Renato Brunetta sostiene che il Rosatellum è il migliore compromesso possibile. Nessuno però scommette un euro che l’operazione vada in porto. Tra gli azzurri del Sud sono in molti a nutrire il dubbio che questo sistema elettorale, con i collegi uninominali che spingono verso le coalizioni, sia utile al partito. Sotto il Tevere infatti gli alleati (Lega e Fratelli d’Italia) o sono deboli o addirittura non ci sono. Verranno allora dal meridione i franchi tiratori? «Noi - dice Mara Carfagna - saremo leali. Abbiamo preso un impegno e lo manterremo. Detto questo nel segreto dell’urna può accadere di tutto: ci sono coloro che non hanno la certezza di essere ricandidati e chi, pur essendo ricandidato, non ha la certezza di essere rieletto con questo nuovo sistema. Ma attenzione, il problema è trasversale, riguarda tutti partiti, non solo Forza Italia», precisa la Carfagna. Indice puntato sul Pd, su quei 90 deputati eletti tra Lombardia e Veneto che hanno scarse possibilità di tornare alla Camera.

C’è chi invece è molto pessimista ed è convinto che il Rosatellum non arriverà in porto. Ed è Gianni Letta, che non vota non essendo parlamentare ma interpreta il sentimento di una parte delle truppe forziste. «Se qualcuno mi chiedesse un consiglio gli direi di non scommettere sull’approvazione di questa legge elettorale», ha confidato in questi giorni. Letta ha cercato in tutti i modi di convincere Silvio Berlusconi a non chiudere l’intesa con Pd e Lega. Pensa che convenga solo a Matteo Salvini, che farebbe la parte del leone al Nord e pretenderebbe di brucare nel giardino di Forza Italia al sud. Letta vorrebbe un sistema totalmente proporzionale per sganciarsi dai leghisti e avere le mani libere dopo il voto per la grande coalizione.

Berlusconi non sta seguendo i suoi consigli e per il momento sta facendo prevalere le ragioni della coalizione. Il Cavaliere però è molto irritato dalla «guerra di secessione» scatenata, proprio a causa del Rosatellum, da alcune dichiarazioni di Giovanni Toti. Secondo il governatore ligure al Sud non sono capaci di creare consenso. «Di recente abbiamo preso solenni schiaffi, da Salerno a Napoli. In quelli che erano i nostri granai fatichiamo a farci sentire. Ci vuole autocritica». Insomma, l’antifona è: cari azzurri del Sud, se non siete in grado di vincere nei collegi uninominali sono affari vostri, non potete venirci a dire cosa dobbiamo fare con la Lega dalle nostre parti. La reazione è stata durissima. Il coordinatore campano Domenico Siano ricorda a Toti che alle regionali 2015 in Campania la coalizione moderata ha preso 5 punti in più di quella capeggiata da Toti in Liguria. Il deputato partenopeo Paolo Russo accusa il governatore di voler penalizzare Forza Italia, cedendo la leadership del centrodestra a Salvini. «Non a caso mentre noi eravamo a Fiuggi con Berlusconi e Tajani lui era a Pontida con la felpa Salvini premier».

Ecco, bisognerà vedere l’effetto che tutte queste scorie avranno sul Rosatellum nel voto segreto in aula. Intanto Berlusconi darà un forte segnale a favore dei meridionali partecipando agli stati generali del centrodestra ad Ischia il 15 ottobre.

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