e Telefono Azzurro. Venerdì a mezzogiorno i partecipanti saranno ricevuti in udienza da papa Francesco e gli consegneranno una dichiarazione congiunta.

«Con Benedetto XVI e con Francesco la Chiesa si è impegnata nel contrasto agli abusi sui minori», ha spiegato in un briefing alla Gregoriana padre Hans Zollner, direttore del Centre for Child Protection e membro della Commissione pontificia per la Tutela dei Minori. «Posso personalmente testimoniare che la salvaguardia dei minori si sta affermando in tutto il mondo, anche se non dovunque con la stessa velocità e con la stessa coerenza, ma facciamo progressi. La Chiesa è impegnata, anche pochi giorni fa il Papa ha detto che la commissione va avanti, il centro che dirigo in questa Università è un altro esempio, e questo Congresso sarà aperto dal cardinale Parolin, due cardinali parteciperanno, alla fine il Papa ci riceverà».

La Gregoriana ospitò nel 2012 un congresso sulla pedofilia nella Chiesa. Al tempo stesso, «sappiamo che questo problema è più grande della Chiesa e più pressante di cinque anni fa. In collaborazione con governi, associazioni come Telefono Azzurro, altri attori che lavorano in questo campo possiamo offrire una piattaforma unica, internazionale e interdisciplinare, per unire gli sforzi. Non sono a conoscenza di altre istituzioni che abbiano fatto altrettanto». Padre Zollner ha fatto un esempio: «I rischi sono ovunque, non è solo un problema dell’occidente. In pochi anni hanno avuto accesso a internet in miliardi. L’anno scorso nel corso di un incontro a Canberra mi hanno detto che nel prossimo paio di anni 500 milioni di indiani arriveranno online. A volere essere prudenti, la metà almeno avrà meno di 18 anni, minori i cui genitori non hanno idea di cosa sia internet, cosa sia uno smartphone o un tablet, non hanno idea di cosa si trova su internet».

Il problema c’è ovunque nel mondo, anche se non dovunque si è raggiunto lo stesso livello di consapevolezza: «Negli Stati Uniti, in Canada, in Europa da una trentina di anni si fa ricerca sul tema perché se ne parla. Altrove non è lo stesso perché non è percepito come un problema. Spesso c’è vergogna, se ne parla poco, c’è mancanza di expertise. In America latina, Africa, molti paesi dell’Asia si fa ancora più fatica a parlarne, o a trovare fondi per finanziare la ricerca, perché il problema non è ancora percepito da tutti con la stessa consapevolezza. Anche per questo è necessario impegnarsi nella ricerca e nella formazione».

Zollner ha risposto anche a una domanda specifica sul caso del diplomatico vaticano ricercato dalla giustizia di Stati Uniti e Canada e sotto indagine da parte del tribunale vaticano con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico. La Santa Sede ha richiamato il diplomatico sotto accusa che si trova attualmente in Vaticano. «In questi casi si deve svolgere un processo, se la persona è colpevole deve essere punita, chiunque egli sia, punto», ha risposto il Gesuita tedesco. «Se si legge la dichiarazione vaticana, la Santa Sede è in contatto con le autorità statunitensi e sono convinto che stia seguendo le normale procedure delle relazioni diplomatiche bilaterali. Chiunque compie un crimine va punito».

Alla conferenza stampa in Gregoriana, oggi, sono intervenuti anche Ernesto Caffo, fondatore del Telefono Azzurro e professore dell’Università di Modena e Reggio Emilia, la baronessa Joanna Shields, fondatrice della organizzazione britannica WeProtect Global Alliance, ed Ernie Allen, presidente della stessa associazione, che ha insistito in particolare su quanto accade nel «dark web»: «Quando anni fa nacque internet, si pensò di creare uno strumento per permettere di proteggere lo scambio di informazioni di intelligence o per consentire ai dissidenti politici di usare internet in forma anonima, evitando eventuali ritorsioni da parte di regimi repressivi. Il problema è che oggi questo strumento è usato anche da trafficanti di droga, di armi e anche di esseri umani, da estremisti, e, non sorprendentemente, anche da chi compie abusi sessuali in particolare su minori, con il traffico di immagini, tecniche e a volta anche veri e propri bambini. Non ci si arriva con google o un altro motore di ricerca. È una zona anonima, non regolata e non pattugliata di internet. È un problema che esplode e che non può essere affrontato da una sola nazione, da un solo governo, da una sola istituzione. Bisogna unirsi per contrastarlo».

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