«Credo che i savonesi siano più accoglienti verso i migranti di quello che spesso appare. Sono convinto ci sia un po’ di differenza tra la realtà e la percezione che spesso circola».

Nella sua prima conferenza stampa da quando è arrivato a Savona, il vescovo Calogero Marino ha presentato a la lettera pastorale ai fedeli affrontando anche i temi dell’accoglienza, dei giovani e della crisi che ha colpito il territorio. La croce in legno al collo, invece di quella in oro, segna la semplicità del nuovo pastore della Diocesi di Savona-Noli, che in più occasioni si è definito «destrutturato». Un termine per indicare la propria ritrosia ad essere al centro della scena.

«Io voglio fare il vescovo – dichiara - senza troppa esposizione, mi piace stare in mezzo alla gente, nella strada». Il vescovo parte proprio dalla lettera pastorale, «Cominciando da Gerusalemme, per ritrovare il filo della fede», che presenterà ai fedeli nella veglia di domani alle 21 nella Cattedrale di N.S. Assunta. Al suo arrivo a Savona aveva detto di voler partire dai giovani e principalmente per i giovani sarà la scuola di preghiera che si terrà da novembre, nella chiesa di Santa Maria Giuseppa Rossello. «Una delle cose più belle che ho fatto a Savona è incontrare i giovani delle quattro vicarìe e insieme erano 450 – spiega il vescovo Marino – in una città tra le più vecchie d’Europa non è poco. Giovani che mi hanno scritto molte lettere facendomi domande, chiedendomi di camminare con loro. Ho un rapporto buono con i giovani; certo con i giovani delle parrocchie, dell’azione cattolica, degli Scout. E’ più difficile per me incontrare i giovani che non frequentano le parrocchie, ma sono speranzoso». Il corso del nuovo Vescovo Marino indica anche un mutamento di strada per ciò che riguarda le operazioni immobiliari della Curia, con uno stop a questi tipi di attività imprenditoriali fatte fino ad oggi.

Si dichiara «contento di essere a Savona», una città più accogliente di come viene disegnata. «La narrazione che viene fatta sul problema dei profughi enfatizza l’aspetto della paura – dice- questa narrazione è sovradimensionata rispetto alla realtà. Abbiamo portato avanti il progetto ‘Rifugiati a casa mia’, con tanti savonesi che ospitano privatamente i rifugiati, c’è il sostegno delle parrocchie: vedo una accoglienza molto più sostanziale rispetto a quanto viene percepito. Quando gli si chiede un giudizio sulla classe politica locale avvisa di essere «cauti nel giudicare», ma si ritiene «fortunato ad arrivare in un momento in cui sono cambiate le guide di molte istituzioni, è stato quasi come iniziare un percorso insieme» .

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