«La vita di ogni bambino è unica, importante e preziosa, e ogni bambino ha diritto alla dignità e alla sicurezza. Oggi, però, la società globale sta mancando profondamente nel proteggere i suoi bambini. Milioni di minori sono abusati e sfruttati nei modi più tragici e indescrivibili, in una misura senza precedenti, in tutto il mondo». Si apre con un’amara constatazione la “Dichiarazione di Roma”, firmata da tutti i circa 150 partecipanti al Congresso “Child Dignity in the Digital World” svoltosi nei giorni scorsi presso la Pontificia Università Gregoriana, e consegnata oggi a Papa Francesco al termine dell’udienza in Sala Clementina.

Ribadendo l’impegno ad un’azione preventiva contro gli abusi e le molestie provenienti dalle «regioni più oscure» del vasto mondo del web, i firmatari - tra cui accademici, esperti, rappresentanti dei social media - interpellano, attraverso 13 punti, chiunque oggi abbia un ruolo di responsabilità affinché «si ergano a difesa della dignità dei minori». Quindi vengono chiamate in causa autorità politiche e civili, leader delle grandi religioni, parlamentari di tutto il mondo, esponenti delle compagnie tecnologiche e delle Ong, i ministeri mondiali della sanità pubblica, forze dell’ordine.

Sottolineando l’impatto «decisamente positivi» dei progressi tecnologici che «non stanno cambiando solo quello che facciamo e come lo facciamo, ma stanno cambiando chi siamo», la Dichiarazione invita a non abbassare la guardia verso il lato «dark» di questo nuovo mondo rappresentato dal web che, come diceva il Papa nel suo discorso, «sta rendendo possibile un gran numero di mali sociali capaci di ferire i membri più vulnerabili della società».

«Mentre è fuor di dubbio che internet crei numerosi benefici e molteplici opportunità in termini di inclusione sociale e livello di istruzione, oggigiorno contenuti sempre più estremi e disumanizzanti sono letteralmente a portata di mano dei bambini», denuncia il testo. «La proliferazione dei social media comporta che atti insidiosi come cyberbullismo, molestie e sextortion stiano diventando sempre più comuni». Ed «un grandissimo numero di immagini di abuso sessuale di bambini e giovani è disponibile online e cresce senza sosta».

«Il deleterio impatto della pornografia sulla mente malleabile dei bambini è un ulteriore grave danno a cui la rete li espone», avvertono i partecipanti a “Child Dignity”. Che condividono la visione di «un internet che sia accessibile a tutti», ma che come principio base abbia «il riconoscimento del valore non negoziabile della protezione di tutti i minori».

«Si tratta di sfide enormi, ma non possiamo abbatterci né reagire con sconforto», affermano i firmatari. Quindi ribadiscono che: «Dobbiamo lavorare insieme per cercare soluzioni positive per tutti in grado di promuovere la responsabilità di ciascuno. Dobbiamo assicurarci che tutti i minori abbiano un accesso a internet sicuro, per arricchire la loro formazione, le loro comunicazioni e i loro rapporti». «Dobbiamo - aggiungono - anche sollecitare le famiglie, i vicinati, le comunità di ogni parte del mondo e gli stessi bambini perché siano più consapevoli dell’impatto esercitato da internet sui minori».

La “Dichiarazione di Roma” parla allora in prima persona alle autorità mondiali, a cui chiede di intraprendere «campagne globali di sensibilizzazione per educare e informare le persone nel mondo rispetto alla gravità e all’estensione dell’abuso e dello sfruttamento dei bambini di tutto il mondo, e per spingerle a richiedere interventi da parte dei leader nazionali».

Ai leader di tutte le religioni si chiede invece di informare e mobilitare «gli appartenenti a ogni fede» affinché «si uniscano in un movimento globale per proteggere i bambini del mondo», mentre ai parlamenti di ogni Paese viene lanciato l’appello affinché «migliorino la legislazione per una più efficace protezione dei minori e chiamino a render conto dei loro crimini coloro che si rendono responsabili dell’abuso e dello sfruttamento dei bambini». E u

Uno sforzo è richiesto pure ai leader delle compagnie tecnologiche perché si «impegnino a sviluppare e implementare nuovi strumenti e tecnologie per contrastare la proliferazione delle immagini di abuso sessuale in internet e impedire la ridistribuzione delle immagini dei minori identificati come vittime».

Interpellati anche ministeri mondiali della sanità pubblica e leader delle organizzazioni non governative, perché «migliorino i programmi di cura per le vittime di abuso e di sfruttamento sessuale». Come pure le agenzie governative, la società civile e le forze dell’ordine, affinché si adoperino per «il riconoscimento e l’identificazione delle vittime», assicurando il maggior «aiuto» possibile «per l’enorme numero di vittime di abuso e sfruttamento sessuale minorile ancora nascoste».

Un mandato è affidato anche ai governi, alle industrie private e alle istituzioni religiose, quello di avviare «campagne globali di sensibilizzazione rivolte ai bambini e ai giovani, per formarli e fornir loro gli strumenti necessari per un uso sicuro e responsabile di internet e per evitare che sia fatto del male a tanti loro coetanei». E anche «per rendere i cittadini di ogni paese più attenti e consapevoli rispetto all’abuso e allo sfruttamento sessuale dei minori, e perché li incoraggino a segnalare casi di abuso e sfruttamento alle autorità competenti, qualora li vedano, ne vengano a conoscenza o abbiano il sospetto che stiano avvenendo».

«In questa era di internet - conclude il documento - il mondo affronta sfide senza precedenti per poter tutelare i diritti e la dignità dei bambini e proteggerli dall’abuso e dallo sfruttamento. Queste sfide richiedono un nuovo modo di pensare e nuovi approcci, una più elevata consapevolezza a livello globale e una leadership ispirata». «Si tratta - prosegue il testo - di un problema che non può essere risolto da una nazione, un’impresa o una religione da sola, è un problema globale che richiede soluzioni globali». Allora è necessaria «una consapevolezza diffusa» per mobilitare «azioni da parte di tutti i governi, tutte le fedi religiose, tutte le imprese e istituzioni». Nessuno può tirarsi indietro, in gioco c’è «la difesa della dignità» di persone che costruiranno il mondo di domani.

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