Esulta il governo italiano, esultano gli industriali europei ed esultano gli eurodeputati dei principali gruppi politici che avevano contestato la riforma proposta dalla Commissione Ue. Dopo mesi di trattative, ieri è arrivato l’accordo tra le tre istituzioni europee sul nuovo sistema di calcolo dei dazi anti-dumping, uno “scudo” per evitare le distorsioni sul mercato. Si tratta di un meccanismo che punta a proteggere le aziende del Vecchio Continente dai prodotti che vengono venduti dai concorrenti stranieri a un costo inferiore a quello di produzione. Un problema che riguarda soprattutto, ma non solo, l’acciaio proveniente dalla Cina, che sta minacciando il settore siderurgico europeo.

Con l’entrata in vigore delle nuove norme, sparirà la lista nera dei Paesi che non sono considerati economie di mercato, mossa inevitabile per aggirare il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina. Ma si è deciso che la Commissione dovrà pubblicare periodicamente dei rapporti sui singoli Paesi esportatori e sui rispettivi settori economici, basandosi sui costi di produzione, per evidenziare eventuali distorsioni. Non solo: una delle grandi novità dell’accordo prevede che Bruxelles - nella sua valutazione sul dumping - tenga conto anche del rispetto dei criteri ambientali e dei diritti dei lavoratori nei Paesi che esportano i prodotti oggetto dell’indagine. «Questa metodologia proteggerà i nostri cittadini dai danni della globalizzazione» dice l’eurodeputato Salvatore Cicu (Ppe), relatore del provvedimento.

Le imprese europee hanno inoltre un altro valido motivo per apprezzare le nuove regole: in sede giudiziaria non spetterà più a loro l’onere della prova. Era proprio questo uno dei punti maggiormente contestati dal Parlamento Ue e dagli industriali. Le piccole e medie imprese riceveranno inoltre assistenza per gestire eventuali reclami.

“Un risultato positivo - secondo il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda - raggiunto grazie a un forte impegno dell’Italia. Vigileremo affinché l’applicazione sia rigorosa”. Secondo BusinessEurope, che rappresenta gli industriali europei, l’accordo permetterà di “rispettare le regole della Wto e al tempo stesso di mantenere un uguale livello di protezione per gli operatori economici”. Si tratta invece di un accordo “ambiguo, oscuro e privo di chiarezza giuridica” per gli eurodeputati del Movimento Cinque Stelle. Per David Borrelli «è una vittoria per gli eurocrati, preoccupati di non irritare la Cina: non più regole certe e vincolanti, ma dichiarazioni della Commissione. Una novità sul piano giuridico il cui valore in concreto resta tutto da vedere». Per l’entrata in vigore del nuovo sistema serve ancora l’approvazione da parte del Parlamento Ue (la prossima settimana in commissione e a novembre in plenaria).

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