Nel 1979 come decine di migliaia di suoi connazionali partì a bordo di un barcone, in fuga dal regime comunista che quattro anni prima aveva conquistato Saigon, nell’epilogo della guerra del Vietnam. Oggi Papa Francesco lo ha nominato vescovo ausiliare di una diocesi della California. È la storia di padre Thanh Thai Nguyen, chiamato oggi da Bergoglio a svolgere questo ministero nella diocesi di Orange.

Una sede non casuale: con i suoi 70 mila fedeli provenienti dall’Estremo Oriente quella di Orange è la diocesi con la più grande comunità cattolica vietnamita della diaspora. Per questo aveva già un vescovo ausiliare vietnamita, monsignor Dominic Dinh Mai Luong, ritiratosi lo scorso anno per raggiunti limiti di età. Ma mentre Luong la tragedia del suo Paese l’aveva vissuta tutta dagli Stati Uniti, dove era arrivato nel 1958 da giovanissimo seminarista, ora padre Thanh Thai Nguyen viene personalmente dall’esperienza dei “boat-people”.

Nato a Nha Trang nel 1953, stava completando gli studi di filosofia nel seminario della Congregazione di San Giuseppe a Da Lat quando nel 1975 i comunisti vietnamiti arrivarono e chiusero tutto. A 26 anni, dunque, non poté far altro che salire anche lui sul barcone, come tutti gli altri. Con la famiglia trascorse dieci mesi in un campo per rifugiati nelle Filippine, prima di poter partire nel 1980 per gli Stati Uniti. Dopo i primi anni vissuti come insegnate di matematica nel Connecticut, nel 1984 arrivò il nuovo ingresso in seminario, stavolta tra i missionari di Nostra Signora di La Salette. Ordinato sacerdote nel 1991 si è poi incardinato nel clero della diocesi di Saint Augustine in Florida, dove ha svolto il suo ministero fino a oggi.

Ora, dunque, la nomina a vescovo ausiliare di Orange, proprio in quell’America legata a filo doppio alla tragedia della guerra del Vietnam. Nel mondo padre Thanh Thai Nguyen va così ad affiancarsi a un altro vescovo cattolico vietnamita venuto dall’esperienza dei “boat-people”: il francescano Vincent Long, vescovo di Parramatta in Australia, altro Paese dove decine di migliaia di profughi vietnamiti trovarono rifugio in quegli anni tormentati. Long era stato elevato alla dignità episcopale già nel 2011 da Benedetto XVI, come vescovo ausiliare di Melbourne; nel 2016, poi, Francesco l’ha nominato vescovo di Parramatta, dove significativamente ha scelto come motto episcopale la frase evangelica «Prendi il largo».

Al di là della storia personale di padre Nguyen questa nomina è anche un segno importante per la società americana. Si stima che oggi siano quasi 2 milioni i vietnamiti negli Stati Uniti, mentre gli asiatici nel loro complesso 20,4 milioni (in un Paese di 320 milioni di abitanti). Ed è una presenza che si concentra soprattutto sulla costa Ovest: quasi un terzo vive proprio in California. Gli asiatici sono inoltre la componente etnica che cresce più rapidamente: le statistiche demografiche parlano di un +72% tra il 2000 e il 2015, con alcune proiezioni del prestigioso Pew Research Center che arrivano addirittura a ipotizzare nel futuro un sorpasso numerico rispetto ai latinos. Anche perché pure il loro è un flusso migratorio che continua: si calcola che sui circa 11,1 milioni di stranieri non in regola con i documenti - e dunque destinatari delle misure restrittive volute da Trump - il 13% siano asiatici.

Questo boom ha i suoi riflessi, ovviamente, anche all’interno della comunità cattolica: un indice significativo è la presenza sempre più frequente di giovani nati in Asia tra i candidati al sacerdozio nelle diocesi Usa. Va infine ricordato che nel gennaio scorso Papa Francesco ha compiuto anche un’altra nomina molto significativa: designando come nuovo vescovo di Salt Lake City monsignor Oscar Azarcon Solis, di origini filippine, per la prima volta ha affidato a un presule asiatico la guida di una Chiesa locale degli Stati Uniti.

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