A partire dal prossimo cinque marzo, e per quattro settimane, una cinquantina di testimoni compariranno in aula a Melbourne per sostanziare l’accusa di abusi sessuali su minori indirizzata al cardinale George Pell, prefetto della Segreteria vaticana per l'Economia dall'estate scorsa in congedo, per volontà di Papa Francesco, per difendersi in tribunale in Australia. A quel punto la corte di Melbourne deciderà se il porporato dovrà essere giudicato.

 

L'ex arcivescovo di Sidney, 76 anni, ha deciso di essere presente alla seconda udienza preliminare che si è svolta oggi (notte in Italia), pur non essendo tenuto a comparire, dopo la prima udienza di luglio scorso. Il porporato, scortato da un cordone di poliziotti, è stato accolto da una consistente folla di contestatori, giornalisti fotografi e cameramen. Presenti anche alcuni sostenitori del cardinale: «Sappiamo che è un uomo integro», ha detto Carmen Zahra, citata dall’agenzia France Presse.

 

George Pell contesta ogni accusa e si dichiara innocente. Il tribunale non ha fornito dettagli sui capi di accusa, relativi, comunque, a «delitti di aggressioni sessuali antiche» che sarebbero avvenuti negli anni Settanta nella città di Ballarat, stato australiano di Victoria, quando Pell era semplice sacerdote. Ad accusare il porporato, sin da subito, «numerose persone» hanno depositato denuncia. 

Per ragioni legali i dettagli di questa ultima udienza non possono essere riferiti dalla stampa ma la giudice Blinda Wallington ha annunciato che tutti i testimoni sono stati ammessi tranne cinque, il che significa che una cinquantina di persone possono essere ascoltate, tra i quali adulti che all’epoca dei fatti contestati erano bambini che cantavano nel coro della cattedrale. L’avvocato di Pell, Robert Richter, ha detto che è «impossibile» che la cattedrale di Melbourne possa essere stata teatro di simili reati.

 

La vicenda è distinta dall’inchiesta condotta per quattro anni dalla Royal commission into Institutional Responses to Child Sexual Abuse, che ha visto Pell comparire in video-collegamento da Roma per rispondere a febbraio del 2016, questa volta, ad accuse di insabbiamento di abusi compiuti da altri sacerdoti.

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